martedì 13 dicembre 2016

pagina99 10.12.2016 
Correggere il Dna materno per eliminare i difetti genetici  

In Messico è nato un bambino sano grazie alla sostituzione di geni mitocondriali. Ora la Gran Bretagna rende possibile utilizzare la tecnica che consente di evitare di ereditare malattie. Ma pone delicate questioni etiche di Angela Simone

Bisognerà aspettare ancora qualche mese, ma se tutto procederà come previsto, entro la primavera del 2017 il Regno Unito diventerà a tutti gli effetti il primo Paese al mondo che ammette per legge e applica in clinica la sostituzione mitocondriale, ovvero le tecniche di correzione genetica capaci di prevenire la possibilità di ereditare difetti al Dna mitocondriale. Alcune malattie genetiche molto gravi non derivano infatti dal Dna presente nei cromosomi, ereditati al 50 per cento da entrambi i genitori, ma dall'informazione, trasmessa solo per parte materna, dei 37 geni contenuti nei mitocondri, speciali strutture che fungono da centrali energetiche delle cellule. La possibilità di sostituire il Dna dei mitocondri difettosi della madre con quello di una donatrice sana durante il processo di fecondazione in vitro si esplora già da diversi anni. Allo stesso tempo sono oggetto di dibattito le connesse implicazioni etiche, visto che il risultato finale dell'applicazione della tecnologia è un embrione geneticamente sano, ma che eredita Dna cromosomiale da parte materna e paterna e Dna mitocondriale corretto proveniente da donatrice. In pratica, un potenziale bambino con materiale genetico da tre genitori. Il Regno Unito discute da tempo della possibile introduzione della tecnica nelle sue cliniche di procreazione medicalmente assistita. Nel 2008si era avuto il primo passo con la revisione della legge del 1990 denominata Human Fertilisation and Embryology Act, che impediva l'applicazione di queste tecnologie all'uomo per mancanza di dati scientifici sulla loro sicurezza ed efficacia. Ma è solo a febbraio del 2015 che il Parlamento britannico vara una legge per regolamentare specificamente il settore. Il provvedimento, entrato in vigore il 29 ottobre dello stesso anno, prevede che in Gran Bretagna le cliniche possano procedere alla sostituzione mitocondriale, previa richiesta e approvazione della licenza da parte della Human Fertilisation and Embriology Authority (Hfea), l'autorità nazionale che sovrintende alle ricerche sui temi della fertilità. Prima di accogliere le richieste di licenza, la Hfea ha deciso di indagare ulteriormente lo stato dell'arte nel settore, per capire se effettivamente i tempi siano maturi per avere dei trattamenti sicuri ed efficaci, attraverso l'istituzione di un panel di esperti scientifici indipendenti. Il panel ha recentemente rilasciato le sue raccomandazioni, in cui ha dato la luce verde all'utilizzo delle tecniche nelle cliniche britanniche, se pur con cautela e valutando scrupolosamente caso per caso. 
La Hfea era stata già chiamata in causa ben prima che la legge prendesse forma. Nella primavera del 2011, il segretario di Stato per la Salute aveva chiesto all'autorità britannica una valutazione scientifica che prendesse in considerazione i più importanti studi del settore sulle due principali tecniche di sostituzione mitocondriale: il Maternal Spindle Transfer (Mst) che trasferisce il Dna nucleare di un'ovocita con mitocondri difettosi in un ovocita (da donatrice) con mitocondri sani - successivamente si procede alla fecondazione in vitro -, e il ProNuclear Transfer (Pnt), che prevede il trasferimento del pronucleo di un ovocita con Dna mitocondriale con difetti, già fecondato con sperma paterno, in un ovocita sano (da donatrice), anch'esso già fecondato con sperma paterno. La valutazione era stata poi aggiornata nel 2013 e nel 2014, a seguito di ulteriori azioni per valutare la percezione pubblica sull'argomento, coordinate sempre da Hfea su richiesta del governo centrale. 
Il prossimo 15 dicembre la Hfea deciderà se accogliere o meno quella che è la quarta valutazione scientifica di esperti indipendenti che l'autorità britannica ha richiesto sul tema, anche se a questo punto è abbastanza improbabile che possano esserci colpi di scena. Lo scoglio più duro era infatti svelare e superare le ombre sulla maturità della tecnica. La tecnologia è estremamente giovane e sono davvero pochi i laboratori al mondo che si occupano di questi studi, per via del divieto di manipolare embrioni umani in diversi Stati al mondo o di ottenere fondi pubblici per portare avanti questo tipo di ricerche. Dieter Egli, ricercatore nel settore alla New York Stem Cells Foundation e alla Columbia University, è uno dei ricercatori che aveva sollevato qualche dubbio, invitando alla cautela. In studi recenti, Egli aveva infatti dimostrato che la tecnica, per via di una messa a punto scientifica non ancora perfetta, rischiava di non funzionare a dovere. E sia gli studi di Egli, sia quelli degli altri scienziati del campo, sono stati valutati estesamente dal panel di esperti convocato da Hfea. Il risultato delle raccomandazioni del panel lascia soddisfatto Egli, come spiega lui stesso a pagina99: ´Vengono accolte tutte le istanze che la comunità scientifica che lavora da anni con questa tecnologia ha avanzato, e apre al suo utilizzo, ma con estrema cautela, valutando attentamente con quali pazienti procedere '. Le linee guida della Hfea arrivano in un autunno segnato dall'annuncio che in Messico una coppia avrebbe dato alla luce un bambino sano, nato grazie alle tecniche di procreazione medicalmente assistita e sostituzione mitocondriale. Lo scorso settembre, infatti, la rivista inglese di scienza e tecnologia New Scientist ha annunciato in esclusiva che la coppia, dopo due bambini persi a causa della sindrome di Leigh, malattia mitocondriale della madre, era stata seguita con successo dal dibattuto clinico cinese, John Zhang, di base al New Hope Fertility Center in New York City e già avvezzo a esperimenti di questo tipo - Zhang già nel 2003 avrebbe utilizzato la tecnica con una coppia in Cina, ma i dati dello studio sono stati pubblicati solo pochi mesi fa. L'annuncio potrebbe portare a un'accelerazione nel lungo percorso di regolamentazione britannica. ´Sicuramente il caso in Messico ha messo più urgenza nell'avere prima un processo ben regolato', sottolinea egli, ´perchè i pazienti sono pronti ad andare avanti. Ci sono stati anni di discussione e di aspettative nei confronti di questa tecnologia, quindi non è sorprendente che qualche paziente abbia deciso di procedere comunque, se il percorso regolativo procede lentamente'. 
Superato lo scoglio scientifico, alcuni dubbi sull'introduzione della sostituzione mitocondriale nel contesto sanitario pubblico rimangono. ´Bisognerebbe vedere questo problema nella sua completezza ', sostiene Silvia Camporesi, lecturer in Bioetica e Società alla King's College University di Londra. ´Anche se abbiamo a disposizione questa tecnica ritenuta scientificamente efficiente e affidabile', dice a pagina99, ´dovremmo chiederci se esistono delle alternative che possono comunque rispondere al legittimo desiderio di genitorialità di queste coppie con malattie genetiche mitocondriali'. Dall'adozione alla fecondazione eterologa, esistono delle soluzioni tecnicamente più consolidate e già ampiamente regolate. ´E in un clima in cui i servizi sanitari nazionali fanno fatica a prendere in carico tutte le richieste di salute dei cittadini ', conclude la bioeticista, ´come società bisogna porsi la domanda se ci servono ulteriori tecnologie complesse e costose solo perchè la scienza è in grado di farlo'.   

L'ESEMPIO BRITANNICO Una legge fatta con i cittadini.
Un sondaggio nazionale e una serie di eventi di dialogo in tutto il Paese per saggiare l'opinione pubblica. Poi il lancio di un sito, Medical Frontiers, in cui trovare informazioni scientifiche, interviste a pazienti, news, video e animazioni grafiche, il tutto con la possibilità di esprimere la propria idea attraverso un questionario online. E, infine, due eventi pubblici di consultazione, con campionatura rappresentativa dei cittadini, e un focus group con pazienti e famiglie direttamente interessati al tema. Tutto condotto e valutato da ricercatori ed esperti indipendenti. 
Il cammino, durato quasi di un anno -da giugno 2012 alla primavera del 2013 - che il Regno Unito, prima di procedere con la messa a punto della legge che apre le porte alle terapie di sostituzione mitocondriale (approvata nel 2015), ha intrapreso per informare e consultare sul tema i propri cittadini. Una questione ritenuta scientificamente complessa ed eticamente controversa che, proprio per questo, non poteva essere lasciata alla sola decisione degli esperti o del Legislatore. I cittadini britannici si sono espressi a favore di un'apertura alle terapie, vedendo nella legge la possibilità di una cura in più per i pazienti affetti da malattie genetiche mitocondriali e una tutela perchè il settore potesse progredire in maniera strettamente regolata. Per la Gran Bretagna non si tratta di un'eccezione, ma della regola, visto che le consultazioni pubbliche su temi scientifici ad alto impatto sulla società sono piuttosto abituali. ´Nel regno Unito esistono ormai dei percorsi consolidati di consultazione e deliberazione dei cittadini su temi di tecnoscienza, anche su quelli particolarmente complessi, come nel caso delle terapie genetiche mitocondriali ', spiega a pagina99 la bioeticista italiana Silvia Camporesi, ormai da sette anni di casa a Londra presso l'Università King's College. ´Esistono strutture istituzionali preposte a fornire sia pareri tecnici indipendenti al Parlamento, sia a raccogliere l'opinione dei cittadini', prosegue Camporesi. Sulle policy pubbliche relative a scienza e tecnologia il Parlamento ha un suo ufficio specifico, denominato ‘Post'(Parliamentary Office of Science and Technology), che fornisce studi indipendenti, e allo stesso modo esiste un centro nazionale di dialogo con la società, chiamato 'Sciencewise'. Il Regno Unito non è il solo Paese europeo a essersi dotato di strutture che affiancano le decisioni legislative su temi di scienza e tecnologia eticamente e socialmente sensibili. Austria, Danimarca, Francia, Germania, Olanda e Svezia hanno parimenti uffici pubblici o strutture indipendenti di cui si serve il Parlamento per la valutazione delle scelte tecno-scientifiche. 

L'Italia invece, neanche a dirlo, ne è assolutamente priva. Gli organi nazionali di consultazione scientifica o bioetica, composti esclusivamente da esperti e nessuna rappresentanza della società civile, sono il Comitato Nazionale di Bioetica e il Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita, ma dipendono dal governo, è la politica a designarne i membri e si limitano a stilare dei rapporti. L'unico strumento consultivo pubblico ex-post è il referendum, la cui inefficienza su temi di questa natura è stata resa evidente nel caso dei quesiti sulla Legge 40 del 2007 sulla procreazione medicalmente assistita, poi smembrata a colpi di sentenze della Corte Costituzionale. Ulteriore conferma che consultare i cittadini prima di scrivere una (brutta) legge converrebbe a tutti. (a .s.)