Il Fatto quotidiano, 8.6.2017
Un'alleanza di sinistra che parli al M5s
Di Antonio Ingroia
Roma
E' giunto il momento di mettere a frutto la vittoria del No al referendum del 4 dicembre. Poco si è fatto in questi sei mesi per tradurre quel voto di resistenza in un progetto di riscossa costituzionale. Il più grave errore è stato quello di vedere come un punto d'arrivo quello che invece doveva essere un punto di partenza. Gettare subito le fondamenta per costruire un fronte popolare, aperto, orizzontale, partecipato dal basso, unitario e inclusivo. Perché possano trovarvi posto tutte le anime democratiche del popolo del No, ma senza escludere in partenza con veti chi, pur avendo votato Sì, si impegni seriamente nel progetto di attuazione della Costituzione che abbiamo salvato il 4 dicembre scorso, e per il ripristino dei diritti sociali e civili che gli ultimi governi hanno letteralmente saccheggiato. Non è stato fatto finora e resta l'amarezza per l'occasione persa. Ma non siamo ancora fuori tempo massimo. In questi mesi, Matteo Renzi, da peggior bugiardo, si è riorganizzato: non ha abbandonato la politica, come pure aveva promesso in caso di sconfitta, e si è messo al lavoro per tornare rapidamente a Palazzo Chigi. E ovviamente dalla sua parte ha ancora gli stessi centri di potere che l'hanno sostenuto finora, che aspettano di incassare altri dividendi. Quale sia il progetto dell'ex premier è ben noto, la priorità è allora fermarlo alle prossime elezioni per impedire che possa finire il lavoro che ha iniziato tre anni fa e proporre agli italiani un'alternativa di governo. Si può fare. Marco Travaglio ha indicato proprio su questo giornale una possibile strada, io direi che è anche l'unica. La legge elettorale con cui si dovrebbe tornare al voto, ammesso che resti quella di cui si parla in questi giorni, non offre molte alternative: occorre che le varie anime della sinistra ritrovino un'unità programmatica, superando vecchi e inutili steccati, abbandonando antichi egoismi, personalismi e settarismi, andando al di là delle tessere di partito, mettendosi insieme non con le loro sigle, ma con il loro impegno e alleandosi col mondo dei movimenti civici e costituzionali. Quello che una volta era il popolo della sinistra ha perso fiducia e lo si può riconquistare solo con una proposta credibile, non con un altro contenitore politico nelle mani delle solite élite, percepite ormai come distanti e viste con insofferenza. Quel tipo di errore lo abbiamo già commesso e sappiamo com'è andata. Bisogna allora partire dalle esigenze concrete dei cittadini e fare quello che purtroppo non si è fatto finora: costruire un progetto con un'identità politica chiara, un'alleanza per la Costituzione che riprenda e rilanci la vittoria del 4 dicembre, che guardi agli interessi dei più deboli, che ripristini i diritti sociali e civili cancellati, che stia dalla parte dei lavoratori, che s'impegni a costruire un'occupazione vera e stabile, che faccia della lotta alle mafie e alla corruzione una priorità, che difenda la scuola pubblica e l'ambiente. Questo lo vogliono tanti italiani, come dimostrano le più di 50.000 firme che in pochi giorni abbiamo raccolto su c h a n g e . or g attorno alla proposta della confisca dei beni dei corrotti. È il momento per un nuovo civismo costituzionale. Ma non basta. È necessario che questa alleanza per la Costituzione trovi nel Movimento 5 Stelle l'interlocutore con cui portare avanti un programma imperniato su pochi punti, chiari, su cui fare fronte comune, costruire un'intesa di scopo in grado di restituire finalmente democrazia, giustizia e diritti ai cittadini. La sfida è anche per loro, perché escano dall'isolamento e accettino di fare un percorso condiviso con chi combatte le stesse battaglie pur non avendo la stessa tessera. È arrivato il momento di pensare in grande. La protesta da sola non serve a cambiare le cose. Ciascuno abbia il coraggio di cambiarsi un po'per cambiare radicalmente il Paese.© RIPRODUZIONE RISERVATA