sabato 3 dicembre 2016

La Stampa 3.12.16
Mille sacchi di voti dall’estero
Un’affluenza su cui già si specula
Hanno votato in tantissimi i nostri connazionali all’estero, quasi un milione e seicentomila. Il 40%: un boom di votanti che ha fatto insospettire i nemici di Renzi
L’hangar dove può cambiar tutto
A Castelnuovo di Porto arrivano schede che saranno vagliate da 6 mila scrutatori in 1500 seggi
di Amedeo La Mattina


La vittoria del Si o del No si potrebbe decidere negli stanzoni anonimi, con il pavimento in linoleum e le mattonelle bianche, di questo gigantesco deposito alle porte di Roma sulla via Tiberina. Siamo entrati nel centro polifunzionale di Castelnuovo di Porto dove domani sera 6 mila scrutatori divisi in 1500 seggi apriranno le schede che stanno arrivando da tutto il mondo: almeno da quei Paesi dove ci sono italiani regolarmente iscritti negli elenchi elettorali (quasi 4 milioni). Ed eccoli qui i sacchi con su una scritta circolare “Ministero degli Esteri-Corriere diplomatico”. Vengono scaricati dai camion che arrivano da Fiumicino scortati dalla Polizia. Vengono controllati uno ad uno da funzionari dell’ufficio circoscrizione estero della Corte d’Appello di Roma. Ammucchiati per nazione di provenienza. Ieri ne sono arrivati 500, altrettanti oggi. Sacchi di tela colore avorio, bordeaux, grigi. «Quelli più carini arrivano dalla Cina, rossi con un bel fiocco rosso», dice una signora che controlla che tutto proceda secondo le regole.
Dentro questi sacchi, arrivati da 195 sedi diplomatiche e che hanno viaggiato su 210 aerei accompagnati da funzionari della Farnesina, ci sono quelle schede che possono cambiare il corso della politica. Possono mandare Renzi in paradiso o all’inferno, scatenare i ricorsi del comitato del No se i voti piombati dall’estero dovessero essere decisivi per la vittoria del Sì. E hanno votato in tanti, tantissimi i nostri connazionali all’estero, quasi un milione e seicento mila. Il 40%: un boom di votanti che ha fatto insospettire i nemici di Renzi, ha fatto parlare di brogli e gridare allo scandalo per le lettere inviate dal premier agli italiani all’estero.
Sono tutte qui le schede del destino politico di questa legislatura e forse anche della prossima, in questo enorme magazzino, che una volta apparteneva alla Protezione civile e ora all’Inail, in mezzo alla campagna romana, accanto al campo profughi Auxilium. Qui ci sono pure gli archivi della Camera e di Palazzo Chigi. Viene usato come deposito dalla Forestale e dalla Croce rossa militare. Lunghissimi e spettrali corridoi in cui si aprono i seggi elettorali pieni di tavolini su ognuno dei quali c’è un librone dalla copertina rosa: sono gli elenchi degli elettorali europei, del Nord e Sud Africa, dell’Asia, Oceania e Australia.
Con i militari dell’esercito che pattugliano l’area e mettono i sigilli alle porte, tutto è pronto per i sei mila scrutatori che domani alle 23 cominceranno ad aprire le schede e contare i Sì. Tra occhiuti rappresentanti dei partiti e i sospetti di tanti, a cominciare da Matteo Salvini che sente aria di truffa. «È tutto nelle mani di consoli e ambasciatori alcuni dei quali hanno fatto anche comizi per il Sì. Vedo che Renzi esulta e dice che ha dall’estero il 3%, allora o ha informazioni che noi non abbiamo o qualcosa non torna». Salvini afferma che sarebbe strano se il No vincesse in Italia è il Sì all’estero. «Poi ti puoi comprare anche la Lapponia ma non te fai nulla».
È clamoroso che anche Massimo D’Alema non si fidi del voto degli italiani all’estero. Chiedere di vigilare nell’hangar di Castelnuovo di Porto perché «purtroppo sappiamo che un sistema elettorale senza garanzie fa viaggiare anche pacchetti di voti senza nomi». Alla Farnesina non ci stanno a far passare questi sospetti, soprattutto da un ex ministro degli Esteri che era in carica quando si votò nel 2006 il referendum targato Berlusconi-Bossi. Vinsero i No e D’Alema non ebbe nulla da dire sul voto degli italiani all’estero.
A Salvini hanno risposto in tanti nel governo. Tra questi il ministro della Giustizia Andrea Orlando che chiede più rispetto degli italiani che hanno contribuito a far crescere altri Paesi, non dimenticando il nostro. «L’affluenza alta all’estero è un dato positivo perché significa che ci sono tanti italiani nel mondo attenti alle vicende della nostra democrazia».
Ma anche Berlusconi, che ha introdotto il voto degli italiani all’estero, terme brogli. «Noi abbiamo una tradizione molto negativa circa le votazioni, in occasioni sono stati sottratti voti dai professionisti dei brogli della sinistra. Fino a quando noi non avremo un voto diverso dalla matita con una X e non avremo una situazione tecnologicamente avanzata i brogli sono possibili».
Brogli a parte, tutti da provare, in effetti sarebbe l’ora di essere più moderni, visto il lavoro che si sta facendo in questo Fort Knox di Castelnuovo di Porto, con tutti questi sacchi accatastati e la spesa di personale e di trasporto che comporta.