La Stampa 1.12.16
Bersani: “Da Romano sostegno senza entusiasmo ma io non mi turo il naso”
La sinistra del Pd accusa il colpo a sorpresa
di Andrea Carugati
La
metafora contadina usata da Prodi per spiegare il suo Sì al referendum -
«meglio succhiare l’osso del bastone» - non dispiace a Pier Luigi
Bersani. E del resto, sulle metafore emiliane i due si sono sempre
capiti. Stavolta però il succo politico diverge nella sostanza: «Io
quell’osso non lo succhio, e neppure il bastone. E non mi turo il naso»,
spiega l’ex leader Pd a margine di una iniziativa per il No, al circolo
Arci di Pietralata nella periferia romana. «Dalle parole di Romano mi
par di capire che il suo Sì sia assai poco entusiasta…».
L’atmosfera
è quella giusta per un No che si tinge di rosso. A fianco di Bersani ci
sono la presidente dell’Arci Francesca Chiavacci e il segretario della
Cgil del Lazio Michele Azzola. «Io mi incazzo quando mettono la mia
faccia insieme a quelle di Casa Pound. E poi qui abbiamo la Cgil,
l’Arci, l’Anpi, con Renzi ci sono i banchieri, Marchionne», spiega. E
insiste: «Contro la legge truffa c’erano il Pci e l’Msi, e così in altri
referendum. Nelle urne ci sarà tanta gente arrabbiata che con quella
matita vuole segnalare un disagio, io voglio starci con tutti e due i
piedi con queste persone, non li regalo a un Trump o ad una Le Pen
italiani».
A tre giorni dal voto, l’obiettivo del leader della
minoranza dem è rassicurare i compagni indecisi, «la nostra gente che
non è convinta di questa riforma». «Ci stanno raccontando un sacco di
balle, dobbiamo stare tutti tranquilli e votare in libertà e per
convinzione. Se vince il No non si può andare a votare, perché ci sono
da fare due leggi elettorali. E dunque Renzi può restare a palazzo
Chigi. Il problema per la stabilità nasce se vince il Sì, dal giorno
dopo tutte le cancellerie si chiederanno quando si vota e se vince
Grillo…è col Sì che il Paese entra nel frullatore». L’analisi di Bersani
sulla eventuale corsa alle urne è semplice: «Se resta il ballottaggio,
si può anche smettere di domandarsi chi vince, perché la risposta è
Grillo. Alle amministrative abbiamo vinto un ballottaggio su 20 e avendo
litigato con tutti finisce che la gente ci manda un bel ‘ciaone’». L’ex
segretario martella su palazzo Chigi: “Se vince il Sì da lunedì siamo
nel regime del governo del Capo, e le modifiche all’Italicum sono
affidate al suo buon cuore».
Nonostante le battute del leader,
nelle truppe bersaniane, che hanno impugnato la bandiera ulivista contro
Renzi, la scelta di Prodi pesa come un macigno. Miguel Gotor, docente
di Storia e consigliere di Bersani, si consola col No di Paolo Prodi,
fratello dell’ex premier e storico: «E’ schierato sul No, con
motivazioni non dissimili da quelle di Romano. Lo storico è più attento
al processo istituzionale, l’economista al nodo della stabilità. Visto
che si parla di Costituzione mi pare più giusto ispirarmi a Paolo…».
Gotor ricorda i giorni della mancata elezione del Prof. al Quirinale:
«Ho contato almeno 101 tweet del fronte del Sì a sostegno della scelta
di Romano, e la cosa non mi ha sorpreso».