Il Fatto 17.6.17
Il Pd scarica il teste Marroni per salvare l’indagato Lotti
In
Senato - Per non subire l’iniziativa delle opposizioni i dem presentano
una mozione – che non nomina il ministro – per cacciare il dirigente
che l’ha coinvolto
di Wanda Marra
Ancora una
volta il problema di Paolo Gentiloni, di Matteo Renzi e del Pd si chiama
Luca Lotti, indagato per favoreggiamento e rivelazione di segreto
d’ufficio nell’inchiesta Consip. Il gruppo dem a Palazzo Madama ieri ha
presentato una mozione per chiedere la rimozione dell’amministatore
delegato di Consip, Luigi Marroni (in origine renziano), mai indagato e
teste chiave anche per aver rivelato che tra coloro che lo informarono
dell’inchiesta c’era proprio Lotti. La mozione occulta non solo la
posizione, ma persino il nome del ministro.
Martedì in Senato ci
saranno in votazione 6 mozioni sul caso Consip (5 chiedono la rimozione
di Luigi Marroni, amministratore delegato della società appaltante) e la
maggioranza rischiava di andare sotto. Una figuraccia politica su un
tema vitale, che governo e Pd stanno cercando di ammortizzare,
presentando una mozione in proprio per chiedere le dimissioni di
Marroni. Scaricando l’ad di Consip, anche se dovessero andare sotto
sulle altre mozioni che la chiedono, la cosa salterebbe meno agli occhi.
Ieri, all’ultimo momento utile, il gruppo in Senato (prima firma, Luigi
Zanda, il capogruppo, tra le altre quella del renzianissimo Andrea
Marcucci) ha presentato la sua mozione per chiedere la rimozione dei
vertici Consip.
Nella premessa si legge: “Risulta che
l’amministratore delegato avrebbe testimoniato alla magistratura di aver
ricevuto esplicite richieste, da soggetti esterni alla società,
finalizzate a orientare gli esiti di importanti gare d’appalto indette
dalla Consip”. Pressioni – secondo Marroni – ricevute, tra gli altri,
dall’imprenditore Carlo Russo che avrebbe parlato a nome di Tiziano
Renzi: ma questo, ovviamente, nella mozione non c’è. Si dice, nel testo
Pd, che “non avrebbe provveduto a denunciare tempestivamente alla
magistratura i fatti”, né “a revocare o sospendere le relative procedure
d’appalto”. Si parla però della rimozione della strumentazione
necessaria all’indagine. Si tratta della bonifica del suo ufficio fatta
dallo stesso Marroni il 20 dicembre scorso, in seguito alla quale
avrebbe trovato delle cimici, posizionate dalla magistratura di Napoli
che stava indagava per corruzione in relazione al maxi-appalto da 2,7
miliardi per la gestione degli immobili pubblici. Ai magistrati, Marroni
disse allora di essere stato informato dell’inchiesta su Consip da
quattro persone, tra cui Lotti. Motivo per cui il ministro dello Sport è
indagato. Ma di Lotti nella mozione non si fa cenno. Quasi come se
tutto fosse accaduto per caso, a partire dalla bonifica dell’ufficio.
Se
ne parla in un’altra delle 4, invece, quella di Idea (il movimento di
Gaetano Quagliariello), prima firma Andrea Augello, che chiede la
rimozione di Luigi Marroni dai vertici Consip, con una premessa
particolarmente insidiosa: “Emergerebbero gravissime dichiarazioni rese
alla magistratura dal dottor Marroni, riguardo al ruolo del ministro
Luca Lotti”. Nella mozione dem, il nome di Lotti non appare mai. Non è
ancora stata depositata, ma lo sarà tra breve, una mozione analoga di
Mdp, in cui si mette in luce il ruolo del ministro. Denuncia Miguel
Gotor: “La mozione su Consip presentata dal Pd al Senato i senatori di
Mdp non la voteranno perché la vicenda di Marroni è indissolubilmente
legata a quella di Lotti e il governo avrebbe dovuto mostrare la
sensibilità e l’opportunità politica di far dimettere Lotti”. Stessa
posizione dai 5Stelle. “I dem lasciano Lotti al suo posto e chiedono la
rimozione dell’ad, Marroni, dopo che sono passati oltre 6 mesi da quando
si è venuti a conoscenza dell’inchiesta: sono degli ipocriti senza
vergogna”.
Per far approvare la propria mozione, il Pd punta sui
voti dei centristi. Ma poi potrebbero essere votate anche le altre.
Quagliariello rivendica la vittoria politica: finora avevano fatto di
tutto per non farla calendarizzare.
Il governo pensa anche che sia
giunto il tempo di rimuoverlo. E se a Palazzo Chigi e al Nazareno
speravano che potesse ritrattare le accuse, nell’ultimo interrogatorio
(solo qualche giorno fa) secondo l’Ansa non l’avrebbe fatto. Alla
rimozione finora si era opposto Padoan. Ieri, nessun commento ufficiale
dal ministero dell’Economia: ma la posizione non è cambiata. Sono ancora
convinti che non si possa rimuovere d’ufficio un ad. Si vedrà.