martedì 23 maggio 2017

Affaritaliani, 14.1.2017
Sull’efferato delitto il parere dello psichiatra
e psicoterapeuta Martino Riggio
Troppo semplice dire disagio giovanile.
Tratti di una grave malattia
di Carlo Patrignani
"A mio parere gli psichiatri dovrebbero trovare, finalmente, il coraggio di dire che si tratta di una malattia, e di una grave malattia, anche se palesemente non ci sono allucinazioni o bizzarrie comportamentali, o stranezze e neologismi, o sisteni deliranti assurdi: bisogna trovare il coraggio di affermare che, nonostante questo, il pensiero è ugualmente malato". Così la pensa lo psichiatra e psicoterapeuta Martino Riggio sull'efferato duplice delitto consumato in una villetta di Pontelangorino di Codigoro, un paesino del benestante hinterland ferrarese, città dalla buona qualità della vita, dove due minorenni hanno ideato e progettato portandola lucidamente a termime l'eliminazione fisica dei genitori di uno dei due. L'eco di Novi Ligure, delle 90 coltellate inferte dalla coppia di minorenni Erika e Omar alla madre e al fratellino di lei, ha risuonato forte e con altre quotidiane tragedie familiari magari con protagonisti e vittime a parti invertite, rende la famiglia sempre meno un paradiso d'amore e sempre più un luogo di incomprensioni, liti e, peggio, di violenza e delitti. "Sono delitti che da molti anni riempiono le pagine dei giornali, quasi quotidianamente - osserva Riggio - E' una epidemia che non risparmia nessuno: leggevo che nella ricchissima Danimarca o in Svezia si verificano gli stessi tassi di percentuale per quel che riguarda la violenza domestica che si hanno in altri stati meno ricchi. Sociologi, psicologi, pedagoghi, psichiatri tentano ogni volta di spiegare, affannosamente, questi fatti gravissimi tentando di relazionarli o con l'abbandono scolastico o con l'attrito tra genitori e figli, oppure con il disagio giovanile. E in questo modo non si fa altro che terrorizzare una intera popolazione perché uno scarso rendimento scolastico, con attriti familiari e un cosiddetto disagio giovanile è molto comune ritrovarlo nelle famiglie e non si può di certo pensare che sia la causa di fatti come questi. Si cerca di motivare questi fatti con il disagio giovanile ma è completamente fuori luogo". Per quanto emerso finora dalle indagini ancora in corso resta da trovare un movente attendibile, credibile o almeno che possa essere adeguato con l'efferatezza dell'ideazione e dell'atto. "Manca il movente, o meglio ci sarebbe ma è incomprensibile, non è per soldi, o per rapina - nota lo psichiatra - Stavolta non è neppure come Maso, non si cerca la bella vita. Si sa soltanto che il giorno dell'omicidio i genitori avevano un incontro a scuola del ragazzo col preside dove sarebbero stati messi al corrente dello scarso profitto e impegno del figlio. Chissà quante volte avrà pensato che non voleva che questo incontro avvenisse. Sarebbe stato un fastidio, i rimproveri, i ricatti, 'allora vieni a lavorare al ristorante' e così via. Insopportabile. E allora si pensa di ucciderli. Lentamente, passo dopo passo, Riggio affonda la sua coraggiosa analisi. "Sembra assurdo, eppure questa è una tipica logica schizofrenica e poggia su quello che viene chiamato anaffettività. L'amico che si lascia coinvolgere per 1000 euro, incassandone 80, dice che lo ha fatto per 'vicinanza e amicizia'. In nome dell'amicizia si uccidono in modo così crudele due persone? E' assurdo - precisa lo psichiatra - ma questo per uno schizofrenico va a rappresentare un modo normale di pensare. Occorre rendersi conto che esiste una malattia mentale, anche molto grave, in persone con un comportamento normale". E' quella che si chiama "normalità assassina" per cui persone perbene mai sospettate di nulla improvvisamente uccidono, programmando ogni mossa e poi lucidamente e freddamente portano a termine il loro progetto. Altro che "fredda frivolezza" o assenza di "sensi di colpa" di cui parla lo psicanalista Massimo Recalcati su Repubblica! "Senza terrorizzare nessuno, vorrei precisare che la normalità comportamentale, che spesso molti malati, anche conclamati hanno, non può essere scambiata con la sanità mentale. Avere un comportamento normale - chiarisce lo psichiatra - significa condividere con la stragrande maggioranza delle persone dei comportamenti socialmente e universalmente accettati. Vestirsi per uscire, fermarsi al semaforo rosso, etc sono tutti comportamenti che sono universalmente accettati e la norma, vale a dire la maggioranza delle persone, li osserva. Per la sanità occorre valutare e saper valutare la realtà che si studia e saper distinguere il sano da quanto è malato. E spesso la norma non corrisponde alla sanità, basta pensare alla carie, è norma averla, ce l'hanno quasi tutti, ma non è sano averla. Se passiamo alla psichiatria valutare la sanità e distinguerla dalla normalità si fa valutando il pensiero del soggetto e in particolare che pensiero quel soggetto ha verso i propri simili, come li considera, come vede quelle relazioni. Al di là dell'atteggiamento più o meno ossequioso, o rispettoso, di bravo ragazzo, così veniva descritto l'assassino, ma magari cogliendo quella sensazione di fatuità, di ottusità, un tempo si chiamava stolidità, che sembra quasi stupidità ma lascia completamente intatto il piano cognitivo, quel sintomo che ogni psichiatra dovrebbe conoscere bene, perché non manca mai nelle gravi malattie psichiatriche, l'anaffettività, vale a dire l'incapacità a riconoscere e a reagire affettivamente a realtà umane esterne". E per dar corpo e completezza alla sua analisi, Riggio si rifà all'evento della nascita umana che trascurato, e anche ferocemente da Sigmund Freud, nel campo della conoscenza della mente e del pensiero umano, è sempre meno soggetto a poter esser annullato. "Brevemente, rimandando alla teoria di Massimo Fagioli, alla nascita l'immagine interna formatasi permette di riconoscere e prendere rapporto - conclude Riggio - con la realtà psichica esterna. Ma se questi rapporti sono deludenti può accadere che il neonato progressivamente, quasi come una difesa, tenda a non vivere la delusione, annullando la realtà che l'ha provocata. In questo modo perde la propria immagine interna con cui era nato, e al proprio interno si arriva progressivamente a 'formulare' un pensiero di inesistenza della realtà interna dell'altro essere umano con cui si è in rapporto. Si sperimenta un vuoto oltre all'incapacità di cogliere intuitivamente la realtà umana, psichica, con cui si ha rapporto. Si perde di vista, non si vede più cosa vuol dire essere amico, essere figlio, o essere madre, o essere un essere umano. Da li in avanti l'altro essere umano non è più un essere umano, o meglio non è quello che intuitivamente attribuiamo alla realtà umana dell'essere umano. Non si può più intuirla perché è stata annullata, una volte per tutte. L'altro essere umano è altro. Anche se non si sa cos'è. Ha l'esterno, la forma di un essere umano ma non lo è. E' altro. Ed è altro perché la realtà umana psichica è stata annullata. Ricorda tanto la storia dei nazisti. Per loro gli ebrei erano esseri umani, ma… non erano essere umani, ma non erano neppure piante, o animali. Altri esseri, a cui si poteva tranquillamente prendere la vita e fare completamente sparire".