Repubblica 31.5.17
Ha vinto il dibattito tv contro May In un
mese ha recuperato 14 punti nei sondaggi E ora in molti sono pronti a
scommettere che l’8 giugno sarà lui a trionfare
Corbyn
La rincorsa all’ultimo respiro dell’anima rossa del Labour
Enrico Franceschini
LONDRA.
In un mese di campagna elettorale ha recuperato nei sondaggi da meno 20
a meno 6: l’ultimo, pubblicato ieri, dà i conservatori ancora in testa,
43 a 37 per cento, ma con il margine d’errore il distacco potrebbe
essere più piccolo. Lunedì sera ha vinto “alla grande” il primo
dibattito televisivo con Theresa May, secondo il
Financial Times:
e
probabilmente sarebbe stata una vittoria ancora più netta se la premier
conservatrice, per timore del confronto, non avesse rifiutato il faccia
a faccia, optando per interviste separate. Ora commentatori e opinione
pubblica si chiedono se Jeremy Corbyn vincerà anche le elezioni dell’8
giugno, realizzando la terza clamorosa sorpresa degli ultimi 12 mesi,
dopo quelle della Brexit e di Trump. E’ presto per prevederlo. Ieri
mattina il leader laburista è incappato in un imbarazzante incidente,
rivelandosi incapace di dire, durante un’intervista alla radio, quanto
costerebbe il suo generoso programma di assistenza all’infanzia. “Lei
sta sfogliando il manifesto elettorale e spulciando l’iPad, è evidente
che non sa la risposta”, lo ha incalzato l’intervistatrice. Resta il
fatto che Corbyn, fino a poche settimane or sono considerato senza
scampo, è protagonista di un’incredibile rimonta.
Da dove viene Jeremy Corbyn?
Da
35 anni nelle file dei “back benchers”, i peones del parlamento
britannico: un deputato laburista schierato così a sinistra da non avere
mai ricevuto un incarico nel governo o nel partito. “La primula rossa”,
lo chiamavano i tabloid.
Come è diventato leader?
Dopo le
dimissioni di Ed Miliband, sconfitto da David Cameron alle elezioni del
2010, ha vinto le primarie del Labour. «All’inizio i bookmaker mi davano
200 a 1», ama ricordare Corbyn. «Vinse perché era sincero, spontaneo,
diverso dai politici tradizionali e diceva finalmente cose di sinistra»,
afferma il deputato Richard Burgon.
Come la prese il partito?
Malissimo,
il gruppo parlamentare: a un certo punto tre quarti del “governo ombra”
laburista si è dimesso e 180 deputati su 230 gli hanno votato la
sfiducia, convinti che, con le sue posizioni radicali, il Labour fosse
destinato all’opposizione per sempre. Un anno dopo la sua elezione a
leader, nuove primarie: e le ha rivinte lui. Trascinato dall’entusiasmo
della base: con Corbyn gli iscritti sono raddoppiati a 530 mila, più di
ogni altro partito in Europa. “«E’ un leader laburista che ha fatto i
picchetti degli scioperi insieme agli operai», osserva Tom McTague,
columnist di Politico.
Perché aveva 20 punti di distacco nei sondaggi?
«Perché
i media, per la maggior parte fedeli ai Tories, gli sono ostili e
l’hanno lungamente descritto come troppo vecchio, troppo di sinistra,
troppo contestato dal suo stesso partito», dice il regista Ken Loach,
che lo sostiene.
In che modo ha rimontato?
Per le leggi
elettorali, la tivù ha dovuto dargli pari spazio. «E’ piaciuto alla
gente, quando la gente ha potuto conoscerlo», nota David Dimbleby,
veterano della Bbc. «E’ genuino, calmo, gentile, riservato», riconosce
Kenneth Clarke, padre nobile dei Tories.
Cos’altro ha influito sulla rimonta?
Theresa
May in campagna elettorale si è rivelata un disastro. «Più la conosci,
meno ti convince », taglia corto Jonathan Freedland, columnist del
Guardian.
E’ fredda, innaturale, legnosa. In più il suo programma
contiene tagli all’assistenza agli anziani e ai pasti gratis nelle
scuole (in parte ritrattati). Quello di Corbyn promette più soldi per
sanità, scuola, sicurezza. Promesse forse irrealizzabili, ma il
messaggio funziona.
Ci sono dei precedenti nella rimonta di Corbyn?
«Jeremy
somiglia a Bernie Sanders», afferma il filologo Noam Chomsky. «Anche il
senatore americano veniva dato per spacciato e per un pelo non ha
battuto Hillary». Ora i consiglieri di Sanders aiutano gratuitamente i
volontari di Momentum, braccio giovanile del Labour, insegnando nuove
tecniche di propaganda. Come “text-a-peer”, manda un messaggino a un
amico.
Basterà a fargli vincere le elezioni?
Come minimo potrebbe vincere più voti del suo predecessore Miliband.
E
se May non otterrà la maggioranza assoluta, Corbyn potrebbe formare un
governo di coalizione con lib-dem e verdi, appoggiato dall’esterno dagli
indipendentisti scozzesi. «Sarei felice di mettere Jeremy a Downing
Street», dice Nicola Sturgeon, premier del governo di Edimburgo.