giovedì 11 maggio 2017

La Stampa 11.5.17
E de Bortoli conferma tutto: «Sono sicuro delle mie fonti»
L’ex direttore del «Corriere»: spero che la querela non sia solo un annuncio
di Sergio Bocconi


Milano Era inevitabile: il dibattito è cominciato dalla pagina 209. Alla prima presentazione pubblica del libro di Ferruccio de Bortoli Poteri forti (o quasi) . Memorie di oltre quarant’anni di giornalismo (La nave di Teseo) che si è tenuta ieri al teatro Parenti, non poteva restar fuori il «caso» sollevato dalla rivelazione riportata appunto in quella pagina: «Maria Elena Boschi chiese a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria» da parte di Unicredit.
Dopo la smentita (con prospettata querela) dell’allora ministro e oggi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Boschi, de Bortoli ha confermato tutto ancora prima di salire sul palco: «Sono assolutamente tranquillo e sicuro delle mie fonti. Sono un collezionista di querele. E spero che quello di Boschi non sia solo un annuncio». In seguito ha aggiunto rivolgendosi al pubblico (numeroso): «Ho parlato di interessamento e non di pressioni. Credo si debba uscire dall’ipocrisia, non trovo nulla di strano nel fatto che i politici si occupino dei problemi economici del territorio. Poi ci sono i conflitti d’interesse e le parole in Parlamento. Un conto è interessarsi, altra cosa sono ingerenze o pressioni».
E cosa dovrebbe fare adesso Maria Elena Boschi? Ha chiesto la giornalista Maria Luisa Agnese, «incaricata» di intervistare de Bortoli, Paolo Mieli (entrambi per due volte direttori del Corriere della Sera ) e Piergaetano Marchetti, giurista che di Rcs (editore del quotidiano) è stato presidente e consigliere. Risponde Mieli: «Attendere. Manca un “dettaglio”: Ghizzoni, il cui silenzio appare una conferma, ha il dovere di spiegare dove, come e quando. Boschi dovrà rispondere alle sue precisazioni». Poi è lo stesso Mieli a dire scherzando: «Ora però non limitiamoci a parlare della pagina 209. Il libro è molto altro: è la storia di una ragazzo che desidera di fare il giornalista e racconta passo dopo passo anche le incertezze, gli errori nei primi passi. Una narrazione sincera di un lungo viaggio compiuto mantenendo sempre la schiena dritta».
E il dibattito entra nel vivo di temi cari a de Bortoli: la debolezza dei poteri forti, le carenze della classe dirigente, e i rapporti fra élite e giornalismo. Di cui aspetto non secondario è la proprietà della stampa. Mieli ha sottolineato la «fortuna per il Corriere di avere oggi un editore unico» rispetto a un passato nel quale aveva «troppi padroni». De Bortoli si dice d’accordo, pur sottolineando che «aver avuto tanti padroni che la pensavano in modo diverso è stato anche un elemento di libertà, con una redazione di qualità difficile da condizionare». Marchetti precisa «che autorevolezza e schiena dritta sono premianti in una logica di resistenza. Le tentazioni di in-fluire sono tante». Sorride de Bortoli: con numerosi azionisti «è più facile scontentarli tutti che accontentarne qualcuno». Forse il vero problema dei problemi forti è che non ci sono più. O si sono affievoliti, a beneficio anche di «raider» e «sciami di manager che passano da un’azienda all’altra inseguendo bonus», dice de Bortoli. Che ribadisce anche le critiche a «imprenditori privati che si sono rifugiati negli ex monopoli pubblici» o hanno fatto finanza a scapito dell’industria. Interviene Mieli con humor: «Non spaventare i lettori. Il tuo non è un libro di economia. È la storia di un ragazzo diventato un grande giornalista».

La Stampa 11.5.17
L’incubo del Pd: giù nei sondaggi per il ciclone su Maria Elena
Gentiloni, faccia a faccia con Boschi
di Fabio Martini


La sequenza va in scena a mezzogiorno a Palazzo Chigi e racconta chi dia la linea al governo sulla vicenda Boschi: lei stessa. Nella sala stampa è in programma una conferenza stampa sul piano nazionale per la riduzione del rischio idrogeologico del ministro dell’Ambiente ma a sorpresa si presenta anche Maria Elena Boschi: «Benvenuti alla presidenza del Consiglio, ovviamente parleremo di un tema, il rischio idrogeologico, che sta a cuore a tutti noi, ma visto che i giornali hanno altre notizie...». Da quel momento la sottosegretaria alla Presidenza parlerà per cinque minuti e mezzo, pronuncerà la sua autodifesa sulla storia di Banca Etruria e dopo aver detto due parole anche sul tema della conferenza stampa, si congeda: «Lascerei la parola al ministro, buona giornata e buon lavoro....». Se ne va prima che sia possibile farle domande: la versione dei fatti è dettata in prima persona dalla ex ministra, ad uso dei telegiornali.
Il protagonismo di Maria Elena Boschi e il suo metterci la faccia corrisponde ad una linea che lei stessa ha caldeggiato, quella del rigetto totale di ogni illazione, una linea che Matteo Renzi ha condiviso e sulla quale il presidente del Consiglio ha messo il sigillo, dopo un colloquio a due con la sottosegretaria. In definitiva il governo e il Pd hanno blindato la Boschi e non hanno avuto grandi difficoltà a farlo anche perché, col passare delle ore, l’accerchiamento si dimostrava meno asfissiante del previsto. A parte i Cinque Stelle, che hanno tenuta alta la temperatura e il duo Salvini-Meloni che su questi temi non si discostano mai dai “grillini”, le due forze che avrebbero potuto mettere in difficoltà la Boschi - Forza Italia e Articolo 1 - hanno abbassato l’artiglieria. Subordinando la richiesta di dimissioni ad una serie di “se”.
Ma invece l’insistenza dei Cinque Stelle corrisponde a quel clima da “campagna elettorale permanente” che oramai è destinata a segnare i prossimi mesi. Con un paradosso: la vicenda Boschi, se non verrà spenta in pochi giorni, rischia di inficiare e congelare una ripresa di consensi del Pd che è in atto da una decina di giorni e che ieri ha fatto segnare un picco, per effetto di un sondaggio realizzato da un istituto che lavora per il Pd. È stato Matteo Renzi a far sapere, attraverso un post su Facebook, che secondo l’ultimo sondaggio di Swg, il Pd è risalito 30,5% delle intenzioni di voto, con un incremento di un punto rispetto alla settimana scorsa e due punti e mezzo rispetto al mese di marzo.
E mentre il Pd risale, sempre secondo Swg, i Cinque Stelle perdono quota, raccogliendo il 27,5% dei consensi potenziali, mentre Mdp-Articolo 1 sarebbe al 3,7%. Sulla vicenda-Boschi gli scissionisti dal Pd si sono fatti sentire di buona mattina con Pier Luigi Bersani («Se non si fa chiarezza sulla vicenda di banca Etruria, Maria Elena Boschi deve dimettersi»), ma da quel momento in poi non hanno rincarato la dose, lasciando quasi cadere la questione. Per timore di una crisi che possa diventare rischiosa per il governo e per la legislatura? Una cosa è certa: le intenzioni di voto segnalate da tutti i sondaggi sono sempre meno gratificanti per la formazione di Bersani e D’Alema e dunque elezioni troppo anticipate sono vissute da quella parte come uno spauracchio.
Per La Boschi «la misura è colma» e devono intervenire i legali. Ma il caso Banca Etruria, riaperto dal libro di Ferruccio de Bortoli “Poteri forti (o quasi)” - in cui si racconta che l’allora ministra avrebbe chiesto all’ad di Unicredit Ghizzoni di valutare l’opportunità di comperare l’istituto di credito di cui papà Boschi era vicepresidente -, è destinato egualmente a tornare in Parlamento, dato che i 5 stelle hanno annunciato una mozione di censura per il governo e chiesto al presidente del consiglio Gentiloni di venire a riferire alla Camera.
Boschi nega quanto sostenuto nel libro e tramite annuncia querele. De Bortoli conferma e assicura di aver appreso la notizia da buone fonti. Ghizzoni, l’unico che con una sua conferma o smentita potrebbe far deflagrare o chiudere il caso, si trincera dietro un “no comment”, ma M5S vorrebbe anche anticipare l’imsediamento della commissione d’inchiesta sulle banche, in modo da poterlo convocare in Parlamento.
Nel clima di campagna elettorale che ormai si respira, difficilmente le polemiche si placheranno. I 5 stelle non sono soli a pretendere un dibattito in Parlamento. Già martedì sera la Meloni aveva minacciato a “Otto e mezzo” una mozione di sfiducia per l’intero governo, e anche la Lega è sulla stessa linea. Alla fine il centrodestra si ritroverà tutto contro il governo. E a sorpresa, a chiedere “chiarimento o dimissioni” da parte della Boschi, si sono uniti gli scissionisti bersaniani di “Articolo 1”, che formalmente farebbero parte della maggioranza, ma non rinunciano a incalzare il governo, e soprattutto Renzi. L’ex-premier, e leader appena riconfermato del Pd, a sentire chi gli ha parlato, è furioso: è stato lui a pretendere un’immediata reazione giudiziaria, anche se si sa che i tempi della giustizia e quelli della politica non coincidono mai.

Corriere 11.5.17
Houellebecq celebra Schopenhauer «Grazie per il piacevole pessimismo»
Lo scrittore francese folgorato dal filosofo tedesco: nessuno mi ha influenzato più di lui
di Stefano Montefiori


PARIGI Che bello, il pessimismo. Che liberazione, intuire e accettare finalmente l’assurdità e l’inutilità — quando va bene — della vita contro l’ingiunzione della società a essere felici.
Nel breve saggio In presenza di Schopenhauer (La nave di Teseo) Michel Houellebecq rende grazie al filosofo tedesco per avergli consentito di neutralizzare, superare, qualche volta irridere il tratto a lui più insopportabile della contemporaneità: l’obbligo di essere performanti (vocabolo spaventoso e quindi perfetto per l’occasione), adeguati e competitivi in ogni circostanza, quando si è attori dell’economia di mercato e anche quando si è amanti — o si tenta goffamente di esserlo — nell’arena non meno stressante delle relazioni sessuali e sentimentali.
È il tema centrale e ricorrente nell’opera dello scrittore francese, presente sin dal primo e per molti insuperato romanzo, Estensione del dominio della lotta , quello in cui descrive l’allargarsi della logica liberista e consumista all’amore e al sesso: «Nessun’altra civiltà, nessun’altra epoca sono state capaci di sviluppare nelle persone una tale quantità di amarezza — dice il protagonista alla psichiatra —. Viviamo momenti senza precedenti. Se dovessi riassumere lo stato mentale contemporaneo con una parola, sceglierei senza dubbio questa: l’amarezza». «A quando risalgono i suoi ultimi rapporto sessuali?», chiede allora la psichiatra. «Un po’ più di due anni». «Ah! — esclama lei quasi trionfante —, lo vede! In queste condizioni, come può amare la vita?». Segue logicamente la richiesta di fare l’amore, e l’ovvio rifiuto. Per le consultazioni successive la psichiatra si farà sostituire da un collega maschio.
Quello è il punto, l’amarezza deriva dall’illusione che i desideri possano essere soddisfatti con più impegno, più competenza, più coraggio, più soldi o più amore. «Aumentare i desideri fino all’insostenibile rendendo allo stesso tempo la loro realizzazione sempre più inaccessibile, quello era il principio unico sul quale si basava la società occidentale», si legge in uno dei romanzi successivi, La possibilità di un’isola .
È il libro in cui Houellebecq denuncia meglio la dittatura del desiderio, sotto forma della crudeltà dei corpi che invecchiano rendendo impossibile l’amore e quindi la felicità. Attraverso la clonazione l’umanità cerca di liberarsi dal desiderio, e quasi ci riesce. Solo che poi il nemico torna inesorabile sotto forma nostalgica, desiderio del desiderio scomparso.
Più o meno ai tempi della pubblicazione de La possibilità di un’isola , nel 2005, Houellebecq comincia allora un lavoro di traduzione e commento dell’opera di Schopenhauer. Lo abbandonerà dopo qualche mese, non prima di avere già analizzato circa trenta brani tratti dalle due opere più celebri del filosofo: Il mondo come volontà e rappresentazione e Aforismi sulla saggezza nella vita . Quei testi sono oggi raccolti nel libro In presenza di Schopenhauer , ideale prolungamento del potente saggio H.P. Lovecraft. Contro il mondo, contro la vita (Bompiani, 2001).
Houellebecq esamina Schopenhauer ma prima racconta l’incontro che gli cambierà la vita. A metà degli anni Ottanta, nella biblioteca comunale del VII arrondissement, lo scrittore si imbatte un po’ per caso negli Aforismi . «All’epoca conoscevo già Baudelaire, Dostoevskij, Lautréamont, Verlaine, quasi tutti i romantici; anche molta fantascienza — scrive Houellebecq —. Avevo letto la Bibbia, i Pensieri di Pascal, Anni senza fine , La montagna incantata . Pensavo quantomeno di aver concluso un ciclo della mia scoperta della letteratura. Poi, nel giro di pochi minuti, tutto è cambiato».
Lo scrittore racconta della corsa in tutta Parigi per trovare poi una copia del Mondo come volontà e rappresentazione , infine scovato per miracolo su uno scaffale delle Presses universitaires de France, in boulevard Saint Michel, copia di seconda mano (i tempi di Amazon erano ancora lontani).
«Nessun romanziere o poeta mi avrà influenzato quanto Arthur Schopenhauer», scrive Houellebecq, che giudica la lettura del filosofo tedesco «piacevole e confortante».
Ecco, l’importanza e la bellezza di questo saggio risiede nella comprensione di quanto possa essere «piacevole e confortante» anche il passaggio in cui Schopenhauer racconta di quel terreno ricoperto di ossa, nell’isola di Giava, simile a un campo di battaglia: in realtà si tratta di scheletri di grosse tartarughe, che escono dal mare per andare a deporre le uova e vengono assalite da cani selvatici che le rovesciano sul dorso, strappano il carapace e le divorano vive. Spesso, a quel punto, i cani vengono a loro volta divorati da una tigre.
Devastazione che si ripete migliaia e migliaia di volte, anno dopo anno. «Perché queste scene atroci? — si chiede Schopenhauer —. A ciò non v’è che una sola risposta: così si oggettiva il voler vivere». Passaggio che Houellebecq dedica, con sublime perfidia, agli ambientalisti.
Schopenhauer è «piacevole e confortante» perché leggendolo ci si sente meno soli e si comprende la chiave dell’esistenza. Che non può essere la rincorsa del desiderio ma la scelta di fare un passo di lato, contemplare la bellezza del mondo, che pure esiste, senza lasciarsi sopraffare dalla «logica del supermercato»; prendere coscienza del dolore come verità ultima dell’universo ma trarne la capacità di provare compassione per animali e uomini, che come noi vivono e quindi soffrono.
«Il messaggio è sempre quello, radicale, del buddhismo — scrive Houellebecq —. Ma si tratta a conti fatti di un buddhismo temperato, umanizzato, adattato alla nostra cultura, alla nostra indole impaziente e avida, alla nostra scarsa propensione alla rinuncia».
La lezione del Buddha trasmessa da Schopenhauer permette di insegnare ai frenetici occidentali che la speranza viene dalla sofferenza, non dal desiderio. Perché dopo tanta sofferenza i personaggi di Houellebecq — dalle Particelle elementari alla Possibilità di un’isola a Sottomissione — approdano alla rinuncia. E, quindi, finalmente, alla pace.
@Stef_Montefiori