domenica 2 luglio 2017

Repubblica 2.7.16
Come vorrei che Matteo e Giuliano fossero presi da incantamento
di Eugenio Scalfari

OGGI parlerò ancora della sinistra. L’ho fatto anche la settimana scorsa auspicando che superasse le divisioni interne e si occupasse principalmente dell’Europa, ma le cose non sono affatto andate così. Si trattava di elezioni comunali e la sinistra non si è affatto unificata. Qua e là un nome l’ha unita quando il candidato era di simpatia e antica notorietà (vedi il caso di Palermo) ma il vero crollo è stato l’affluenza, specie nel centro- nord.
Si trattava comunque di elezioni comunali. Oggi il problema è del tutto diverso: il Campo progressista immaginato da Pisapia si è riunito in piazza Santi Apostoli a Roma insieme a tutte le altre sigle, da Bersani a D’Alema, da Fassina a Civati, da Gotor a Cuperlo con l’obiettivo di stare insieme. Hanno parlato in molti, provenienti in gran parte da specifici settori e attività: lavoratori, giornalisti della vecchia Unità, rappresentanti dei Verdi e gli amici del centro di Tabacci.
Tra i discorsi più importanti c’è stato quello del costituzionalista Onida che ha richiamato principalmente al rispetto della Carta. Naturalmente un discorso importante è stato quello di Bersani.
Renzi è stato pochissimo nominato. Il finale come previsto è stato di Pisapia il quale dopo aver ringraziato tutti quelli che lo avevano preceduto ha detto la sua. Ha segnalato molti dei guai che affliggono il nostro Paese.
UN LUNGO elenco al quale si impegnava a porre rimedio: la povertà, la disuguaglianza, la precarietà del lavoro, l’immigrazione, la necessità dell’acqua pubblica. Ha anche detto che l’Europa è un tema importantissimo e che la sinistra dovrà impegnarsi per diminuire i movimenti sovranisti e rafforzare le strutture europee.
Non è, la sua, una lotta contro Renzi; ci sarà, non c’è dubbio, ma non è quello l’obiettivo principale per la semplice ragione che il Pd non è più un partito di sinistra. Non lo si può definire neppure di destra; forse è di centro, ma che cos’è il centro? C’è Alfano nel centro, c’è Casini, c’è Parisi, c’è Toti. Renzi non è di centro. Renzi è Renzi, non ha un programma, non ha una linea, ha soltanto la brama del potere.
Questo pensano Pisapia e i suoi amici. Quindi la sinistra non c’è. Bisogna ricostruirla e se ci riusciranno rappresenterà il popolo lavoratore, i vecchi e i giovani, il Sud e il Nord, i poveri e gli intellettuali. Insomma l’Italia civile. Certo, la nuova sinistra sarà progressista ed europeista. E che cosa farà per l’Europa? Troppo presto per parlarne in concreto. Si vedrà.
Intanto costruiamo la nostra forza. Insieme. Questo non è un auspicio ma addirittura lo slogan d’un programma, così hanno detto Pisapia e tutti gli altri: INSIEME.
Questo è accaduto ieri. Vi piace? Vi convince? Oppure non vi riguarda? Pensate che la sinistra non conti più niente nel mondo? Conta semmai la destra, liberisti o professionisti o indifferenti o grillini o leghisti. Oppure pensate a voi stessi nei modi più vari e vi infastidisce la politica?
***
Domenica scorsa ho scritto sull’Espresso un articolo intitolato: “Inferno e Paradiso dentro il nostro Io”. Ne riporto qui una breve citazione che può essere molto appropriata al nostro tema di oggi.
«Noi in qualche modo apparteniamo al genere animalesco, ma ne siamo usciti e formiamo una specie a parte: la più speciale delle nostre facoltà è che ora siamo in grado di osservare noi stessi mentre viviamo e operiamo. Il nostro Io convive con un Altro se stesso che si auto osserva e spesso i due sono contrapposti: l’Io che osserva se stesso può non piacersi e può influire e modificare i comportamenti dell’Io operante. L’Io dunque è duplice, ma spesso quello giudicante viene messo a tacere dal se stesso operativo. Questo è il vero e affascinante tema: due Io distanti tra loro e spesso contrapposti. È affascinante anche studiare quelle contrapposizioni. Il sentimento più interessante è l’Amore, per gli altri e per se stessi. In quel caso l’Amore diventa Potere. Al centro c’è sempre l’Io dalle molte forme. L’Io contiene la vita che è Inferno e Paradiso mescolati insieme. La morte placa e spegne il fuoco».
Dunque è l’Io dei protagonisti da studiare attentamente per capire che cosa sta accadendo e ciò che accadrà entrando nella storia. *** L’amore a sinistra opera per occupare uno spazio vuoto. Ma lo spazio vuoto non è mai esistito. L’ha detto Galileo e infine in modo definitivo Einstein e la fisica dei “quanti”. Lo spazio vuoto non esiste neppure in politica. Si modificano le forze attrattive, questo sì.
La sinistra di Pisapia è una forza attrattiva? Come quella che ebbe a suo tempo Togliatti? E dopo di lui, con modalità assai diverse, Enrico Berlinguer? E dopo di loro Walter Veltroni?
No, la sinistra di Pisapia potrà difficilmente riempire un vuoto. Non ha miti, non ha ideologie. D’Alema la pensa come Civati? Gotor come Fassina? Pisapia come Camusso?
Si vedrà. Il loro Io giudicante non è affatto d’accordo con quello operativo. Il quale però lo fa tacere con un solo argomento: stiamo tutti insieme per mettere Renzi fuori gioco. Accetteremmo Franceschini, se venisse. E Zingaretti, perché no. E naturalmente il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.
Le prospettive del futuro, come sembra dai primi sondaggi, assegnano a questa sinistra fino a un possibile 10 per cento. Del resto l’affluenza declina per tutti, anche per Grillo, anche per Berlusconi. Ma soprattutto per Renzi. Questo è il progetto.
Ebbene, non c’è granché di nuovo in questo Insieme, ma molto di vecchio, quello sì. Pisapia è stato un ottimo sindaco di Milano di sinistra, votato anche da personaggi come Giulia Maria Crespi e dalla famiglia cattolica dei Bassetti. Non fece mai l’interesse dei padroni ma quello della città. Renzi l’avrebbe desiderato tra i suoi nuovi sostenitori ma lui non c’è andato. *** E Renzi? Finalmente si è convinto che la legislatura deve seguire il suo corso fino all’aprile del 2018. Allora sì, si voterà. Con quale legge elettorale? Ancora non lo sa. Alcuni suggeriscono il maggioritario, magari alla francese, col ballottaggio tra coalizioni.
Non sarebbe affatto male, ma quanto conta oggi il partito di Renzi? L’ultimo sondaggio di Ilvo Diamanti gli assegna il 26 per cento, soprattutto se Franceschini tornasse saldamente con lui ottenendo però un riconoscimento concreto nel nuovo governo. Idem, a mio avviso, Zingaretti. Insomma non più un giglio magico di lottiano e boschiano sapore, ma una classe dirigente che dovrebbe avere Minniti come spina dorsale.
Ma questa riforma dovrebbe anche avere il conforto concreto di personaggi del calibro di Prodi, Veltroni, Enrico Letta ed anche Monti e Alfano e Parisi. Insomma una classe dirigente di stampo europeo che appoggi in tutti i modi la politica europeista di Mario Draghi.
Questa è una classe dirigente, di vecchia e nuovissima sinistra. Questo marchio ricorda che cosa fu la politica del Partito comunista italiano ai tempi di Togliatti, con una classe dirigente formata da Longo, Amendola, Ingrao, Berlinguer, Tortorella, Scoccimarro, Terracini, Reichlin, Napolitano. Discutevano, spesso dissentivano e infine trovavano un accordo e il partito guadagnava prestigio e forza.
Il materiale umano c’è, specie se consideriamo anche Gentiloni e Padoan. Renzi se la sente? Oppure ragiona ancora come l’unico gallo d’un pollaio senza galline?
Anche qui tutto dipende dall’Io. Se quello che giudica se stesso avrà la meglio la situazione migliorerà, altrimenti dominerà la logica di Pontassieve e sarà peggio per tutti. Pensate un po’: vincerà Berlusconi e torneremo indietro di vent’anni.
Allora è meglio salvarsi l’anima e puntare sull’Ulivo di Romano Prodi. Di più non so dire. Mi viene in mente un sonetto dantesco che suona così: «Guido, i’ vorrei / che tu e Lapo ed io / fossimo presi per incantamento / e messi in un vasel, ch’ad ogni vento / per mare andasse al voler vostro e mio».