Repubblica 2.7.16
Come vorrei che Matteo e Giuliano fossero presi da incantamento
di Eugenio Scalfari
OGGI
parlerò ancora della sinistra. L’ho fatto anche la settimana scorsa
auspicando che superasse le divisioni interne e si occupasse
principalmente dell’Europa, ma le cose non sono affatto andate così. Si
trattava di elezioni comunali e la sinistra non si è affatto unificata.
Qua e là un nome l’ha unita quando il candidato era di simpatia e antica
notorietà (vedi il caso di Palermo) ma il vero crollo è stato
l’affluenza, specie nel centro- nord.
Si trattava comunque di
elezioni comunali. Oggi il problema è del tutto diverso: il Campo
progressista immaginato da Pisapia si è riunito in piazza Santi Apostoli
a Roma insieme a tutte le altre sigle, da Bersani a D’Alema, da Fassina
a Civati, da Gotor a Cuperlo con l’obiettivo di stare insieme. Hanno
parlato in molti, provenienti in gran parte da specifici settori e
attività: lavoratori, giornalisti della vecchia Unità, rappresentanti
dei Verdi e gli amici del centro di Tabacci.
Tra i discorsi più
importanti c’è stato quello del costituzionalista Onida che ha
richiamato principalmente al rispetto della Carta. Naturalmente un
discorso importante è stato quello di Bersani.
Renzi è stato
pochissimo nominato. Il finale come previsto è stato di Pisapia il quale
dopo aver ringraziato tutti quelli che lo avevano preceduto ha detto la
sua. Ha segnalato molti dei guai che affliggono il nostro Paese.
UN
LUNGO elenco al quale si impegnava a porre rimedio: la povertà, la
disuguaglianza, la precarietà del lavoro, l’immigrazione, la necessità
dell’acqua pubblica. Ha anche detto che l’Europa è un tema
importantissimo e che la sinistra dovrà impegnarsi per diminuire i
movimenti sovranisti e rafforzare le strutture europee.
Non è, la
sua, una lotta contro Renzi; ci sarà, non c’è dubbio, ma non è quello
l’obiettivo principale per la semplice ragione che il Pd non è più un
partito di sinistra. Non lo si può definire neppure di destra; forse è
di centro, ma che cos’è il centro? C’è Alfano nel centro, c’è Casini,
c’è Parisi, c’è Toti. Renzi non è di centro. Renzi è Renzi, non ha un
programma, non ha una linea, ha soltanto la brama del potere.
Questo
pensano Pisapia e i suoi amici. Quindi la sinistra non c’è. Bisogna
ricostruirla e se ci riusciranno rappresenterà il popolo lavoratore, i
vecchi e i giovani, il Sud e il Nord, i poveri e gli intellettuali.
Insomma l’Italia civile. Certo, la nuova sinistra sarà progressista ed
europeista. E che cosa farà per l’Europa? Troppo presto per parlarne in
concreto. Si vedrà.
Intanto costruiamo la nostra forza. Insieme.
Questo non è un auspicio ma addirittura lo slogan d’un programma, così
hanno detto Pisapia e tutti gli altri: INSIEME.
Questo è accaduto
ieri. Vi piace? Vi convince? Oppure non vi riguarda? Pensate che la
sinistra non conti più niente nel mondo? Conta semmai la destra,
liberisti o professionisti o indifferenti o grillini o leghisti. Oppure
pensate a voi stessi nei modi più vari e vi infastidisce la politica?
***
Domenica
scorsa ho scritto sull’Espresso un articolo intitolato: “Inferno e
Paradiso dentro il nostro Io”. Ne riporto qui una breve citazione che
può essere molto appropriata al nostro tema di oggi.
«Noi in
qualche modo apparteniamo al genere animalesco, ma ne siamo usciti e
formiamo una specie a parte: la più speciale delle nostre facoltà è che
ora siamo in grado di osservare noi stessi mentre viviamo e operiamo. Il
nostro Io convive con un Altro se stesso che si auto osserva e spesso i
due sono contrapposti: l’Io che osserva se stesso può non piacersi e
può influire e modificare i comportamenti dell’Io operante. L’Io dunque è
duplice, ma spesso quello giudicante viene messo a tacere dal se stesso
operativo. Questo è il vero e affascinante tema: due Io distanti tra
loro e spesso contrapposti. È affascinante anche studiare quelle
contrapposizioni. Il sentimento più interessante è l’Amore, per gli
altri e per se stessi. In quel caso l’Amore diventa Potere. Al centro
c’è sempre l’Io dalle molte forme. L’Io contiene la vita che è Inferno e
Paradiso mescolati insieme. La morte placa e spegne il fuoco».
Dunque
è l’Io dei protagonisti da studiare attentamente per capire che cosa
sta accadendo e ciò che accadrà entrando nella storia. *** L’amore a
sinistra opera per occupare uno spazio vuoto. Ma lo spazio vuoto non è
mai esistito. L’ha detto Galileo e infine in modo definitivo Einstein e
la fisica dei “quanti”. Lo spazio vuoto non esiste neppure in politica.
Si modificano le forze attrattive, questo sì.
La sinistra di
Pisapia è una forza attrattiva? Come quella che ebbe a suo tempo
Togliatti? E dopo di lui, con modalità assai diverse, Enrico Berlinguer?
E dopo di loro Walter Veltroni?
No, la sinistra di Pisapia potrà
difficilmente riempire un vuoto. Non ha miti, non ha ideologie. D’Alema
la pensa come Civati? Gotor come Fassina? Pisapia come Camusso?
Si
vedrà. Il loro Io giudicante non è affatto d’accordo con quello
operativo. Il quale però lo fa tacere con un solo argomento: stiamo
tutti insieme per mettere Renzi fuori gioco. Accetteremmo Franceschini,
se venisse. E Zingaretti, perché no. E naturalmente il sindaco di
Palermo, Leoluca Orlando.
Le prospettive del futuro, come sembra
dai primi sondaggi, assegnano a questa sinistra fino a un possibile 10
per cento. Del resto l’affluenza declina per tutti, anche per Grillo,
anche per Berlusconi. Ma soprattutto per Renzi. Questo è il progetto.
Ebbene,
non c’è granché di nuovo in questo Insieme, ma molto di vecchio, quello
sì. Pisapia è stato un ottimo sindaco di Milano di sinistra, votato
anche da personaggi come Giulia Maria Crespi e dalla famiglia cattolica
dei Bassetti. Non fece mai l’interesse dei padroni ma quello della
città. Renzi l’avrebbe desiderato tra i suoi nuovi sostenitori ma lui
non c’è andato. *** E Renzi? Finalmente si è convinto che la legislatura
deve seguire il suo corso fino all’aprile del 2018. Allora sì, si
voterà. Con quale legge elettorale? Ancora non lo sa. Alcuni
suggeriscono il maggioritario, magari alla francese, col ballottaggio
tra coalizioni.
Non sarebbe affatto male, ma quanto conta oggi il
partito di Renzi? L’ultimo sondaggio di Ilvo Diamanti gli assegna il 26
per cento, soprattutto se Franceschini tornasse saldamente con lui
ottenendo però un riconoscimento concreto nel nuovo governo. Idem, a mio
avviso, Zingaretti. Insomma non più un giglio magico di lottiano e
boschiano sapore, ma una classe dirigente che dovrebbe avere Minniti
come spina dorsale.
Ma questa riforma dovrebbe anche avere il
conforto concreto di personaggi del calibro di Prodi, Veltroni, Enrico
Letta ed anche Monti e Alfano e Parisi. Insomma una classe dirigente di
stampo europeo che appoggi in tutti i modi la politica europeista di
Mario Draghi.
Questa è una classe dirigente, di vecchia e
nuovissima sinistra. Questo marchio ricorda che cosa fu la politica del
Partito comunista italiano ai tempi di Togliatti, con una classe
dirigente formata da Longo, Amendola, Ingrao, Berlinguer, Tortorella,
Scoccimarro, Terracini, Reichlin, Napolitano. Discutevano, spesso
dissentivano e infine trovavano un accordo e il partito guadagnava
prestigio e forza.
Il materiale umano c’è, specie se consideriamo
anche Gentiloni e Padoan. Renzi se la sente? Oppure ragiona ancora come
l’unico gallo d’un pollaio senza galline?
Anche qui tutto dipende
dall’Io. Se quello che giudica se stesso avrà la meglio la situazione
migliorerà, altrimenti dominerà la logica di Pontassieve e sarà peggio
per tutti. Pensate un po’: vincerà Berlusconi e torneremo indietro di
vent’anni.
Allora è meglio salvarsi l’anima e puntare sull’Ulivo
di Romano Prodi. Di più non so dire. Mi viene in mente un sonetto
dantesco che suona così: «Guido, i’ vorrei / che tu e Lapo ed io /
fossimo presi per incantamento / e messi in un vasel, ch’ad ogni vento /
per mare andasse al voler vostro e mio».