Repubblica 31.5.17
Teorie scientifiche e vicende belliche. Da Platone a Turing
Matematici sul piede di guerra
Piergiorgio Odifreddi
In
“Guerra e pace” (1869) Tolstoj non si limita a raccontare le gesta
dell’imperatore francese Bonaparte e dello zar russo Alessandro, perché
ritiene che concentrarsi sui grandi personaggi sia un buon modo per
prendere abbagli sulla storia. Se ne dilettano gli storici, per comodità
o per pigrizia, ma così facendo essi compiono, come dice Tolstoj
stesso, l’errore di «riconoscere espressa nell’attività di un solo
personaggio storico la volontà di tutti gli uomini».
In
realtà la storia è il prodotto di una grande azione collettiva, in cui
ciascun protagonista fornisce il suo piccolo apporto. E Tolstoj offre
un’interessante metafora matematica: secondo lui, questo è ciò che
avviene nel calcolo infinitesimale, in cui l’apporto individuale di
quantità infinitesime, chiamate differenziali, viene sommato calcolando
una somma infinita, chiamata integrale. In termini matematici, dunque,
la storia sarebbe l’integrale dei comportamenti infinitesimi degli
individui.
Si tratta appunto di una metafora, perché finora
nessuno è riuscito a formalizzare matematicamente un calcolo della
storia. Ma gli economisti l’hanno fatto per il mercato: Léon Walras
sviluppò a fine Ottocento una teoria dell’equilibrio generale nella
quale gli operatori economici sono visti come le molecole di un gas, la
cui temperatura tende automaticamente all’equilibrio termodinamico
attraverso gli scambi di interazioni fra le molecole.
La teoria di Walras era una formalizzazione matematica di una famosa metafora di Adam Smith. Nella Ricchezza delle nazioni
(1776)
questi aveva infatti supposto che, mentre gli operatori economici
agiscono unicamente sulla base dei propri interessi individuali, una
“mano invisibile” guida automaticamente i loro comportamenti verso la
realizzazione di un utile collettivo. Walras propose di dimostrare che
la “mano invisibile” fa tendere il mercato verso l’equilibrio della
domanda e dell’offerta delle singole merci: un programma che fu
parzialmente realizzato da Kenneth Arrow e Gerard Debreu nel 1954, in un
lavoro che contribuì a far vincere il premio Nobel per l’economia al
primo nel 1972, e al secondo nel 1983.
Le applicazioni della
matematica all’economia non riguardano direttamente la guerra, anche se
si potrebbe parafrasare Carl von Clausevitz dicendo che l’economia è la
continuazione della guerra con mezzi forse meno cruenti, ma non meno
devastanti, scatenati dalla speculazione dei mercati, delle borse e
delle banche.
Le applicazioni della matematica alla guerra
comunque non mancano, e sono state teorizzate e praticate fin
dall’antichità. Platone, ad esempio, scriveva nella Repubblica (VII,525)
che la matematica «non va coltivata per tenere la contabilità del dare e
dell’avere, come fanno i mercanti e i bottegai, ma per condurre la
guerra». Archimede, dal canto suo, fu forse il primo matematico a
impiegare il proprio ingegno per sviluppare armi di distruzioni di
massa: gli specchi ustori a beneficio del tiranno di Siracusa.
I
primi studi di Galileo agli inizi del Seicento, poi sistematizzati nei
Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze (1638),
riguardavano la balistica: cioè, il moto dei proiettili, il cui
percorso egli riuscì a individuare in una parabola. Dal canto suo,
Keplero studiò nella Strenna natalizia sulla neve esagonale (1611) un
problema posto dal navigatore e avventuriero Walter Raleigh, riguardante
il modo ottimale di impilare le palle di cannone sulle navi. La
soluzione al problema non fu ottenuta che nel 1998 da Thomas Hales,
attraverso una dimostrazione uomo-macchina che richiese un uso massiccio
del computer per effettuare i calcoli necessari.
Più in generale,
l’intera branca della matematica chiamata “ricerca operativa” si dedica
alla soluzione di problemi di ottimizzazione, dalla distribuzione delle
risorse alla dislocazione degli armamenti, ed è nata appunto da
esigenze di tipo militare durante la Seconda Guerra Mondiale. Le prime
applicazioni riguardarono il posizionamento dei radar e la caccia ai
sottomarini tedeschi, ma in seguito l’ottimizzazione è stata usata dalle
imprese industriali e commerciali per risolvere i problemi che vanno
dalla distribuzione delle merci alla pianificazione delle reti dei
servizi.
L’informatica, dal canto suo, si è anch’essa sviluppata
da imprese belliche. In Inghilterra il team di ricercatori radunati a
Bletchey Park, nel quale ebbe una parte di rilievo Alan Turing, si
dedicò alla decifrazione dei codici nazisti crittati con la macchina che
ha dato il titolo al film
Enigma (2001), nei modi narrati anche
nel film Imitation game (2014). Negli Stati Uniti, invece, i calcoli
necessari alla costruzione della bomba atomica furono effettuati da Los
Alamos da un team di scienziati di ogni genere, nel quale ebbe una parte
di rilevo John von Neumann.
Turing e von Neumann sono i nomi
chiave della storia dell’informatica. Il primo, perché nella sua tesi di
laurea del 1936 scrisse nei dettagli il progetto teorico del
calcolatore programmabile che oggi chiamiamo computer. E il secondo,
perché subito dopo la guerra prese la direzione effettiva del progetto
pratico della sua costruzione. Inutile dire che entrambi i progetti
erano stati commissionati dai militari, dal Laboratorio di Ricerca
Balistica dell’esercito statunitense. La stessa origine ha Internet, che
in origine si chiamava Arpanet (Advanced Research Projects Agency
Networks). L’agenzia in questione era quella del Dipartimento della
Difesa degli Stati Uniti, e si chiamava appunto Darpa: fu essa a
commissionare nel 1968 il progetto della rete, con lo scopo di
distribuire la catena del comando in maniera tale da renderla immune ad
attacchi locali, che potevano distruggerne una parte senza intaccare il
tutto. Un altro centro paramilitare di studi matematici del primo
dopoguerra fu la famosa, o famigerata, Rand Corporation (Research and
Development Corporation), alla quale collaborarono cervelli quali Arrow e
von Neumann. Quest’ultimo fu una delle ispirazioni di Kubrick per il
personaggio de Il Dottor Stranamore (1964), insieme ad due altri
consulenti della Rand Corporation: il futuro segretario di Stato Henry
Kissinger, e lo stratega nucleare Herman Kahn.
I fiori
all’occhiello della Rand Corporation furono però i vari matematici che
vinsero in seguito il premio Nobel per l’economia per i loro studi sulla
“teoria dei giochi”: primo fra tutti John Nash, premiato nel 1994 e
protagonista di A beautiful mind (2001). Nonostante il suo
apparentemente innocuo nome, la teoria dei giochi è la teoria matematica
della strategia economica, politica e bellica, ed è l’erede moderna del
vecchio gioco di guerra prussiano del Kriegspiel, creato nel 1812:
l’anno stesso dell’invasione napoleonica della Russia che diede lo
spunto a Tolstoj per il suo grande romanzo, oltre che per le sue acute
osservazioni sull’uso della matematica per una descrizione della guerra,
e più in generale di tutte le situazioni di conflitto individuale o
collettivo.