domenica 30 aprile 2017

Pagina 99 28 aprile 2017
Prima il lavoro o le libertà? l’eterno dilemma a sinistra
Diatribe | La crisi economica ha riportato in auge la contrapposizione, cara al Pci, tra i diritti collettivi e quelli del singolo. L’ex ministro Visco l’ha usata per criticare l’operato di Renzi. Ma anche il M5s l’ha fatta propria
di Mattia De Nardi

Sembra di essere tornati indietro un bel po’ di anni. A quando, a distanza, i comunisti del Partito nei loro rassicuranti abiti grigio-marroni venivano irrisi dai nipotini vestiti di piume e cincillà che reclamavano con il petto di fuori un intero catalogo di libertà: di abortire, di divorziare, di amare chi ha lo stesso sesso, di vivere senza confini, di morire. Erano gli anni in cui Karl Marx faceva i conti con Bob Dylan, fedeli alla dottrina i padri in Parlamento puntavano alto il dito: «Prima il lavoro» e volevano indicare la liberazione di una classe sociale, per sentirsi rispondere dai figli «Prima l’individuo» e volevano spiegare che il corpo è mio e lo gestisco io.
Diritti collettivi contro diritti individuali. Quarant’anni dopo il match si è aggiornato: diritti sociali vs diritti civili.
• 2017: ritorno al passato? «Un governo che ha più attenzione per i diritti civili che per quelli sociali non è un governo che rispecchia i valori e le politiche di sinistra». Ha detto così in una recente intervista Vincenzo Visco, ex ministro del Tesoro ai tempi dei governi Prodi e D’Alema, oggi ritornato punto di riferimento del pensiero economico di sinistra dei Democratici e Progressisti, gli scissionisti del Partito democratico. Visco prende per il bavero la breve storia delPd di Matteo Renzi e del suo governo che, male che vada, ai posteri ha consegnato la prima legge sulle unioni civili. Troppo poco per dirsi di sinistra, liquida questo traguardo l’economista, che aggiunge:«La sinistra mette al centro la società e le dinamiche sociali. La destra l’individuo». In fondo è un conflitto che non si è mai sopito, figlio di una sinistra che in Italia è stata a lungo comunista e poi anche cattolica ma mai fino in fondo davvero progressista e libertaria, incapace di imporre nell’azione politica un’agenda di diritti. La miccia accesa tempo fa è esplosa adesso in una battaglia di priorità, non più viste come complementari, ma contrapposte. La crisi economica, che ha indebolito il modello capitalista e messo in discussione la globalizzazione, ha nuovamente aperto a un campo di diseguaglianze che sono conseguenze stesse dal modello economico globalista e base di nuove convinzioni. Per questo le frontiere si vogliono chiuse e le minoranze isolate nelle loro rivendicazioni, perché le priorità, si dice ora, sono altre.
• Lezioni americane
Prendiamo gli Stati Uniti che, piaccia o meno, sono sempre la bussola per orientarsi su dove andrà il mondo occidentale. Era scritto nel Dna politico di Barack Obama il destino di diventare il presidente delle minoranze (neri, ispanici, donne). Dopo di lui, però, è arrivato Donald Trump e il vocabolario dell’uomo più potente della Terra è tornato a parlare la lingua della classe bianca tradizionale americana arrabbiata perché il lavoro scarseggia e la ricchezza di un tempo è andata. L’impoverimento della classe media ha nutrito le paure e spinge a cercare rifugio nelle vecchie certezze. Tornando in Italia, la destra, conservatrice, populista o sovranista che sia, a parte qualche sparuta presenza più convintamente liberale, è monolitica nel rifiutare la rappresentazione politica dei diritti civili. Da quelle parti, niente di nuovo. Ma la sinistra, che si era affrancata dalle sue radici ideologiche per mescolarsi a una cultura politica più libertaria? Stefano Fassina, altro politico ed economista portatore di un pensiero forte di sinistra, in un’intervista al quotidiano dei vescovi Avvenire inquadra così il dibattito sulla maternità surrogata e l’adozione del figlio del partner: «Per ogni uomo e donna di sinistra, i diritti sono un continuum. I diritti civili vanno insieme a quelli economici, sociali e politici. Non si può essere favorevoli al neo-umanesimo sul terreno del lavoro, del welfare e dell’ecologia e poi accettare il paradigma dell’individualismo liberista sui diritti civili». Sacrosanta posizione, si dirà, perché recupera quel principio etico pasoliniano contro la mercificazione che negli anni è stato lasciato a esclusivo appannaggio dei cattolici. Ma sulla scelta dei temi del dibattito e nelle sfumature del discorso politico si annida la tentazione di fissare le priorità.
• Lavoro e libertà
Andrea Orlando è uomo di sinistra, stessa scuola di Fassina ma a differenza di molti compagni ha scelto di rimanere nel Pd per sfidare Renzi. Invitato come ministro della Giustizia al congresso del Partito Radicale a Rebibbia ha detto: «Io vengo da una tradizione politica, quella della sinistra di ispirazione marxista, che contrapponeva e talvolta anteponeva i diritti sociali ai diritti civili. Considero questi anni per me di formazione, anche nel senso di aver compreso fino in fondo come diritti sociali e diritti civili possono formarsi soltanto congiuntamente. E come una società sia più ricca non soltanto se cresce il prodotto interno lordo, ma sia più ricca se è in grado di allargare la cifra di libertà che caratterizza il suo funzionamento». Orlando che dice di voler riportare il Pd nelle fabbriche, prova di nuovo a indossare il velluto a coste dei grandi dibattiti operaisti ma non per questo rinuncia alle conquiste della società liberale.Non ci tiene a tornare a un passato in cui il Partito, metteva in guardia dall’anteporre i diritti individuali, ovviamente considerati sfizi borghesi, alle lotte sociali di massa.
• Materialismo storico e M5S Eppure per molti, a un tratto, anche oggi si rivelano attuali le classiche categorie marxiste, per cui la pancia deve essere piena, il salario adeguato, la consapevolezza completa. Il resto sono sovrastrutture. Ridotte a poco più che capricci. Lo spettro del marxismo è sempre lì e se ne fa aperto portavoce in una posa televisiva e pop il filosofo-polemista Diego Fusaro. Fustigatore del Capitale ha affrontato il tema delle unioni civili con il piglio scettico di chi ai diritti Lgbt oppone Antonio Gramsci. «Danno la possibilità formale ai gay di sposarsi quando non ne hanno più le possibilità materiali». In estrema sintesi: un gay disoccupato in periferia, preferirà prima avere un lavoro o veder riconosciuti i propri diritti civili? Ma forse è la domanda a essere mal posta e ingannevole. I risultati raggiunti nell’ultima legislatura, arrivata quasi a scadenza, raccontano una storia di speranze tradite. Eppure il Parlamento rinnovato con le teste fresche dei giovani del M5S e di gran parte del Pd aveva fatto riporre grandi attese nella diversa sensibilità di neo-deputati e neo-senatori. E invece: ius soli e cittadinanza agli stranieri, reato di tortura, depenalizzazione della marijuana, testamento biologico, eutanasia… l’elenco delle leggi incompiute potrebbe continuare. I diritti che prevalgono nel dibattito pubblico grazie a storie simboliche e allo choc sull’opinione pubblica (il suicidio assistito in Svizzera di Dj Fabio, l’ultimo caso) investono il Parlamento per qualche giorno, poi, come l’alta marea, passano lasciando la sabba piatta. «Perché sono temi utili a fare propaganda e a darsi un’identità, per i partiti che la stanno perdendo», sostiene Matteo Mantero, deputato del M5S, uno dei più attivi sul fronte dei diritti, protagonista dell’estenuante lavoro sul biotestamento, che dopo l’approvazione alla Camera comincerà la sua via crucis alSenato, dovei numeri non sono così favorevoli. È a Mantero che chiediamo perché anche nei 5 Stelle non si nota lo stesso vigore nel sostenere queste battaglie come invece avviene per il reddito di cittadinanza o l’aiuto alle piccole e medie imprese:«Noi sicuramente siamo entrati inParlamento con un programma abbastanza scarno, più concentrati su tematiche come lavoro e diritto all’istruzione», spiega, «ma è anche perché siamo davvero una forza post-ideologica e non partiamo da posizioni preconcette». «Post-ideologico» è il termine su cui ha insistito Beppe Grillo nella sua intervista ad Avvenire, pubblicata proprio nelle crucialiore del voto sul biotestamento. Grillo omaggia le coscienze cattoliche e prova a rassicurarle con ancora più decisione tre giorni dopo sul blog con un attacco a sorpresa ai radicali, paladini delle battaglie sulle libertà civili e arcinemici politici del Vaticano. Criticare loro è un modo per giustificare il voto grillino sul testamento biologico agli occhi dei contrarissimi vescovi e per raffreddare l’ani - ma più progressista dei parlamentari 5 Stelle, in vista di elezioni politiche in cui il Movimento punta a rubare consensi alla Lega e a Forza Italia. È una strategia precisa di Grillo, che a breve sarà replicata sullo ius soli. Di sicuro nel M5S è stata sbandierata di più, sul blog, la proposta contro i vitalizi che una qualsiasi altra a caso che aggiunga un diritto alle carenze italiane. «È vero ed è vero che in realtà i cittadini non vivono solo di interessi economici. Però all’atto pratico quando c’è stato da fare battaglia sui diritti civili, noi siamo stati in prima linea». Mantero ricorda il caso del bacio collettivo dei deputati grillini per l’introduzione del reato di omofobia, ma ricorda anche il pasticcio al Senato sulla stepchild adoption, espunta dalla legge sulle unioni civili dalla maggioranza di governo anche grazie al voto del M5S, diviso al suo interno. Ci sarà una svolta nel M5S che si attrezza per governare ma che attrae voti, come mostra anche la virata di Grillo, da bacini elettorali tradizionalmente più a destra? «Mi auguro una maggiore attenzione, magari aprendo in rete un ampio confronto di idee e contributi, come abbiamo fatto per eutanasia e testamento biologico. Alla fine hanno votato a favore, in entrambi i casi, oltre il 90% dei nostri attivisti. È vero che sembra essere tornato di moda quel motto, “primum vivere deinde philosophari”, applicato alla politica che si deve occupare delle esigenze degli italiani, ma perché i diritti si devono escludere a vicenda?».