La Repubblica, 27.5.2017
Il Commento
D'Alema e l'arte della sconfitta
Sebastiano Messina
La politica italiana sarebbe più noiosa, se ogni tanto non intervenisse Massimo D'Alema, che fu il primo ex comunista a conquistare Palazzo Chigi, e anche il primo a doverlo abbandonare dopo 18 mesi perché battuto alle regionali che doveva stravincere. Da allora, lui dispensa consigli disinteressati su come perdere le elezioni. Prendendo esempio dai suoi stessi errori. Ieri, per esempio, sul "Corriere" diffidava Renzi dallo stringere un accordo con Berlusconi: avendone fatto lui, a casa di Gianni Letta, uno dagli esiti disastrosi. Lo sfidava a proporre un ritorno al Mattarellum: quel ritorno che sei anni fa lui definiva "un errore politico". Disprezzava come "immorale" l'ipotesi di un sistema elettorale ispirato al modello tedesco: proprio quello da lui sostenuto per un ventennio. Per adottarlo in Italia, ha spiegato ad Aldo Cazzullo, sarebbero necessarie "modifiche costituzionali" della forma di governo. Come quelle che lui ha ferocemente combattuto, promettendo un'altra riforma più bella "in soli sei mesi" (di cui non si ha notizia), e che quasi di sicuro subirebbero la stessa sorte. Così si tornerebbe alla casella di partenza, e D'Alema potrebbe ricominciare a tenere le sue brillanti lezioni sull'arte della sconfitta. ©RIPRODUZIONE RISERVATA