martedì 11 luglio 2017

Corriere 11.7.17
Sabbia, acqua sporca e checkpoint: dove nuotano i potenti della Cina
di Guido Santevecchi

Anche i capi del Partito-Stato che domina la Repubblica popolare cinese vanno in ferie in estate. «Vacanze di lavoro», naturalmente. E se i compagni sovietici avevano Yalta, i cinesi hanno Beidaihe. In questa località di mare, meno di 300 chilometri a Est di Pechino, si è fatta la storia politica della Cina moderna. Una storia di trame segrete. E a Beidaihe in questi giorni si sta preparando il XIX Congresso del Partito comunista (sarà in autunno, data ancora da comunicare), appuntamento quinquennale che servirà a cementare il potere quasi imperiale di Xi Jinping. Negli Anni 50 Mao Zedong e i suoi uomini decisero qui, durante il ritiro d’estate, di cannoneggiare Taiwan, vararono il primo Piano quinquennale e il famigerato Balzo in avanti. C’è una spiaggia lunga una ventina di chilometri a Beidaihe, la guida turistica sottolinea che «la sabbia è di buona qualità e gli squali sono rari» (a parte quelli del potere, che incrociano numerosi e furtivi). In effetti, il Corriere ha potuto verificare che l’unico piccolo fastidio per i villeggianti sono le meduse e i giornalisti stranieri.
Treno veloce
Siamo arrivati in treno veloce da Pechino in meno di due ore, tra la folla di turisti comuni. Alla stazione di Beidaihe abbiamo dovuto mostrare il passaporto quattro volte, la prima appena scesi dal treno, la seconda per lasciare la banchina, la terza per entrare nell’area uscite, la quarta prima di passare attraverso tornelli d’acciaio. Fuori, pattuglie e mezzi della polizia.
Però, il paesaggio è bello, ordinato, pulito e tranquillo. Il lungomare somiglia a quello di Ostia o Riccione, in scala cinese, vale a dire più grande. Viali ombreggiati da pini e profumo di frittura di pesce trasportato dalla brezza. Oggi l’acqua del mare è sporca (inquinamento industriale) ma in passato Mao, Lin Biao, Zhou Enlai e Deng Xiaoping ci hanno fatto il bagno con figli, nipoti e seguito di cortigiani. A quei tempi il popolo cinese non andava in vacanza e mostrarsi al mare forse dava ai dirigenti il modo di comunicare la loro superiorità e fiducia. Oggi che tutti i cinesi possono prendere le ferie e girare per il mondo, di Xi al mare non filtrano foto: il nuovo imperatore evidentemente non vuole concedere questa visione al suo popolo, sempre per rimarcare la distanza affascinante che separa il vertice dalla base. Le ville, i bungalow e le spiagge degli alti dirigenti sono lontane da quelle aperte al pubblico, in fondo a un lunghissimo vialone alberato, separate da transenne e cordoni di agenti.
Ci sono molte scritte sulle cabine degli stabilimenti balneari: «Seguire sempre il Partito!», «Unirsi strettamente intorno al Comitato centrale, il cui cuore è il compagno segretario generale Xi Jinping!».
Check point sulle strade e anche in spiaggia. Qui, nella parte aperta a tutti (10 milioni di turisti l’anno), sono allineate centinaia di pensioni, alberghi e sanatori delle fabbriche minerarie, chimiche, delle acciaierie, degli enti statali. Le insegne, retaggio del passato, dicono: «Riposo e cura dei lavoratori».
Alta stagione
Sono entrato in alcuni alberghi, chiedendo di vedere le stanze e informandomi sul prezzo, dichiarandomi turista in fuga dal caldo soffocante della capitale, 37 gradi stabili. Sono stati gentili di fronte a un cliente straniero munito di carta di credito. Costo: tra i 600 e i 980 renminbi a notte (85-120 euro), ma i prezzi salgono in alta stagione. Arredi da vecchia pensione italiana, bei terrazzi, odore di muffa, bagni arrugginiti. Molti avvisi in cirillico, orologi con l’ora di Mosca, perché qui vengono tantissimi russi con voli charter per le vacanze, altro che Yalta.
Ma quando stavo chiacchierando con una ragazzina russa, Katya, un uomo della sicurezza vedendo il taccuino è subito intervenuto con la domanda: «jizhe?», giornalista? e mi ha «avviato» all’uscita.
Sul bagnasciuga pattuglie in mimetica e mitra, tra gente in costumi da bagno che da noi erano già fuori moda cinquant’anni fa e donne con burkini antisole, guanti e cappelli per prevenire l’abbronzatura. Oltre ai soldati dei corpi speciali, gli unici armati sono i bambini che hanno palette per le buche lunghe e solide come vanghette militari: sono meticolosi i cinesi, anche in vacanza.
Posto di controllo
Procediamo fino a un ultimo posto di controllo. «Il mare è pulito qui», assicura un poliziotto che sbarra la strada davanti alla zona riservata ai nuovi timonieri statali, «ma è meglio se il bagno lo va a fare più in là, circolare!».
Non è mai sicuro quando i leader del Partito-Stato guidati da Xi Jinping scendono a Beidaihe. I giorni sono variabili da luglio a metà agosto: si può solo immaginare da alcuni indizi, come la presenza di poliziotti supplementari in guanti bianchi piazzati sotto l’ombrellone in spiaggia e l’agenzia Xinhua che improvvisamente smette di dare notizie sulle visite e i discorsi pubblici dei dirigenti. Un segnale che l’inizio degli arrivi dei potenti è cominciato: traffico interrotto improvvisamente sulla strada di ritorno verso la stazione: «Qualcuno di loro che passa, sono veloci, entro cinque minuti al massimo riaprono», dice il tassista a bassa voce.
A Beidaihe in questa estate rovente Xi Jinping deve preparare il Congresso d’autunno e disegnare, non sulla sabbia, l’organigramma del nuovo Comitato centrale permanente del Politburo, visto che 5 dei 7 membri andranno in pensione. Inutile avventurarsi in un toto-politburo. A Pechino tutti parlano di Wang Qishan, 68 anni, il capo della Commissione di Disciplina del partito che ha raggiunto il limite d’età ma che Xi vorrebbe tenere al suo fianco per continuare a fare pulizia di corrotti e avversari politici.