giovedì 4 maggio 2017

La Repubblica del 3.5.2017
Corrado Augias risponde alla lettera di Paolo Izzo
sul rapporto violenza e religione

Se la violenza si ammanta di religiosità
 

CARO Augias, avrebbe meritato maggiore spazio sui media un caso di bullismo, forse il primo a sfondo "religioso", di cui è stato vittima un diciassettenne a Catania. Un suo post critico di inizio anno sulla processione di sant'Agata, patrona della città, ha scatenato prima insulti e minacce gravi, che lo hanno costretto in casa per settimane, poi addirittura un pestaggio in piena regola, non appena il giovane si è concesso una passeggiata in centro. L'Uaar del capoluogo etneo ha annunciato l'apertura di uno "Sportello laico per i giovani e la scuola": un chiaro segnale che quell'atto violento di "bullismo religioso" ha radici profonde, addirittura nell'istruzione pubblica dove, per dirne una, l'offerta alternativa all'ora di religione si deve cercare con il lumicino. A me personalmente, l'intera vicenda ricorda gli inchini sotto le case dei boss durante le processioni: quell'odioso connubio tra mafia e religione, che le mostra così affini nella loro ingerenza nella vita quotidiana, purtroppo spesso sotto gli occhi ciechi e l'omertà delle istituzioni civili e laiche. Da baciare le pile a baciare le mani, il passo è pericolosamente breve.
Paolo Izzo — Roma
IL RAPPORTO con la religione e le figure connesse al culto cattolico nel Mezzogiorno d'Italia assume spesso una connotazione negativa che non è solo quella dei mafiosi che tengono i vangeli sul comodino accanto al mitra o delle processioni che si fermano per rendere omaggio alla casa di un malvivente. Ci sono anche altri casi meno evidenti ma non meno significativi. Che cosa abbia determinato l'episodio terribile segnalato dal signor Izzo non è possibile dire senza una conoscenza diretta dei fatti che non ho. Rimane comunque superfluo ribadire che non c'è intensità di venerazione che giustifichi comportamenti del genere. La vergine Agata, poi fatta santa (siamo nel III secolo), è una figura sfumata nella leggenda che gode in Sicilia di un'intensa venerazione sia a Palermo sia a Catania, due città che se ne contendono la nascita. Nel duomo di Catania ci sono i suoi resti ma a Palermo figura insieme a Cristina, Ninfa e Oliva tra le quattro sante protettrici della città. In uno dei punti magici della capitale siciliana, piazza Villena meglio conosciuta come "i quattro canti", all'incrocio tra le due strade principali, via Maqueda e via Vittorio Emanuele, c'è, in alto nella facciata est, la sua statua. Santa Rosalia, che l'ha soppiantata, arriverà solo nel XII secolo. Infatti il centro della sua venerazione ormai è a Catania. In realtà si tratta di figure sulle quali pochi sono i dati certi. Certo è che Agata fu atrocemente torturata con strappo delle mammelle, prima dell'esecuzione. A Palazzo Pitti si conserva un dipinto di Sebastiano del Piombo dove la santa, denudata fino al pube, si espone frontalmente al martirio. Riferisco queste poche notizie perché l'episodio di cui alla lettera non ha chiaramente nulla a che fare né con la povera Agata né con la pietà cristiana in generale. Casi come questi denunciano talvolta una violenza repressa che prende come spunto la religiosità per trovare uno sfogo che si manifesterebbe comunque. Credo, spero, che sia così anche in questo caso.