domenica 7 maggio 2017

Internazionale 6.5.2017 
Renzi ancora leader del Pd


Il 30 aprile si sono svolte le primarie del Partito democratico per eleggere il segretario nazionale. I candidati erano tre: Matteo Renzi, ex presidente del consiglio, che ha ottenuto il 70,01 per cento dei voti, Andrea Orlando, ministro della giustizia, arrivato secondo con il 19,50 per cento dei voti e Michele Emiliano, presidente della regione Puglia, che ha ottenuto il 10,49 per cento dei voti. “Quella di Renzi è una rivincita magistrale”, scrive Richard Heuzé sul Figaro, “arrivata cinque mesi dopo la pesante sconfitta nel referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Renzi è ormai il leader incontrastato del partito”.
Il Financial Times sostiene che la vittoria di Renzi “segna un primo passo nel tentativo dell’ex presidente del consiglio di tornare al governo”. Il quotidiano britannico aggiunge che sarà difficile per Renzi presentarsi ancora come un riformatore, visto che quando era al governo “l’economia è cresciuta poco e una serie di problemi, dalle banche in difficoltà alla crisi dei migranti, hanno rallentato il suo slancio”.
“La forza di Renzi sembra consumata”, scrive Ferdinando Giuliano su Bloomberg. “Molti italiani non credono più alle sue promesse dopo che non ha rispettato il patto di lasciare la politica se avesse perso il referendum”.
“Con quasi due milioni di votanti, il Partito democratico ha dato una dimostrazione di forza”, scrive Le Monde, “confermando la sua posizione dominante nella sinistra italiana”.
Secondo il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, “ora Renzi deve unire il partito ed essere più paziente e umile rispetto al passato. Solo così può sperare di tornare al potere. Il ‘renzismo’ è al momento l’unica alternativa ai populisti del Movimento cinque stelle”.