Repubblica
Il caso
Da Bonino alla Sinistra: due milioni di voti senza quorum
di Silvio Buzzanca
ROMA
— I numeri sono brutali: +Europa si ferma al 3,09% con 822. 764 voti. I
Verdi restano inchiodati al 2,29% con 609.688 voti. La Sinistra di voti
ne prende 465.092, l’1,74%. Tutti ampiamente sotto la soglia di
sbarramento del 4%. Quasi due milioni di voti, 1.897.534, che non
servono a nulla, non eleggono nessuno, non fermano nessuno.
Quelli
del Pd prendono la calcolatrice, guardano il display e si rammaricano.
«Se aggiungiamo +Europa, la Sinistra il campo del centrosinistra sfiora
il 30%, quindi siamo in un’ottica bipolare», spiega Roberto Morassut.
Ma
le alleanze non le hanno fatte prime delle elezioni Europee e non è
detto che le faranno un domani. E con questi elettori il richiamo al
“voto utile” non funziona.
«Abbiamo fatto questa scelta
semplicemente perché non siamo del Pd, non avevamo nessun interesse a
fare gli indipendenti di sinistra nel Pd. dice a muso duro Emma Bonino.
Ma
lei e +Europa hanno detto no all’accordo con i Verdi. Troppe differenze
su Tav, Tap, grandi opere e si sono alleati con la lista civica di
Federico Pizzarotti. Che per abbracciare Della Vedova, Bonino e Tabacci
ha rotto il patto con i Verdi. Gli ecologisti, rimasti soli, allora
avevano ripiegato su Pippo Civati e Possibile. Ma l’intesa si è rotta a
pochi giorni dal voto.
Insomma, grande confusione sotto il cielo. E
+Europa non ha ripetuto gli ottimi risultati ottenuti dagli altri
partiti dell’Alde in Europa. Non parliamo poi del boom dei Verdi
continentali che nello Stivale si è sentito, ma non visto.
A
sinistra, questa volta avevano fatto uno sforzo. Sinistra Italiana e
Rifondazione comunista e altri gruppi si erano messi sotto lo stesso
simbolo continentale di La Sinistra. Un fallimento. Luigi De Magistris è
stato alla larga e Potere al popolo non ha partecipato. E oggi la loro
leader Viola Carofalo liquida tutte gli appelli a riunirsi e ripartire:
«Questa cosa dell’unità della Sinistra è una cazzata».
L’altro
grande sconfitto – coi 5Stelle – delle Europee è la cosiddetta sinistra
radicale. E questa non è certo una novità, perché dalla “Sinistra
Arcobaleno” in giù è sempre stato un pianto. Eppure non imparano mai.
Ormai i social servono più che altro come balconcino per qualche
para-intellettuale “de sinistra”. Mentre le Murgia e altri geni
spelacchiati gridavano al fascismo & nazismo, indignandosi già
che c’erano pure sulla Nutella, Salvini riempiva le piazze e
collezionava consensi. È la differenza tra Paese reale e seghe mentali,
baby. Da mesi gli intellettuali engagé ci smerigliano le gonadi
sull’imminente apocalisse. Yeown. Vivono sui social, criticano
pensosamente ogni ruttino del “Capitano”, scrivono libri che si leggono
da soli e – tra un appello e l’altro pro-Cesare Battisti – si
autoproclamano “intellettuali”. Quarta Repubblica ha di recente mostrato
uno spaccato emblematico della autoreferenzialità cara alla sinistra
dura e pura. C’era la Murgia, in un soffitto poco frequentato di una
libreria, che presentava una sua pubblicazione. A un certo punto, con
aria compiaciuta, Ella ha detto in soldoni che “Ieri c’era Pasolini e
oggi noi”. E già qui son partite le ambulanze. Purtroppo però Ella è
andata pure avanti: “Finalmente noi intellettuali siamo tornati a
parlarci”. Finalmente, sì: proprio non ci dormivo la notte. Gran finale:
“Abbiamo anche una chat su whatsapp dove ci confrontiamo”. Dagli
Scritti corsari alle chat su whatsapp: son soddisfazioni. Ora: questi
allegri (neanche tanto: “indossano” tutti quello sguardo funereo di chi
la sera preferisce al sesso le paratattiche di Marcuse) intellettuali in
mancanza di prove ci avevano dettato la linea. Niente Lega, che son
scimmioni nazisti. Niente 5 Stelle, che son coglioni fiancheggiatori.
Niente Pd, o meglio “facciamo finta che noi siamo alternativi”, perché
la cosiddetta sinistra radicale (tranne Rizzo e i desaparecidos di
Potere al Popolo) si è poi alleata al Pd. Dall’esito di tale onda rossa
si sarebbe alfin soppesata la portata quantitativa di questi Casarini
convinti d’esser Gobetti. E sia. Nelle realtà-simbolo dell’accoglienza,
Lampedusa e Riace, Salvini ha preso 45% e 30%. Tutti emuli di Himmler?
Astensione al 44%, e tanti son proprio di sinistra. Bonino &
Pizzarotti, che volendo fan brodo proletario anche loro: 3,09%. Oltre
ogni marginalità immaginabile, nonostante appelli, digiuni e altre
frignatine a favor di telecamera. Europa Verde (?), dal quale Civati –
un altro col tocco magico – è sceso un attimo prima dello schianto:
2,29%. Quindi “La Sinistra”, con queste maiuscole goffamente altisonanti
e con dentro pure la mai anacronistica Rifondazione comunista. C’erano
stati gli appelli di Mannoia & Marescotti. C’erano state le
tirate acritiche pro-Ong. E c’erano stati i tweet dei soliti
intellettuali “wuminghioni”, pronti a dirci che Salvini è Farinacci.
A
sentir loro, le masse avrebbero sgomitato a milioni per tributare
all’onnipresente mediatico Fratoianni il sacro ruolo di nuovo Marx. II
risultato? Uno stiticissimo 1.7%. Dopo una batosta così, certi
“scrittori” e certi “politici” dovrebbero – come minimo – domandarsi se
abbiano o no il polso della situazione. Non lo faranno: dall’alto della
loro smisurata evanescenza bolsa, continueranno a trattare chi non la
pensa come loro da minorati. Ah: se si fossero presentati insieme,
Europa Verde, La Sinistra e Rizzo avrebbero (di poco) superato lo
sbarramento. Ma – da sempre – preferiscono correre da soli per giocare a
chi ce l’ha più lungo. Cioè più corto. Protetti e benedetti dai
peggiori “intellettuali” della galassia.
Corriere 28
La collana
Oggi in edicola il secondo titolo sui regimi totalitari: magia e fanatismo visti da Giorgio Galli
Hitler, un dittatore superstizioso
I segreti iniziatici del Terzo Reich
di Pier Luigi Vercesi
Non sono mai state chiarite le ragioni del volo di Hess in Gran Bretagna
Il nazismo univa l’efficienza moderna a un bizzarro versante esoterico
Il
10 maggio 1941 avvenne l’episodio più misterioso della Seconda guerra
mondiale. Ancor più inspiegabile perché chi poteva chiarirlo, e non lo
fece, sopravvisse a quella data per mezzo secolo, isolato nella cella in
cui venne rinchiuso dopo il processo di Norimberga e, nel 1987, all’età
di 93 anni, senza più forza fisica, riuscì (curiosamente) a togliersi
la vita strangolandosi con un cavo elettrico nel carcere di Spandau, a
Berlino, la città dove tutto era cominciato.
Rudolf Hess,
protagonista della vicenda, era l’uomo a cui Hitler dettò, nel carcere
di Landsberg, il Mein Kampf e il terzo nel grado di successione alla
guida del Terzo Reich. Quella mattina di maggio, poco prima
dell’operazione Barbarossa, l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica,
decollò in gran segreto dall’aeroporto di Augusta a bordo di un
Messerschmitt 110 per raggiungere il Sud della Scozia. Riuscì — si disse
grazie alla nebbia — a ingannare la contraerea britannica e, dopo
alcune ore, si lanciò con il paracadute. Atterrò a circa dieci miglia
dal luogo previsto, la residenza del duca di Hamilton. Al contadino che
lo vide planare dal cielo fornì una falsa identità e chiese di essere
condotto dal duca in quanto latore di un importante messaggio.
Giustamente sospettoso, chi lo soccorse lo consegnò a Scotland Yard,
alla quale svelò la sua vera identità.
Winston Churchill si
rifiutò di incontrarlo e lo fece interrogare da un suo inviato, sir
Ivone Kirkpatrick. Hess sostenne di poter negoziare, per conto della
Germania, la pace, in una sorta di spartizione del mondo tra tedeschi e
inglesi (le due razze elette). In cambio, Londra avrebbe lasciato mano
libera a Hitler nella sua impresa di «purgare» il mondo dal demone
bolscevico. La proposta venne respinta per la determinazione del premier
britannico, anche se ambienti aristocratici vicini alla corona
propendevano per intavolare una trattativa. O, almeno, così fecero
credere a Hess e alla sua cerchia di fanatici, la cosiddetta «svastica
magica», che aveva rapporti con circoli esoterici britannici collegati a
quel che restava del circolo per iniziati The Hermetic Order of the
Golden Dawn (Alba dorata).
Il tentativo
Forse il Führer affidò
al suo compagno fedele della prima ora
una missione riservata
A
queste conclusioni giunse, trent’anni fa esatti, lo studioso di
dottrine politiche Giorgio Galli nel saggio Hitler e il nazismo magico,
che sollevò infinite discussioni, riproposto in edicola oggi, con
un’ampia prefazione scritta molti anni dopo, assieme al «Corriere della
Sera». Gli storici, all’inizio, giudicarono stravaganti le tesi di
Galli, peraltro considerato accademico rigoroso e tutt’altro che
propenso ad avventurismi revisionistici. Ma con l’andar del tempo,
l’idea centrale del libro, vale a dire che la comprensione delle follie
naziste non può prescindere dallo studio dell’ambiente esoterico dal
quale il partito prese le mosse, è diventata sempre più materia di
ricerca.
Quando Hitler decise di trasformare la sua setta in un
movimento di massa per dare l’assalto al potere, prese apparentemente le
distanze dai «maghi» (iniziati, astrologi, preveggenti e ciarlatani) ai
quali, fino ad allora, aveva fatto riferimento. Da quel momento il
nazismo continuò la sua avventura su due livelli, quello razionalmente
folle, rappresentato da Göring e Goebbels, e quello imbevuto di dottrine
esoteriche, coltivato da Hess ma anche da Himmler. Hitler,
apparentemente distante dalla svastica magica, ne era influenzato nelle
decisioni attraverso il suo compagno della prima ora.
Nel 1943
Alcuni sensitivi furono utilizzati per scoprire dove era detenuto
il Duce dopo l’arresto
Quando
si seppe del volo di Hess, il Führer si mostrò indispettito, ma sei
giorni prima, dopo aver parlato al Reichstag, si era intrattenuto da
solo per circa mezz’ora con Hess. La tesi di Galli, ormai accettata da
molta storiografia, è che Hess stesse compiendo una missione in nome di
Hitler senza esporlo alle conseguenze di un fallimento. A Norimberga,
Hess si limitò a dichiarare: «Sono felice ed orgoglioso di aver fatto il
mio dovere come tedesco, come nazionalsocialista, come fedele al
Führer… Poco m’importa di ciò che possono farmi gli uomini. Comparirò
davanti all’Onnipotente. È a lui che debbo rendere conto, e so che mi
assolverà». Parole di un invasato fedele al capo che gli aveva affidato
una missione disperata.
Dopo il volo di Hess, la pletora di
esoteristi vicini al partito venne arrestata, salvo richiamarla in
servizio alla fine del luglio 1943, quando Mussolini, defenestrato dal
Gran Consiglio con l’ordine del giorno Grandi, venne fatto arrestare da
Vittorio Emanuele III. Hitler ordinò a Himmler di trovarlo e liberarlo.
Walter Schellenberg, capo dell’ufficio esteri della polizia di sicurezza
e stretto collaboratore di Himmler, raccontò che, brancolando nel buio,
il suo superiore si rivolse ai «maghi»: «Liberò alcuni rappresentanti
delle scienze occulte arrestati dopo la fuga di Hess in Inghilterra e li
chiuse tutti insieme in una villa sul Wannsee. Veggenti, astrologi e
radiestesisti ebbero l’ordine di tirar fuori dal cappello il Duce
scomparso. Dopo un po’, un maestro del pensiero annunciò che Mussolini
si trovava su un’isola a Ovest di Napoli. Effettivamente il Duce era
stato portato, in un primo momento, a Ponza».
Corriere 28.5.19
Il nuovo volume della rassegna
La passione per l’occultismo nei cultori della svastica
Il
libro di Giorgio Galli Hitler e il nazismo magico, in edicola oggi con
il «Corriere della Sera» e «La Gazzetta dello Sport», è la seconda
uscita della serie «Dittature e totalitarismi nella storia». Si tratta
di un’indagine sul versante esoterico del movimento e del regime che
segnarono in modo tragico la storia della Germania e dell’intera Europa.
Il
volume è in vendita al prezzo di e 8,90 più il costo del quotidiano,
come tutti gli altri che compongono la collana (nel grafico le prime
dodici uscite). L’iniziativa, realizzata in collaborazione con Bur
Rizzoli, intende offrire ai lettori un ampio panorama dei regimi che,
nel corso del XX secolo, hanno realizzato una nuova forma di
oppressione, più completa e moderna rispetto agli assolutismi del
passato, attraverso la mobilitazione delle masse e l’imposizione di
ideologie che sono diventate autentiche religioni profane di Stato. Da
questo punto di vista la Germania nazista rappresenta forse l’esempio
estremo, per la violenza della repressione, l’applicazione di una rigida
legislazione razziale, il vasto consenso popolare, la straordinaria
aggressività sullo scenario internazionale, l’enormità dei crimini
compiuti su persone inermi e innocenti. Un terribile quadro d’insieme,
in cui lo studio di Giorgio Galli inserisce un altro fattore, legato
alla credenza nell’azione di entità occulte.
Il prossimo volume
della serie è dedicato invece al fondatore del bolscevismo e del regime
sovietico. Si tratta di Lenin di Victor Sebestyen, in edicola dal 4
giugno. Seguiranno: La guerra civile spagnola di Antony Beevor (11
giugno); Fidel Castro di Serge Raffy (18 giugno). (j. ch.)
Repubblica 28
Da Riace a Lampedusa la caduta dei simboli dell’accoglienza
Trionfo
leghista a Europee e comunali: Lucano fuori dal consiglio E nella
capitale degli sbarchi il partito di Salvini vola al 45 per cento
di Alessia Candito
RIACE
— Clacson, applausi, trombette da stadio. Un bacio ai santi patroni
Cosma e Damiano poi giù alla Marina a festeggiare. Inizia con una
passeggiata che sembra quasi una processione e bottiglie di spumante
stappate di fronte al Municipio, la nuova era di Riace. «Questa è la
fine di un’epoca» si grida in piazza. Quella di Mimmo Lucano è finita.
Male, malissimo.
L’onda nera della Lega ha travolto anche il borgo
della Locride e il responso delle urne è stato netto. Il Carroccio vola
oltre il 30% alle Europee, la lista trainata da molti dei suoi
esponenti locali, “Riace rinasce” si prende il Comune con oltre il 40%
dei voti e decide il nuovo sindaco, Luigi Trifoli. Lucano, candidato
consigliere dopo tre mandati alla guida dell’amministrazione, nonostante
le oltre 130 preferenze, rimane fuori dall’Assemblea. Per un solo voto,
la sua lista “Il cielo sopra Riace” è terza, dopo quella del suo ex
vicesindaco, Maurizio Cimino.
«Abbiamo già presentato ricorso, ci
sono 4 voti che non ci sono stati riconosciuti » annunciano i suoi, che
lo hanno raggiunto al bar della vicina Caulonia, diventato il suo
quartier generale. Hanno volti scuri, increduli. Nessuno si aspettava la
sconfitta. «E in ogni caso non così» mormorano.
La lista di
Trifoli ha strappato la vittoria ancor prima della chiusura dello
spoglio con oltre 140 voti di vantaggio. Un’enormità in un paese di poco
più di mille anime e circa 800 votanti. Determinante è stato il voto
della Marina, la contrada più popolosa e meno coinvolta nel “villaggio
globale”. Di certo ha influito l’inchiesta che ha travolto il paese,
spaventato molti e sconfortato tanti.
«Siamo una lista civica» non
si stanca di ripetere il nuovo sindaco. Ma che a sostenerla ci fossero
leghisti convinti, incluso il segretario locale Claudio Falchi, non è un
segreto per nessuno. Ed anche Trifoli si lascia scappare: «Considerando
che qui ha avuto molti voti, la Lega deve dimostrare di voler bene a
Riace e fare in modo che possa avere finanziamenti ad hoc». E da domani
«prima i diritti dei riacesi», negli ultimi anni — sostiene — trascurati
da Lucano a favore dei migranti. Per il sistema di accoglienza che ha
reso il borgo famoso nel mondo sembra il capolinea. «Ma si è ucciso da
solo — puntualizza il nuovo sindaco — lo dice la procura».
Mimmo
Lucano non è d’accordo. Lontano dai festeggiamenti chiassosi degli
avversari, sembra il più tranquillo fra i suoi. «Ripartiamo da qui, da
quello che siamo e siamo stati» li invoglia. Ricorda che l’accoglienza è
iniziata per caso e nei primi anni ha camminato senza finanziamenti
pubblici, né incarichi istituzionali a sostenerla, che c’è una
Fondazione in grado di metterci fondi e intelligenze, e che la Riace di
oggi è un simbolo mondiale, da difendere. Al nuovo sindaco fa gli
auguri, ma promette opposizione e assicura «il mio impegno politico
prosegue. Però voglio tornare una persona libera». Magari anche per
questo non sembra dispiacergli troppo essere rimasto fuori dal consiglio
comunale e si fa tentare dall’idea di una rinuncia, se il ricorso
dovesse andare a buon fine. «Adesso non dovrei essere più così
pericoloso, no?», sorride mesto. L’esilio gli pesa e sembra aver
influito non poco anche sul risultato dei suoi. «Ma non può dipendere
solo da questo. Si vedono dei tentativi di reagire — ragiona — ma c’è
un’onda nera ed è innegabile». La stessa che sembra aver travolto anche
Lampedusa. Nell’isola che è frontiera sud dell’Italia e dell’Europa,
dove i porti sono ufficialmente chiusi ma gli sbarchi continuano, la
Lega strappa il 45,85%. Neanche la candidatura del medico locale, Pietro
Bartolo, riesce ad arginare il Carroccio. Pesa un’astensione quasi
bulgara — oltre il 73% — e forse, denuncia il sindaco Totò Martello, il
boicottaggio di parte del Pd locale. Da oggi però Lampedusa sembra più
muro, che confine.
L’ex sindaco. Mimmo Lucano, 60 anni, al seggio elettorale FORTUNATO SERRANO’/AGF
Il
nuovo primo cittadino Nella foto, Antonio Trifoli, 49 anni. Di
professione vigile urbano, è il nuovo sindaco di Riace in provincia di
Reggio Calabria
ANSA
Repubblica 28.5.19
Cina
Lo studente troppo marxista fatto sparire dal regime di Xi
Retate nel campus di Beida alla vigilia dell’anniversario di piazza Tiananmen
di Filippo Santelli
PECHINO
— Il video è di febbraio. In piedi davanti alla telecamera, maglione a
righe e voce che prova a non tremare, il 21enne Qiu Zhanxuan racconta di
essere stato interrogato per 4 giorni dalla polizia, schiaffeggiato,
minacciato di umiliazioni corporali, costretto ad ascoltare propaganda a
tutto volume. «Se sparisco è per colpa loro», dice levando il pugno
sinistro lo studente di Sociologia dell’Università di Pechino, leader di
un gruppo di giovani troppo marxisti per questa Cina, “colpevoli” di
chiedere più diritti per gli operai. Un mese fa, denunciano gli amici al
Washington Post , Qiu è sparito davvero. E insieme a lui almeno una
ventina di compagni di università e battaglia politica, tenuti agli
arresti in casa o in località sconosciute anche ai familiari.
Rastrellati durante 5 operazioni nel campus di Beida, la Harvard
mandarina, l’università che forma l’élite cinese.
Troppo
pericolosi per il Partito, in questi mesi di anniversari delicatissimi: i
cento anni dal movimento nazionalista del 4 maggio, i trenta da
Tiananmen, manca una settimana. Nella Cina moderna le proteste nascono
sempre nei campus di Pechino, da cui gli studenti escono arrabbiati. Non
deve più accadere, poco importa che la richiesta di Qiu e compagni non
sia democrazia, bensì pura ortodossia operaista. Il ragazzo è arrivato a
Beida nel 2016 grazie a una borsa di studio guadagnata vincendo le
Olimpiadi di chimica. Gli sarebbe bastato studiare per assicurarsi un
futuro scintillante. Ma le battaglie sociali erano parte di lui, con
diversi familiari senza lavoro, scarti del grande balzo industriale
cinese, così l’anno successivo Qiu è passato da Chimica a Sociologia e
si è iscritto all’Associazione studenti marxisti, diventandone il
leader. Lo scorso luglio, insieme a 50 studenti dei migliori atenei
cinesi, ha raggiunto Shenzhen per supportare i lavoratori dell’azienda
Jasic che chiedevano di fondare un sindacato autonomo. Una vicenda
locale si è trasformata nello spauracchio del Partito. Arresti e minacce
hanno convinto al silenzio alcuni ragazzi, ma altri hanno continuato
anche dopo il rilascio. «Sono pronto a manifestare di nuovo», diceva a
dicembre a Repubblica uno di loro, ora irrintracciabile. Sparito come
Yue Xin, volto femminile del gruppo, combattiva neolaureata che con le
sue denunce ha portato #MeToo in Cina. Come Qiu. La speranza è che,
passato l’anniversario di Tiananmen, le autorità li rilascino. Ma lo
faranno, sapendo che non si fermeranno? «Nei giorni che mi restano spero
di continuare a combattere con i miei amici – dice il ragazzo nel video
– ad avanzare insieme, ad arretrare insieme».
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Il
movimento degli studenti Qiu Zhanxuan (nella foto col viso cerchiato),
presidente della Marxist Society della Peking University, in una foto
pubblicata dal Jasic Workers Support Group, un movimento studentesco di
supporto agli operai
In difesa delle donne
Una manifestante a
Jackson Square, nel quartiere francese di New Orleans, in Louisiana, il
25 maggio durante un sit-in di protesta contro l’Heartbeat Bill, la
proposta di legge sul “battito cardiaco” che vuole vietare l’aborto dopo
6 settimane. La legge è già in vigore in alcuni Stati Usa: oggi verrà
votata dal Parlamento della Louisiana
nella miscellanea qui
https://spogli.blogspot.com/2019/05/repubblica-il-caso-da-bonino-alla.html