mercoledì 3 maggio 2017

Il Tirreno 30.04.2017
di Gianni Parrini


Aborto, lo psichiatra fa obiezione
Si rifiuta di dare consulenza a una donna
che vuole interrompere la gravidanza.
L’Asl convoca un incontro


LUCCA. Interruzione di gravidanza, uno psichiatra fa obiezione di coscienza e rifiuta la consulenza a una donna intenzionata ad abortire. I vertici dell’Asl convocano un gruppo di lavoro per stabilire se il comportamento del medico ha fondamento nella giurisprudenza e come ci si dovrà comportare in futuro.
Una battaglia in punta di diritto innescata dal comportamento tenuto da uno psichiatra in servizio in Versilia. Qualche mese fa l’uomo si è rifiutato di offrire la propria consulenza a una donna intenzionata ad abortire, motivando la scelta come obiezione di coscienza. La donna è stata così assegnata a un altro psichiatra e per fortuna questo intoppo non ha causato problemi nel suo decorso. Ma in situazioni del genere un ritardo di qualche giorno può risultare decisivo. Per questo il caso fa discutere, soprattutto perché la scelta dello psichiatra ha colto tutti impreparati.
La legge 194 (volgarmente conosciuta come “legge sull’aborto”) stabilisce che entro i primi 90 giorni la gestante può decidere di interrompere la gravidanza sulla base di un ampio spettro di considerazioni: mediche, in primo luogo, ma anche legate alle condizioni economiche, sociali, familiari, o alla circostanza in cui è avvenuta il concepimento. In questo caso si parla di interruzione volontaria di gravida (Ivg) che può essere attestata da un qualunque medico (del consultorio, di fiducia, lo specialista). Di fronte alla richiesta della donna, quest’ultimo le rilascia un certificato che attesta lo stato di gravidanza, la richiesta di interromperla e le motivazioni. Una volta ottenuto il certificato la donna dovrà attendere una settimana e poi dovrà presentarsi in ospedale per l’intervento. Dopo il 90° giorno, invece, le interruzioni di gravidanza sono lecite solo nei casi in cui dell'intervento può beneficiare la salute psico-fisica della donna. Si tratta, ad esempio, di casi in cui la "previsione" di malformazioni del concepito comporta un pericolo per la salute (psichica e fisica) della partoriente. Pertanto vengono definite interruzioni terapeutiche di gravidanza (Itg). Trattandosi di patologie psichiche e comportamentali la diagnosi viene affidata a uno psichiatra. Questo è quanto prevede la normativa.
Nel caso in questione lo psichiatra chiamato a fare la diagnosi alla gestante ha rifiutato l’incarico, invocando il diritto all’obiezione di coscienza. Un caso che finora non si era mai verificato. Per capire come comportarsi (ora e in futuro) il dottore Roberto Sarlo, responsabile della Salute mentale di tutta l’Asl Nord ovest ha convocato un audit a cui hanno preso parte il dottor Massimo Martelloni, direttore di medicina legale e clinical risk manager dell’azienda; la dottoressa Patrizia Fistesmaire; il dottor Gian Luca Bracco, responsabile della struttura di ostetricia e ginecologia di Lucca; il dottor Giovanni Paolo Cima, responsabile della struttura di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Versilia. «Stiamo lavorando ma non siamo ancora arrivati ad alcuna conclusione», spiega il dottor Sarlo. Di certo la questione fa discutere.

Si ringrazia Barbara Sbrocca