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colonie di uiguri in Siria
con l’aiuto degli Usa
Migrazioni e jihad | Sarebbero migliaia le famiglie
fuggite dalla Cina occidentale per raggiungere la
regione di Idlib via Turchia e Sudest asiatico
La regione di Idlib, al confine con la Turchia, è la fortezza dei “ribelli” siriani appoggiati da Stati Uniti e mondo occidentale. È per intenderci il sito su cui sarebbero state usate le armi chimiche, pretesto per il recente attacco missilistico statunitense contro Assad. Qui, secondo un recente lavoro della televisione di Dubai Al Aan, vivrebbe una colonia uigura che conterebbe tra le dieci e le ventimila persone. Gli uiguri sono una minoranza turcofona e musulmana che abita la regione più occidentale della Cina, lo Xinjiang. Le autorità di Pechino avevano denunciato il passaggio di uiguri ai ribelli siriani già nel 2012. All’epoca il ministro degli esteri aveva anche sottolineato che rappresentavano «una seria minaccia per la sicurezza nazionale cinese». Le paure di Pechino si sono rivelate vere. Almeno in una qualche misura. Nel 2013 sulla rete cinese è comparso un video in cui il combattente Bo Kang, vestito con una tuta militare e armato di kalashnikov, raccontava in cinese la sua storia e invitava tutti i musulmani cinesi a raggiungerlo in Siria. A luglio del 2014, il califfo dello Stato islamico Al-Baghdadi aveva richiamato i musulmani di tutto il mondo a partecipare alla causa sottolineando che «i diritti dei musulmani sono negati in Cina, in India e in Palestina». A settembre dello stesso anno le foto di un tumefatto combattente cinese arruolato nell’Isis sono comparse su una pagina che fa capo al ministero della difesa irachena. All’epoca, il quotidiano cinese Global Times citò una «fonte famigliare con le operazioni antiterroristiche cinesi» per asserire che il poco controllo che molti dei paesi del Sudest asiatico esercitano sul rilascio di visti e passaporti avrebbe facilitato «gli estremisti» a recarsi in Turchia per poi passare il confine siriano e unirsi alle fila dei combattenti dello Stato islamico. Nel luglio del 2015 la richiesta della Repubblica popolare alla Thailandia per l’estradizione di un gruppo di rifugiati uiguri aveva provocato una rivolta anticinese in Turchia. Pechino ne chiese conto ad Ankara che a sua volta accusò le sue ambasciate nel Sudest asiatico di rilasciare troppo facilmente il visto a una minoranza cinese linguisticamente affine. Nello stesso periodo sono usciti alcuni articoli che descrivevano come famiglie uigure venivano portate dalla Turchia alla Siria per ripopolare i villaggi svuotati dalla guerra delle zone nordoccidentali. Dati confermati dall’intelligence israeliana che ne aveva contati circa cinquemila. Secondo alcuni report, poiché questi ultimi si sono trasferiti con le famiglie, avrebbero tutto l’interesse a difendere il loro nuovo territorio e sarebbero “aiutati” dagli Stati Uniti proprio in ragione dei loro rapporti con i ribelli locali. (cag)