il manifesto 17.6.17
Intervista a Susanna Camusso
Camusso: «Ripartiamo dal lavoro, sui voucher il governo è minoranza nel paese»
Intervista.
«Approvare i nuovi voucher con norme inserite di soppiatto nella
manovrina è la dimostrazione che il governo sa di non avere il consenso
su questi temi»
di Nina Vaoti
Susanna Camusso,
la Cgil torna stamattina in piazza San Giovanni a quasi tre anni
dall’ultima manifestazione contro il Jobs act. Con quali sentimenti e
aspettative?
Da un lato con l’orgoglio dei risultati ottenuti
dalla nostra organizzazione che grazie ai milioni di firme e al
ripristino della responsabilità solidale negli appalti ha riportato il
lavoro ad essere un punto centrale anche se di scontro. Dall’altro con
preoccupazione per un Paese che non riesce a fare un salto di qualità su
questi temi.
Quale livello di partecipazione vi attendete?
Abbiamo
segnali molto positivi per il livello di attenzione durante la
preparazione della manifestazione e numeri molto importanti sulla
petizione che abbiamo lanciato sullo “Schiaffo alla democrazia”. Mi ha
molto colpito il livello di conoscenza della questione voucher (il 76
per cento degli italiani, Ndr) che testimonia come le condizioni del
lavoro siano il punto di preoccupazione delle persone. Per tutti questi
motivi ci attendiamo una grande partecipazione.
Prima di indire la
manifestazione non pensavate che il voto definitivo sui voucher ci
potesse essere così presto. E invece con due fiducie il Parlamento ha
già approvato le nuove norme.
Le hanno inserite di soppiatto nella
manovrina correttiva che non c’entrava niente con il lavoro. È la
dimostrazione che il governo non è in grado di portare avanti una
battaglia a viso aperto su questi temi anche perché sanno di non avere
il consenso. Lo hanno fatto con un uso quanto meno disinvolto delle
regole producendo uno strappo democratico gravissimo su uno strumento
fondamentale come il referendum e il rispetto della volontà popolare.
Pensate che il presidente Mattarella potrebbe intervenire?
Sappiamo
che il Capo dello Stato ha ricevuto diversi appelli in questa direzione
e siamo fiduciosi che sarà come sempre garante della Costituzione.
Se
la legge sarà promulgata, voi avete già annunciato un ricorso alla
Corte Costituzionale. Quale sarà lo strumento e quali i tempi
immaginabili perché sia discusso?
I nostri giuristi stanno
valutando la strada migliore anche rispetto alle tempistiche, ma finché
la legge non sarà in Gazzetta ufficiale non possiamo anticipare niente.
Anche riguardo al referendum sull’articolo 18 bocciato dalla Consulta
stiamo portando avanti il ricorso alla Corte di Giustizia europea.
Tornando
ai nuovi voucher lei si è spiegata la ragione dell’accelerazione
imposta da Pd e governo? Il ministro Finocchiaro ha in qualche modo
ammesso che servisse uno strumento per le piccole imprese in vista della
stagione balneare per alberghi e stabilimenti…
Questo riferimento
mi conferma l’evidenza che il governo ascolta soltanto le imprese e
vuole favorire la soluzione più economica e con meno tutele per il
lavoro stagionale. Posso raccontare un aneddoto indicativo: un
presidente di una società di calcio mi ha detto che i voucher erano
necessari per pagare gli steward durante le partite. Gli ho chiesto: “Ma
prima come li pagavate?”. La risposta è stata: “Con il lavoro
somministrato”. Che notoriamente ha più tutele ed è meglio pagato
rispetto ai voucher. Dunque è falso che non esistano altri strumenti.
Ricordo che la Consulta ha accettato il nostro referendum sostenendo che
non esistesse una definizione di lavoro accessorio: ebbene, i nuovi
voucher non la stabiliscono, stabiliscono solo il tetto di 5 mila euro
annui. Significa che con i voucher puoi fare qualsiasi lavoro non
riconoscendo ferie, malattia, maternità e rinunciando a qualsiasi
diritto, primo fra tutti le norme sulla sicurezza sul lavoro.
In
piazza ci saranno molti parlamentari che appoggiano la vostra protesta
ma che hanno votato Sì o sono usciti dall’aula sulla fiducia alla
manovrina. Come li accoglierà?
Chiunque voglia sostenere le nostre
ragioni e la nostra battaglia contro il precariato è il benvenuto. Di
certo avremmo preferito più determinazione in Parlamento nell’opporsi a
questo schiaffo alla democrazia. Detto questo penso però che sia venuto
il tempo della costruzione e quindi chiederò a tutti i parlamentari
presenti in piazza di mettere al centro il tema del lavoro e dei suoi
diritti.
La vostra proposta di legge è stata incardinata in
commissione Lavoro alla Camera. Pensa che entro la fine della
legislatura si possa ottenere già qualche risultato? Se potesse
scegliere un provvedimento, qual è quello che le sta più a cuore?
Lo
spero, proprio per dare il segno di un cambiamento politico ormai
necessario. Se dovessi scegliere sarei incerta tra due cose: tutele per i
licenziamenti illegittimi e regolamentazione della rappresentanza delle
imprese, per intenderci basta a contratti pirata firmati da
associazioni di imprese senza rappresentanza. Cosa che proporremmo anche
al tavolo del 4 luglio con Confindustria sul cosiddetto “Patto della
fabbrica”.
Dalla sua risposta sui risultati in Parlamento mi
sembra di cogliere apprezzamento per una eventuale ricostruzione del
centrosinistra a patto che sia basata su un cambio di politiche del
lavoro. È così?
Non entro nella discussione di questi giorni. Dico
solo che da tempo come Cgil sentiamo la necessità che la politica torni
ad affrontare il tema del lavoro. Si tratta di politiche di sinistra e
vorremmo tornare a metterle in fila e a discutere con soggetti che siano
interessati a farlo.