Repubblica 21.6.17
L’intervista. Miguel Gotor, senatore mdp
“Un caso di arroganza e massoneria il premier tolga il Cipe al ministro”
Concetto Vecchio
ROMA.
«Caro compagno Gotor», lo apostrofa velenoso il pd Franco Mirabelli.
«Magari puoi provare la candidatura nel M5S», twitta l’ultrà renziano
Andrea Marcucci. Il senatore Mdp Miguel Gotor, il padre della mozione
anti Lotti, alle sette di sera infila il corridoio al primo piano di
palazzo Madama e in fondo trova proprio Marcucci, che gli dà
ostentatamente le spalle.
Gotor, il vostro matrimonio con il Pd è in crisi nera. Perché state ancora insieme?
«Si può stare insieme in tanti modi diversi, non c’è solo il matrimonio ».
Quelli del Pd le danno del grillino. Dov’è finita la solidarietà di maggioranza?
«Ma
non siamo in una caserma. Capisco che renziani vecchi e nuovi si
stupiscano abituati come sono al servilismo e al conformismo ».
Marcucci ha chiesto una verifica. Non ha ragione?
«Marcucci
è in Parlamento dal ‘92 e usa termini da Prima Repubblica. Ma su
legalità e questione morale che verifica vuoi fare? Stia sereno».
Dice che lei è pieno di livore contro Renzi.
«Ragionano con psicologismi per nascondere le critiche politiche al loro operato».
La maggioranza che vita può avere?
«Ricordo
a Marcucci che il capogruppo fino a prova contraria è Luigi Zanda, di
cui apprezzo i toni quando riesco a percepirli. E Zanda ha escluso una
verifica».
Perché Grasso non ha ammesso la mozione anti Lotti?
«Non
ho nulla da rimproverare al presidente Grasso, il diritto parlamentare è
estremamente discrezionale. A noi interessava mantenere vivo il nodo
politico».
Qual è il nodo politico nell’affaire Consip?
«I
casi Marroni e Lotti sono indissolubilmente legati. Uno dei due mente.
Il fatto che siano ancora al loro posto è un segno di arroganza».
Ora che armi avete?
«Chiediamo
a Gentiloni di togliere a Lotti la delega al Cipe. C’è un evidente
conflitto d’interessi. In un Paese normale non sarebbe possibile, una
democrazia non tollera gli intoccabili».
Gotor, voi sembrate un partito d’opposizione e Forza Italia un partito di maggioranza.È normale?
«Si
stupisce? La vicenda Consip è una spia del potere degli ultimi anni,
nel triangolo Fivizzano, Laterina, Pontassieve, in cui si ha
l’impressione che il perimetro del potere sia troppo spesso stato
tracciato con la squadra e il compasso toscani. Il centrodestra alza la
voce, ma poi si acconcia».
Resta la contraddizione.
«Non c’è contraddizione. Il nostro obiettivo è rendere Gentiloni più solido. Ma serve una discontinuità politica col renzismo».
Il premier toglierà davvero la delega a Lotti?
«Continueremo
a chiederlo. Il centrosinistra è nato con alle spalle le battaglie
etico civili di Nino Andreatta sul Banco Ambrosiano, Sindona e la P2. Il
padre della Boschi ha incontrato il faccendiere Flavio Carboni
nell’indifferenza generale: il problema politico è qui».