Il Fatto quotidiano 3.5.2017
Chiesta l’archiviazione per il radicale
Cappato che andò a Zurigo con Fabiano
I pm su dj Fabo: “Fine dignitosa un suo diritto”
di Davide Milosa
Milano
Se la richiesta della Procura di Milano sarà accettata dal giudice, la decisione che ne nascerà sarà certamente destinata a fare storia. Sul tavolo un tema delicato come l'eutanasia. Al centro il diritto alla dignità umana. Nel documento dei pm Tiziana Sicliano e Sara Arduini, depositato ieri, la richiesta di archiviazione della posizione di Marco Cappato, esponente radicale e tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, che lo scorso 28 febbraio ha accompagnato in Svizzera, al centro Dignitas vicino a Zurigo, Fabiano Antoniani, in arte dj Fabo, il 40enne tetraplegico e cieco dopo un incidente di macchina. In Svizzera, Fabo è riuscito a fare quello che il governo italiano e la legge del nostro Paese vietano da sempre, ovvero decidere di morire. ECCO, allora, il punto. Per quei fatti Cappato, dopo la sua auto-denuncia, è indagato con l'accusa di "aiuto al suicidio". Nell'iscriverlo la Procura ha fatto riferimento all'articolo 580 del Codice penale, che prevede la contestazione per "chiunque aiuta o determina altri al suicidio ovvero ne agevola in qualsiasi modo l'esecuzione". Reato che prevede una pena fino a 12 anni di galera. Ieri, però, la procura di Milano, in 15 pagine di motivazioni, ha chiesto l'archiviazione, ma non, come avviene di solito, perché il reato o non è stato commesso oppure non è provato, ma proprio perché l'azione di Marco Cappato non è un reato, ma, e qui sta la grande novità, è un modo per favorire un diritto. Ecco allora cosa si legge nella richiesta dei pm: "Le pratiche di suicidio assistito non costituiscono una violazione del diritto alla vita quando siano connesse a situazioni oggettivamente valutabili di malattia terminale o gravida di sofferenze o ritenuta intollerabile e/o indegna dal malato stesso. Non pare peregrino affermare che la giurisprudenza anche di rango costituzionale e sovranazionale ha inteso affiancare al principio del diritto alla vita tout court il diritto alla dignità della vita inteso come sinonimo dell'umana dignità". Si esce dunque dalla sfera penale e si entra in quella, diametralmente opposta, dei diritti. NATURALMENTE quella di ieri è solo il primo tempo di una fase giudiziaria ancora tutta da definire. Ora, infatti, la palla passa al giudice per le indagini preliminari che potrà accettare la richiesta del pm oppure rimandarla indietro per ulteriori approfondimenti. Se ci fosse una bocciatura e una seconda richiesta di archiviazione dei pm, allora il gip potrebbe decidere per un'imputazione coatta. Se dovesse succedere, allora la procura dovrà chiedere il rinvio a giudizio con conseguente apertura di un'udienza preliminare. In realtà la richiesta dei pm sembra ben motivata, visti i continui riferimenti costituzionali. Come l'articolo 32 della Costituzione, citato dai pm e che toglie a un atto il suo valore antigiuridico se viene esercitato per agevolare il diritto alla dignità umana. Cosa, è il ragionamento della procura, avvenuta nel caso di dj Fabo. E del resto, già il 28 febbraio, il procuratore di Milano Francesco Greco sull'iscrizione di Cappato aveva specificato: "Sarà valutata sotto tutti i profili giuridici, compresa la giurisprudenza della Convenzione europea sui diritti dell'uomo. Ci sono diversi profili da affrontare". In serata Cappato ha commentato: "Prendo positivamente atto della richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura dopo le indagini svolte nei miei confronti in merito alla morte di Fabiano Antoniani. In attesa della decisione, posso confermare che è in corso l'azione di aiuto alle persone che vogliono ottenere, in Italia o all'estero, l'interruzione delle proprie sofferenze, anche attraverso l'assistenza medica alla morte volontaria in Svizzera". © RIPRODUZIONE RISERVATA