il manifesto 17.6.17
The Communist Manifesto Illustrated
Graphic
Novel. Intervista a George S. Rigakos ideatore della graphic novel
ispirata al "Manifesto del partito comunista" di Marx e Engels
di Fabrizio Rostelli
NEW
YORK Nel 2010 la casa editrice canadese Red Quill Books ha pubblicato
Historical Materialism il primo capitolo di The Communist Manifesto
illustrated; un graphic novel basato sul Manifesto del Partito Comunista
scritto da Marx ed Engels nel 1848. Dopo l’uscita di The Bourgeoisie e
The Proletariat, nel 2015 è stato pubblicato il quarto e ultimo volume
The Communists. L’opera è già stata tradotta in spagnolo, francese e
tedesco.
Abbiamo intervistato a New York George S. Rigakos
(Professor of the Political Economy of Policing presso la Carleton
University di Ottawa), ideatore del fumetto e fondatore della casa
editrice.
Chi ha avuto l’idea di re-immaginare il Manifesto del Partito Comunista come un fumetto?
È
venuta a me mentre stavo provando a spiegare il concetto di lotta di
classe ad un amico. Ho pensato che alcune tematiche del Manifesto si
sarebbero prestate facilmente ad un formato a fumetti. C’è un gruppo
perfido e una storia di fondo in cui i due avversari – la borghesia e il
proletariato – sono venuti alla luce. C’è sfruttamento, violenza e poi,
naturalmente, liberazione ed i campioni di un mondo migliore: i
comunisti. Credo che il pamphlet fosse maturo per un adattamento a
fumetti. Naturalmente l’obiettivo era comunicare agevolmente le idee di
base per fare in modo che gli studenti si interessassero al lavoro di
Marx.
È il primo esperimento di questo tipo?
No. Esiste una
tradizione di libri a fumetti che derivano dall’adattamento di opere o
biografie radical. Ad esempio oggi ci sono diverse biografie a fumetti
su Che Guevara ed un adattamento a fumetti del Capitale in spagnolo. Red
Quill ha pubblicato una versione manga del Capitale.
Perché un fumetto? A chi è destinato questo lavoro?
Soprattutto
agli studenti ma anche a tutti quelli che semplicemente si divertono a
comunicare idee con i libri a fumetti. La maggior parte delle persone
che compra la graphic novel dice “fico!” e poi ti rendi conto che stanno
leggendo Marx. Non abbiamo alterato il testo, lo abbiamo semplicemente
rivisto e adattato. Nella versione completa del fumetto abbiamo incluso
anche il testo originale del Manifesto.
Quante copie sono state vendute fino a questo momento?
Sicuramente
è il nostro best seller e riceviamo ordini da ogni parte del mondo. A
volte compagni e organizzazioni di lavoratori che vogliono fare un bel
regalo ai loro amici o ai propri membri ci chiamano nel periodo
natalizio. Recentemente ho scoperto che gli attivisti del movimento
Black Lives Matter a Brooklyn stanno usando la nostra graphic novel per
avvicinare le persone all’opera di Marx. Sono davvero contento per
questo.
Immagino che alla base di questo lavoro ci sia anche una
necessità politica, quale? Su quali aspetti hai voluto mettere
l’accento?
La necessità è rappresentata dalla natura dell’attuale
crisi e dalla mancanza concreta di una visione alternativa per il
futuro. L’applicazione bolscevica di Marx è stata ampiamente screditata
per buone ragioni ma poi abbiamo completamente abbandonato il dibattito
per un cambiamento programmatico. Oggi c’è un ritorno di interesse nei
confronti di politiche alternative e Marx deve essere parte della
discussione. Dal punto di vista tematico, la rivoluzione gioca un ruolo
fondamentale nel linguaggio figurato del Manifesto illustrato, così come
nell’originale.
È stato difficile trasferire l’essenza dell’opera di Marx in un fumetto?
Creativamente
non credo sia stato particolarmente difficile per me. Come ho detto il
libro si presta facilmente a questo adattamento. È stato davvero
divertente e la tensione era soprattutto politica. Cosa ho enfatizzato?
Come presenti le idee e cosa lasci fuori dall’appendice? Ci sono molte
persone che avrebbero fatto delle scelte differenti.
Molte
situazioni sono state attualizzate. Che metodo di lavoro hai seguito per
scrivere la sceneggiatura? Qual è stato il passaggio nel testo più
difficile da trasformare in fumetto?
Ho portato alla luce le parti
di testo che pensavo fossero emblematiche per trasmettere il messaggio e
che si prestavano ad una rappresentazione a fumetti. Poi ho organizzato
il pensiero politico costruendo e ordinando una narrativa senza
riscrivere il testo. Infine ho diviso il lavoro in quattro parti:
materialismo storico, borghesia, proletariato e comunisti. È stato
comunque difficile comunicare attraverso una singola immagine lo
sfruttamento di centinaia di capitalisti e pre-capitalisti che ha
condotto all’emancipazione comunista. Victor Serra, l’illustratore, ha
seguito passo per passo il processo e sono orgoglioso del risultato
finale.
Nella prima scena Marx si lamenta davanti alla sua tomba
leggendo dei presunti crimini commessi in nome del comunismo. Non si
salva nulla delle esperienze socialiste? Sto pensando ad esempio a Fidel
Castro.
Sì è pensieroso e non offre risposte al vecchio
rivoluzionario che sta perdendo la fede e viene a visitarlo. Questo
perché il sentiero rivoluzionario è quello che gli serve per
riconciliarsi.
Credo ci sia molto da imparare dai fallimenti, o
come preferisci chiamare quello che è rimasto sotto la parvenza del così
chiamato comunismo. Non si può ignorare l’oppressione dello Stato ma
sono d’accordo sul fatto che questi fallimenti ci devono insegnare a
ragionare su nuove applicazioni.
Cosa accadrà dopo Castro? Come
avverrà la transizione da un sistema che ha meriti importanti ma che
tuttavia ha messo la museruola al suo popolo? Senza coinvolgere Marx,
credo che si permetterà agli avvoltoi aziendali e ai sicari
dell’economia di calare su Cuba ancora una volta per farla a pezzi e
impoverire il popolo. Non c’è risposta al di fuori di Marx.
Cosa puoi raccontarci del disegnatore Red Victor / Victor Serra? Perché hai scelto lui?
È
fantastico. Abbiamo avuto un’ottima collaborazione, inizialmente
lavorava per un’agenzia argentina. Mi piace il suo stile e la sua
attenzione per i dettagli. Quando gli ho inviato le idee per le
immagini, a volte le ha rifiutate perché mancavano di autenticità. “Quel
modello di automobile è stato diffuso in Russia solo 10 anni dopo”, mi
spiegava cose di questo tipo che nessun altro avrebbe potuto notare.
Questo mi ha dato grande sicurezza; lavorando insieme sono diventato
meno prescrittivo, ero felice di lasciare a lui le scelte creative.
Victor era orgoglioso del suo lavoro e lo ha dimostrato.
Red Quill Book è un collettivo editoriale come funziona? A cosa state lavorando in questo momento?
Siamo
sempre alla ricerca di nuove proposte adatte a noi. Continuiamo a
pubblicare lavori accademici critici e fumetti radicali. Questo è quello
per cui ci conoscono e non cambieremo. Non pubblichiamo tonnellate
libri, non vogliamo questo. Siamo selettivi in modo tale da poter
seguire il libro attraverso l’intero processo. Le nuove piattaforme
digitali hanno permesso alle persone creative di concentrarsi di più sul
processo e sulla collaborazione e la nostra piccola casa editrice non
esisterebbe senza tutto questo. Riesco a vederci andare più lontano per
ri-animare testi radical dimenticati e a lungo ignorati che potrebbero
vedere una nuova vita come libri a fumetti. Questa continua ad essere la
nostra missione.