venerdì 9 dicembre 2016

La Stampa 9.12.16
Pisapia: non sono stampella, voglio ricostruire
“Il Pd deve decidere se guardare a sinistra o agli alleati attuali”
di Paolo Colonnello

«Vorrei che fosse chiaro: non ho nessuna ambizione. E non sono la stampella di nessuno Mi interessa ricostruire a sinistra ma anche che passi un nuovo linguaggio, un modo diverso di essere che non allontani più le persone dalla politica».
Chi immaginava già un nuovo antagonista a sinistra, un leader nascente per il governo che verrà o anche più semplicemente di un nuovo schieramento di sinistra, forse rimarrà deluso. Giuliano Pisapia ha idee chiare sul dopo Renzi e sul futuro della sinistra. Ma per sé, dice, non cerca niente. In un certo senso, nella tranquillità festiva della sua casa milanese, l’ex sindaco di Milano si ritaglia un ruolo più da grande saggio che da leader
Dunque non si candida in nessun modo?
«L’ho detto e l’ho ripetuto più volte: non ho nessuna intenzione di essere leader di un nuovo partito, non cerco come non ho mai cercato qualcosa per me ma non voglio regalare il Paese alla destra. Per questo mi metto a disposizione di chi vuole impegnarsi per ricostruire un campo progressista che possa restituire entusiasmo ai tanti di sinistra e centrosinistra che non vanno più a votare o votano per altri schieramenti. Chiaramente anche in prospettiva della prossima scadenza elettorale per rendere possibile che ritorni al governo del paese un centrosinistra, aperto ad esperienze di civismo…».
Lei parla come se le elezioni fossero dietro l’angolo ma non sembra sia così…
«Prima o poi si dovrà andare a votare e il mio auspicio è che si vada non appena vi siano nuove leggi elettorali sia per la Camera che per il Senato. Il punto è arrivare a mettere in campo delle coalizioni che finalmente permettano ai cittadini di decidere lo schieramento che dovrà governare il Paese».
Cosa pensa invece dell’orientamento prevalente di un governo ancora espresso dal pd con quasi tutti alleati?
«Oggi siamo sicuramente in una situazione anomala. Adesso il Pd governa senza la sinistra con cui si era presentato alle elezioni. Quindi non è più procrastinabile una scelta: il partito democratico deve decidere se guardare a sinistra scegliendo lì gli alleati per una coalizione vincente oppure continuare con l’attuale compagine. Personalmente non ho dubbi e sono assolutamente convinto che il popolo del Pd si ribellerebbe se non ci fosse questo impegno».
Matteo Renzi, e la corrente “renziana” del Pd però sembrano essere diventati per la sinistra qualcosa di profondamente diverso, antropologicamente distante, un neo-berlusconismo che si fa muro. Come pensa si possa superare?
«Io non sono iscritto al pd e non intendo iscrivermi in nessun modo. A me quello che interessa è il popolo del partito democratico, la linea politica. Il problema non è chi è o chi sarà il segretario al prossimo congresso. Non voglio nemmeno entrare nel merito di una scelta che non mi riguarda. Mi interessa invece profondamente il futuro del paese e che il Pd nel suo complesso faccia delle scelte guardando a sinistra, con interlocutori di sinistra».
Molti pensano che il Pd ormai non abbia più niente a che vedere con la sinistra…
«Ho molto chiara questa situazione. C’è una sinistra che ritiene il Pd ormai geneticamente modificato e non più recuperabile e una sinistra che invece ritiene in prospettiva possibile un’alleanza con il Pd. Quindi non mi hanno meravigliato né i consensi né i dissensi alla mia ipotesi. Mi ha meravigliato qualche tono non particolarmente “nobile” ma a me interessa invece molto valorizzare le differenze, quando si hanno gli stessi obiettivi, gli stessi principi, gli stessi valori».