Internazionale 6.5.2017
Braccia incrociate
di China Labour Bulletin, Hong Kong
Alla fine di marzo a Harbin, nel nordest della Cina, gli addetti alla consegna di pasti a domicilio hanno proclamato uno sciopero contro le paghe troppo basse. È stata una delle tante iniziative recenti che delineano una situazione dificile nel settore della logistica. I corrieri della Feng Niao, una sussidiaria di Ele.me, gigante del settore, hanno fatto circolare un appello sui social network dopo che l’azienda, senza consultarli, aveva ridotto i salari a livelli insostenibili. Tra il 2015 e il 2016 le azioni di protesta di chi consegna prodotti comprati online sono triplicate. I fattorini lavorano dieci, dodici o perino quattordici ore al giorno, spesso senza indennità di base come gli straordinari pagati o una copertura assicurativa. Sono stati definiti i “badili” della nuova “corsa all’oro” del commercio online. Consegnano per pochi soldi ordini fatti da persone che vivono in larga misura nelle città e, proprio come i badili in una frenetica attività mineraria, sono usati e poi messi rapidamente da parte. Si stima che in Cina i corrieri siano circa due milioni, quasi tutti immigrati dalle zone rurali. Sono soprattutto uomini tra i venti e i trent’anni, e in media lasciano il lavoro dopo un anno. Attirati all’inizio dalla possibilità di guadagnare bene, oggi devono fare i conti con una pressione sempre più forte esercitata dalle aziende attraverso un sistema di multe, regolamenti molto duri e orari di lavoro insostenibili. Il salario dei corrieri è legato alle prestazioni, ed è spesso formato da una quota fissa più vari incentivi tra cui le valutazioni positive dei clienti e le tariffe basate sul numero di colli. In questo modo sono spinti a lavorare più in fretta. Funzionari governativi ed esperti del lavoro stanno studiando delle soluzioni, a cominciare da un aumento della paga e delle indennità.