Repubblica 8.12.16
Al Nazareno
I “turbo renziani” assediano la sede del partito Rivolta su internet: “Andatevene”
Dai social alla piazza è guerra civile nel Pd “Traditori”.“Squadristi”
di Giovanna Casadio
ROMA. «A votareee», gridano, mentre entra Nico Stumpo, sinistra dem del No.
«Ele-zio-ni, ele-zio-ni». Quando arriva Gianni Cuperlo, sinistra del Sì.
«Fuori! Vattene!», urlano a Francesco Boccia, che ha detto che Renzi deve dimettersi da segretario.
Davanti
al Nazareno piovono insulti all’indirizzo dei dirigenti della minoranza
del partito. È lo specchio della guerra civile che da domenica notte
attraversa tutto il Pd, nelle piazze, in tv, sui social. Una lacerazione
che sarà difficile ricomporre. «Renzi è il nostro segretario » scrivono
“i turborenziani” capitanati da Luciano Nobili, dirigente romano. Fanno
fatica a riconoscersi, quando si ritrovano davanti al Nazareno, perché
sono amici di chat non di sezione. «Però niente insulti, siamo qui solo a
difesa di Renzi», assicura Nobili. In rete poi, si sa, accade quel che
accade e le cose sfuggono di mano. Così accanto all’appello “andiamo a
dare la nostra solidarietà a Matteo» che in quattro ore ha avuto oltre
mille adesioni - lanciato da Silvio Marino, si affianca il volantino con
le facce dei leader dem del No - D’Alema, Bersani, Speranza, Gotor,
Emiliano - e la scritta: «Espulsione!».
Il clima è pesante e la
rete amplifica lo strappo profondo che sta dividendo un Pd già in
cattiva salute. Dentro, in direzione, nella breve comunicazione Renzi
l’ha detto: «Dopo avere affrontato la crisi, il passaggio tra noi sarà
molto duro». E si è tolto quel masso dalla scarpa: «So che nel Pd
qualcuno ha festeggiato in modo prorompente e non elegantissimo alla
vittoria del No. Lo stile è come il coraggio di don Abbondio...». E
aggiunge che però verrà il giorno della rivincita e sarà lui a
festeggiare. Il riferimento a D’Alema e alla gioia del comitato
dalemiano per il No è del tutto voluto. Il dramma democratico lo può
capire solo chi si è fatto un giro tra i militanti, dalla toscana
Buggiano a Centocelle, da Reggio Emilia a Palermo. La delusione. Lo
scoraggiamento. Lo spaesamento.
L’Unità, il giornale fondato da
Gramsci, e ora diretto da Sergio Staino e Andrea Romano, ha pubblicato
un paginone di lettere di rabbia («Bersani e compagni secondo me devono
essere espulsi dal Pd», Giovanni Cardellini); di amarezza («Non
demordiamo...», Henriette). In prima pagina ecco la scelta di «Sinibaldi
Antonio (anni 75) che «dopo avere dedicato 30 anni al Partito, dal Pci
al Pd», lascia «perché persone del mio partito remavano contro, e questo
mi ha fatto molto male». L’ex segretario Bersani, Roberto Speranza,
Guglielmo Epifani anche lui ex segretario, in direzione ieri entrano
dalla porta carraia, in auto. Si evitano le contestazioni, c’è stato del
resto un vero e proprio allarme che ha fatto chiedere al bersaniano
Zoggia: «I vertici del partito ci garantiscano la possibilità di
partecipare alla direzione » . Su Facebook insulti a Bersani evocano i
manganelli. All’ex segretario, si rimprovera di tutto anche di avere
riso in tv alle battute di Crozza. Chiara Geloni, ex direttrice della tv
del Pd, bersaniana, è attaccata da Anna Leonardi, la dem pronta a
candidarsi a Platì: ”Quella grassa che portava le birre e prendeva
seimila euro...». Speranza ricorda l’altro Pd, quello dell’Anpi,
dell’Arci, vicino alla Cgil che ha apprezzato la scelta della sinistra
dem di presidiare il fronte del No al referendum costituzionale. Sotto
il Nazareno, puntuali e agitati i simpatizzanti applaudono i renziani:
«Ao’ c’è Davide, ce riconosce, Davide Sassòli... forse è Sàssoli ». «Non
siamo fascio grillini»: spiega un contestatore alle telecamere. Una
simpatizzante renziana sui dem del No: «Gente che smacchia le mucche».