sabato 29 aprile 2017

La Repubblica 28.04.2017
Politica e società
Pd, Mdp, Sinistra italiana e le tre corone per l'anniversario del fondatore Pci Orfini contestato Tutti da Gramsci ma divisi le sinistre in lite sulla tomba
Di Alessandra Longo.


Tre corone. Una del Pd, che giganteggia: torretta di gerbere rosse, rose, margherite bianche; una di Sinistra Italiana, solo garofani rossi; una, più arretrata, minimalista e raffinata, di Mdp Articolo1, declinazione di rose dal rosso al bianco, dal rosa al pervinca. Se c'è un'immagine plastica della sinistra divisa, è questa: le tre corone deposte al cimitero acattolico di Roma sulla tomba di Antonio Gramsci nell'ottantesimo anniversario della morte. Ognuno il suo messaggio: tutti gramsciani. Tra scrosci di pioggia e lampi di sole, si fa strada la delegazione del Pd. Ecco Lorenzo Guerini e Matteo Orfini, accompagnato da Beppe Vacca, reduce dal palco del Lingotto renziano, dove molto si è evocata "l'egemonia culturale", perciò caduto un po' in disgrazia agli occhi di certi "parenti" che sono qui, fazzoletti rossi al collo. Un ragazzo vede Orfini e quasi gli si lancia addosso: «Che ci fai qui? Sei forse comunista? Gramsci lascialo in pace, lascialo a chi ci crede». Non si litiga davanti ai morti, in un cimitero. Il presidente del partito: «Parliamone fuori di qui». Guerini si sfila, cose tra "compagni". Piccoli flash di una giornata ricca di omaggi. A cominciare dalla mostra Gramsci inaugurata alla Camera dei Deputati con con il capo dello Stato Mattarella, i presidenti Boldrini e Grasso. Per la prima volta si potranno vedere tutti insieme i 33 Quaderni originali scritti in carcere da uno dei padri del pensiero politico. Si può sfogliare tutto, anche in versione digitale, anche gli appunti che Gramsci prendeva dopo aver letto, tra le sbarre, i libri e le riviste che la Fondazione ha fatto uscire dalle mura di casa. Gramsci "patrimonio di tutti", Gramsci "la cui lezione morale è ancora viva" (Mattarella), Gramsci "nel cui ricordo ci si può riconoscere tutti" (Boldrini). E però, davanti a quella tomba, le corone parlano della sinistra divisa, una cosa di adesso, il Pd di Renzi, la sinistra di D'Alema e Bersani, il ruolo di Pisapia. Arriva, in cimitero, anche una delegazione del ricostituito Pci, guidata da Manuela Palermi. I comunisti hanno piantato la loro bandiera a terra: «Stiamo cercando di ricostruire quel grande partito…». Pellegrinaggio anche di singoli, rose rosse, gerani: «Noi divisi? È andata sempre così. Io personalmente ho vissuto otto scissioni», dice il compagno Mario. Una questione genetica. Orfini: «Prima si chiamavano Rifondazione e Comunisti italiani. Le "articolazioni" ci sono sempre state, cambiano solo i nomi. Invito quel ragazzo che mi ha contestato a leggersi Gramsci e il suo netto rifiuto del settarismo ». C'è la commemorazione alla Camera, dove si materializza Bersani, il convegno di Sinistra Italiana con Fassina, Fratoianni e Luciana Castellina. D'Alema, assente giustificato, è in Cile a parlare di socialismo «come necessaria utopia», Gianni Cuperlo a Torino, per le primarie di Orlando, e la corona a Gramsci la deposita nella casa di via Carlo Emanuele II. Il senatore del Pd Ugo Sposetti, molto attivo nell'organizzazione e allestimento della mostra alla Camera, veglia sulla giornata. Gramsci non è un brand di parte, è diventato un «classico», come spiega Silvio Pons, presidente della Fondazione, citando Italo Calvino: «Classico è ciò che tende a relegare l'attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno». Quelle tre corone sulla tomba di un Grande segnalano proprio questo: il rumore di fondo di una comunità lacerata. ©RIPRODUZIONE RISERVATA