La Stampa 3.12.16
A Firenze l’affondo finale: “La rimonta è a un passo”
“Spero di vincere al novantesimo”
Il premier conclude la lunga cavalcata elettorale e per la prima volta evoca il possibile successo: ªSono gasatissimoº
di Fabio Martini
Quando Matteo Renzi, alle dieci della sera, sale sul palco e inizia l’ennesimo discorso di questa lunghissima campagna elettorale, davanti a sé trova una piazza della Signoria piena e stavolta è piena per davvero, c’è più gente della sera che precedette di 48 ore il grande risultato delle Europee 2014. Il premier, prima di sciorinare il suo consueto repertorio, fatto di «bellezza», «amore», «lo facciamo per i nostri figli», scandisce la parola finora tabù: rimonta. Urla: «Sono gasatissimo, perché questa spettacolare rimonta è ad un passo!».
L’adrenalina a mille, Matteo Renzi ci crede, non può non crederci dopo la più poderosa e personalizzata campagna elettorale mai condotta da un presidente del Consiglio. A 24 ore dal voto la parola-tabù (che infatti Renzi non aveva pronunciato mai), è rimonta: una rimonta che sembra ad un passo dall’essere compiuta e che ha bisogno di una spinta in più, perché evidentemente i sondaggi che Renzi ha in mano gli indicano ancora una distanza da colmare. E infatti il capo del governo fa capire che proprio quello è il punto: «Spero di vincere, è stata una bella partita e speriamo di vincerla al novantesimo…», aveva detto di buona mattina a Rtl.
Come dire, con un gol all’ultimo minuto, visto che per tutta la partita la sua squadra è stata “sotto”, ha dovuto rimontare. E infatti, nelle innumerevoli performances televisive e in comizio, insiste: «Si gioca tutto nelle prossime 48 ore, quindi andate a lavorare, a convincere. Non c’è mai stato un così alto numero di indecisi, il risultato del referendum è totalmente aperto, si gioca sul filo dei voti».
E per completare la rincorsa, anche nelle ultime 24 ore di campagna elettorale, Renzi ha battuto sullo stesso tasto: instillare paura ed incertezza per il dopo-voto. E allora eccolo squadernare il concetto: «Se vince il No non faccio scenari apocalittici o catastrofici, si apre un salto in una fase non chiara anche se chiaramente del tutto rispettabile dal punto di vista costituzionale».
Eccola l’espressione ansiogena: la fase non chiara. Renzi sa che, pigiando questo pedale, incontra due paure: quella dell’opinione pubblica moderata di centro-destra, che per timore potrebbe essere spinta a spostarsi sul Sì, così abbandonando il No consigliato da un Berlusconi di nuovo in palla. Ma Renzi sa pure di poter intercettare anche il timore di un elettorato di sinistra, popolare e “ordinato”, ex-Pci, che teme un domani incerto e detesta con tutte le forze Beppe Grillo. Ecco, perché interloquendo sui social network con un sostenitore del No, scandisce un’altra frase ansiogena: «La voglia di darmi una legnata è così grande da segare il ramo su cui lei sta seduto?».
Ecco perché i messaggi sul dopo sono rassicuranti, alludono ad una guida forte del Paese, la sua: «Se vince il Sì si va avanti tutti insieme: si cambia la politica europea e per fare questo ci vuole un governo forte e non un governo tecnico».
E quanto ai Cinque Stelle e a Grillo preferisce punzecchiarli, il loro elettorato è quasi irrecuperabile: «Hanno un atteggiamento che sta sorprendendo i siti stranieri, questo strano giro di link, di link falsi, di bufale...». E in mattinata parlando al Politeama di Palermo aveva detto: «Qui quelli del M5s sono affezionati alle cose false non solo alle firme...».
I sospetti sul voto all’estero? «Parliamo di cose concrete, siamo seri. Le polemiche stanno a zero i cittadini votano, siamo in democrazia», «mi spiace molto, è un film che ogni volta si ripropone, il voto all’estero è stato proposto dall’allora ministro del centrodestra Tremaglia e votato a sinistra. Non capisco perché dire che lì si fanno i brogli, perché alimentare tensioni e polemiche». Certo, ogni tanto gli sfugge qualche battuta un po’ sopra le righe: «Tutti mi chiedono “che succede se vince il no?”. Io ho in mente cosa succede se vince il Si: l’Italia diventa leader in Europa!». In piazza della Signoria la (tanta) gente che c’è, applaude, ride alla battute di un Renzi gigione e scatenato, che urla, si compiace. Cita anche Lorenzo il Magnifico: «Voi direte, noi faremo».
Molti tra i fiorentini accorsi in piazza, sventolano una bandierina tricolore. Tutti applaudono di continuo Renzi, ma sia nell’accoglienza al leader, che nel commiato finale non c’è ancora il pathos della vittoria. I battimani sono frenetici e brevi. In attesa di capire come finirà.