sabato 20 maggio 2017

La Repubblica 19.5.17
Di Stefano Folli



La sinistra in cantiere: divisa tra Ulivo e vecchi cespugli

C'È una partita politica interessante dietro l'ennesima contesa sulla legge elettorale, il tema più ostico per l'opinione pubblica. DA un lato abbiamo lo stile "Ok Corral" di Matteo Renzi («ecco la proposta del Pd, prendere o lasciare »), quasi a ricalcare fin nei particolari il percorso del famoso Italicum, approvato in fretta e furia e poi naufragato davanti alla Corte costituzionale. Vero è che il premier Gentiloni ha ripetuto che stavolta non ci sarà alcun voto di fiducia, rispecchiando senza dubbio anche il punto di vista del Quirinale. Ma è singolare che i vertici del Pd non sentano l'esigenza di tentare in modo convinto una trattativa parlamentare ampia, quanto meno per evitare di essere bersagliati dalle polemiche durante la campagna elettorale. In ogni caso, Renzi ha dalla sua Salvini, ingolosito dalla prospettiva di conquistare molti seggi al Nord nel comparto uninominale, grazie alle caratteristiche territoriali dei candidati leghisti. Potrebbe bastare o forse no. Di certo, siamo solo all'inizio del cammino. Al termine del quale una domanda di fondo dovrà trovare risposta. Riguarda il destino del centrosinistra. Stabilito che il Pd si definisce sempre più come il partito di Renzi, cosa nascerà alla sua sinistra? Un piccolo cespuglio di nostalgici o una formazione in grado di parlare all'opinione pubblica, almeno a quella parte che condivide il giudizio di Romano Prodi sul caso Boschi-Unicredit («in questa vicenda si pone un problema giuridico e uno di stile»). A tale proposito va detto che l'attacco di Bersani al cosiddetto Mattarellum- bis era prevedibile. Soprattutto dove l'esponente di Mdp si preoccupa di allargare il fossato fra Pisapia e il partito di Renzi. L'integrazione del "Campo progressista" nel Pd, in vista di coprire a sinistra le politiche renziane, vorrebbe dire l'isolamento degli scissionisti e la fine dell'ipotesi di dar vita a "un nuovo Ulivo", qualunque cosa s'intenda con questa formula un po' generica. Pisapia è il personaggio chiave. Senza di lui l'eventuale intesa fra i segmenti della sinistra non avrebbe smalto e si ridurrebbe a una pallida replica della "Linke" tedesca. Lo sbarramento al 5 per cento in quel caso sarebbe gravoso da superare. Diverso lo scenario se l'ex sindaco di Milano «facesse conoscere presto le sue decisioni», come lo esorta Prodi. E se tali decisioni fossero quelle trapelate nell'intervista al Corriere della Sera. Dove si coglie una novità. Salvo che Renzi non prenda un'iniziativa per riunire il centrosinistra, Pisapia ritiene infatti «realistico» immaginare «una forza politico-culturale che potrebbe anche diventare una possibile lista elettorale per mettere insieme tutte quelle persone che non hanno il Pd come punto di riferimento ma che credono nel centrosinistra». È evidente come Pisapia non abbia gran voglia di collocarsi in un fronte anti-Renzi, ma il futuro del centrosinistra è per lui più importante del futuro del Pd, partito al quale non appartiene. Ecco allora che prende forma la prospettiva neo-ulivista. Dipende da Renzi, insiste Prodi: «Vedremo se sarà inclusivo o escludente». Una frase che sembra contenere in sé la risposta. Si capisce quindi che sulla legge elettorale è in corso un conflitto la cui posta è molto alta. I bersaniani sono intransigenti contro la proposta del Pd (50 per cento uninominale e 50 proporzionale), Pisapia è possibilista. Ma al dunque l'aggregazione a sinistra può nascere sia con il Mattarellum-bis sia con il proporzionale. Sono anche altri i fattori da considerare. Se Pisapia vorrà e saprà assumere un ruolo di leader, perché comunque non si potrà fare a meno di una personalità forte: molto meglio se non proveniente dal passato. Se l'alleanza non sarà solo un insieme di sigle o peggio ancora una zattera di salvataggio per pezzi di ceto politico. Se saprà aprirsi a personaggi autorevoli, al di fuori dei soliti circuiti, lasciando loro un margine di autonomia. Se tutti questi "se" avranno avuto una risposta positiva, la barriera del 5 per cento non dovrebbe costituire un problema. Anzi il "campo progressista" farebbe bene a non chiedere di abbassare l'asticella, come invece sta già facendo il centrista Alfano. ©RIPRODUZIONE RISERVATA