La Stampa 1.6.17
L’inedito asse centristi-Mdp fa traballare l’esecutivo
di Marcello Sorgi
La
manovra economica con i nuovi (e contestati) voucher, approvata alla
Camera senza i voti degli alfaniani e dei bersaniani, ha segnato il
fischio di inizio per due strategie contrapposte che si fronteggeranno
al Senato, con il risultato, ormai inevitabile di far concludere la
legislatura, sia pure in modi diversi. I due alleati, centrista e di
sinistra, di Gentiloni mirano, a Palazzo Madama, dove i numeri sono più
scarsi, a far cadere il governo proprio sulla manovra, per evitare che
nel frattempo possa essere approvata la nuova legge elettorale che ieri
sera a Montecitorio è stata incardinata in commissione e che Pd, Forza
Italia e Movimento 5 stelle, con l’aggiunta della Lega, si sono
impegnati a far passare rapidamente, in modo da arrivare alle elezioni
politiche il 24 settembre. Alfano e Bersani, formalmente schierati per
la conclusione naturale della legislatura al 2018, sono in realtà
rassegnati all’accorciamento dei tempi; ma essendo minacciati dallo
sbarramento al 5 per cento previsto dal nuovo sistema elettorale, non
smettono di sperare che le elezioni possano svolgersi con le norme
introdotte dalle sentenze della Corte Costituzionale, che hanno lasciato
in vita per la Camera una soglia di ingresso solo del 3 per cento.
La
partita, che ha visto ieri sera prevalere il governo con 315 voti, è
abbastanza complicata. Per avere il tedesco, Berlusconi dovrebbe
garantire l’approvazione al Senato della manovra economica, difficile da
digerire alla vigilia della campagna elettorale. È vero che i senatori
di Forza Italia, uscendo dall’aula, altre volte hanno offerto un aiutino
al governo: ma stavolta, con tutti i gruppi minori che abitualmente
soccorrono la maggioranza schierati contro la legge elettorale (e dunque
contro la manovra, per favorire la crisi che ne bloccherebbe la
discussione), il soccorso azzurro dovrebbe essere più consistente, dato
che l’accordo con 5 stelle e Lega resta limitato solo al modello
tedesco. In un caso e nell’altro, luglio si annuncia un mese molto caldo
a Palazzo Madama.