La Repubblica 20.5.17
Di Sandro De Riccardis
Video sull’Isis, proclami via web l’aggressore indagato per terrorismo -
Milano, è un giovane italiano di padre tunisino. Sui social inneggiava
allo Stato islamico Ma lui dal carcere si difende: “Sono solo, ero
arrabbiato perché nessuno mi aiuta”
Milano
Non solo la reazione rabbiosa contro la pattuglia mista alla stazione Centrale, la barba che si lascia crescere come un islamico, i video di propaganda Isis sul suo profilo Facebook. A far scattare l'incriminazione per terrorismo internazionale (oltre a quella di tentato omicidio) a carico di Ismail Tommaso Ben Yousef Hosni, sono anche i contatti con soggetti già monitorati dall'Antiterrorismo perché ritenuti vicini al mondo dell'integralismo islamico. Un gruppo di tre o quattro stranieri, un libico e altri tunisini, che Ben Yousef incontra a Milano, tra la stazione Centrale e la zona nord di via Padova. La decisione del coordinatore del pool antiterrorismo della procura di Milano Alberto Nobili e del pm Alessandro Gobbis, serve per portare a termine tutti gli accertamenti utili a ricostruire il profilo dell'uomo che giovedì sera alle otto, durante un casuale controllo, ha ferito a colpi di coltello due militari e un agente Polfer. Le indagini tecniche dovranno appurare innanzitutto se il profilo Facebook a nome "Ismail Hosni", da ieri oscurato, sia riferibile al giovane arrestato, se sia stato lui a caricare i video sulla guerriglia siriana e a sostegno della lotta islamica radicale («Il più bell'inno dell'Isis che abbia mai sentito in vita mia», commenta Ismail in un post), se la pagina sia stata utilizzata per dialogare con militanti radicali. Quello che emerge dai primi accertamenti della Digos, diretta da Claudio Ciccimara, è il profilo di un giovane emarginato che negli ultimi mesi potrebbe essersi avvicinato all'islam radicale. «Sono solo e abbandonato», ha detto ieri agli agenti che lo hanno arrestato. Ismail era già conosciuto agli agenti Polfer in quotidiano servizio in stazione, dove bivaccava da mesi e dove è stato arrestato, lo scorso 19 dicembre, per spaccio. Il ventenne vendeva dosi per conto di un libico, che potrebbe aver favorito la sua radicalizzazione, insieme ad altri nordafricani. «Sono tornato in Italia perché speravo di avere più occasioni per trovare lavoro, invece sono finito in strada — ha detto al suo avvocato, Giuseppina Regina, a San Vittore — Nessuno mi ha aiutato. Mi dispiace per quello che è successo, ero arrabbiato. Ormai vivo in strada da un anno e mezzo». In carcere gli è stato chiesto di che religione fosse. «Sono musulmano, ma non praticante», ha detto al legale, che ha annunciato che farà richiesta di perizia psichiatrica. Intanto, il centrodestra chiede di annullare la marcia "Insieme senza mura" prevista oggi a Milano a sostegno dei migranti. Il sindaco Giuseppe Sala annuncia invece che sarà a capo del corteo. «L'accoglienza è un dovere della nostra città e di chiunque possa alleviare le sofferenze di chi è in difficoltà e chiede aiuto».