La Repubblica 20.5.17
di Oriana Lico
Parla Perfrancesco Majorino
Secondo l’assessore comunale, solo l’integrazione può far uscire dalla logica dell’emergenza
“Un episodio isolato basta sciacallaggio contro tutti i profughi”
Milano.
«La marcia dei radical chic e dei riccastri di sinistra? Lo dicano a don Virginio Colmegna o al comitato delle donne del quartiere popolare di San Siro, che saranno in piazza con noi, con oltre mille associazioni e decine di sindaci: vediamo come rispondono ». Assessore Pierfrancesco Majorino, lei è stato il primo a voler replicare a Milano la marcia di Barcellona: ancora convinto che sua stata una buona idea? «Quella di oggi è una mobilitazione civile e culturale, non c'è alcuna pretesa di risolvere i problemi. È un modo positivo per dire che l'unico modo per uscire dalla logica dell'emergenza è l'integrazione, rifiutando il paradigma della paura che la destra continua ad agitare». Destra che adesso vi chiede di annullare tutto, dopo l'aggressione in stazione Centrale. «Piaccia o no, l'autore di questo gravissimo atto è italiano. E a chi fa sciacallaggio come Salvini rispondo con i numeri: in tre anni e mezzo abbiamo accolto a Milano 124mila persone e finora non c'è mai stato un fatto veramente grave di cronaca nera legato ai profughi. È vergognoso che accusino di essere complici dei terroristi e dei delinquenti i bambini e i ragazzi che apriranno la marcia». Questo vuol dire che non c'è un problema sicurezza a Milano? «Voglio dire che per rendere le nostre città più sicure — anche se la realtà è diversa da come viene raccontata dai professionisti della paura — non si può non attivare tutti i possibili strumenti di integrazione e di coesione sociale». A discapito degli italiani? Questa è l'accusa che vi viene mossa. «Da sei anni, come assessore, mi occupo molto di lotta alle povertà, e posso dire con certezza che la destra si accorge dei poveri italiani solo quando c'è da parlare male dei migranti, perché poi quando c'è da lottare per ottenere strumenti di sostegno al reddito per gli italiani non ci sono mai, sono davanti alla stazione a fare le proteste». Proprio davanti alla stazione Centrale, però, la situazione non è cambiata in questi anni. «E non cambia di certo con i blitz, anche se ci siamo confrontati con questura e prefettura e abbiamo convenuto sulla necessità, d'ora in poi, di muoverci con azioni condivise». Le azioni sono condivise anche con il governo? «In questi anni si è sentita molto poco la presenza del governo nella gestione delle politiche dell'immigrazione: soprattutto sul tema integrazione servono strumenti concreti, serve una distribuzione equa del carico dell'accoglienza. Mi auguro che a Roma mostrino più lungimiranza e coraggio, perché forse proprio le carenze di questi anni hanno determinato scelte a mio parere sbagliate come alcuni dei contenuti dei recenti decreti sulla sicurezza».