sabato 20 maggio 2017

La Repubblica 20.5.17
di Alessandra Longo
ROMA.
Gianni Cuperlo: “Il Pd non cambia rotta e non lo riconosco più c’è troppa intolleranza. Mi batto da dentro ”
Cuperlo, ultimamente mi sembra che lei coltivi molto il silenzio. Posso chiederle con franchezza se sta pensando di uscire dal Pd, visto che è ormai assente dalla direzione? «Da un partito si esce se pensi che hanno spiantato le sue radici o che le ragioni per cui lo hai scelto sono venute meno. Io non mi preoccupo che qualcuno esca perché non ha più un posto. Io mi preoccupo quando qualcuno entra perché un posto pensa di trovarlo». Si spieghi meglio. «Vedo compagni andarsene perché dopo le primarie non colgono il minimo cambio di rotta. E sento intolleranza dove invece servirebbero ascolto e umiltà. Ma scelgo di battermi dentro». Resta il fatto che, vista dall'esterno, la sua assenza dalla direzione del Pd è surreale. Si era anche speso a favore del Si al referendum. Ingrati? «Non metterei la direzione del Pd tra le emergenze del Paese. Quanto alla politica non mi interessa la gratitudine ma la coerenza. Il nodo vero di quel referendum è che lo si è rimosso. Non si è neppure provato a capire cosa si è davvero spezzato tra il Pd e 20 milioni di italiani». Insomma non è cambiato niente. Lei è rimasto, molti dei suoi compagni se ne sono andati. Non c'è il rischio di un isolamento politico? «L'isolamento lo rischia una sinistra che non vince più in tutto l'Occidente e succede dopo i dieci anni che hanno travolto la classe media e messo in crisi le democrazie. Resta isolato chi non ha il coraggio di rifondare tutto, culture e strategie». Sulla legge elettorale lei si è molto speso. Adesso si aprono scenari inquietanti, addirittura si parla di formazioni nascenti al Senato per condurre in porto la riforma… «Parto dal merito, un misto di collegi e proporzionale è meglio dell'Italicum. Lo pensavo prima e lo penso adesso. Su quell'impianto ora bisogna lavorare ascoltando le ragioni degli altri perché la strada giusta è allargare il consenso, non mercanteggiare il voto di qualche senatore ». Allargare il consenso significa anche recepire le critiche di Articolo 1? «Hanno ragione Prodi e Pisapia. Secondo me chiudere la porta a un'intesa che si può trovare rendendo quell'impianto un po' più "tedesco" è un errore». Dovesse definire come si sente oggi dentro il suo partito che immagine le viene in mente? «Parafrasando Groucho "Ho militato in uno splendido partito. Ma non era questo"». Da uno a dieci, tra quanto la vedremo al fianco di Giuliano Pisapia in un centrosinistra altro ? «Al fianco di Pisapia già oggi pomeriggio alla marcia "Insieme senza muri" voluta da Sala e Majorino. Quanto al centrosinistra è la ragione di un impegno comune, Giuliano come federatore di un campo largo, io e altri a batterci perché il Pd non divenga un organismo geneticamente modificato. Al fondo quel silenzio serve anche a capire come dobbiamo cambiare noi se vogliamo ripartire».