Il Sole 2.12.16
Sì all’Iva ridotta sul digitale
La
Commissione europea ha presentato ieri una attesa riforma della
raccolta dell’imposta sul valore aggiunto per le transazioni commerciali
online. L’obiettivo è di semplificare l’onere amministrativo delle
imprese, facilitare la lotta contro la frode, promuovere il commercio su
Internet. Tra le altre cose, l’esecutivo comunitario ha proposto di
consentire ai governi di applicare alle pubblicazioni online le stesse
favorevoli aliquote oggi in vigore per le pubblicazioni su carta. In
questo momento, la legislazione permette l’Iva ridotta solo sui libri e
sui giornali di carta. La differenza tra le due aliquote, a tutto
svantaggio delle pubblicazioni online, può raggiungere in alcuni casi i
10-20 punti percentuali. La decisione di consentire aliquote ridotte
anche sugli ebooks giunge in un momento di crisi dell’industria dei
giornali e dei libri: «Siamo orgogliosi di questa decisione», ha detto
il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici.
La questione
è molto sentita in alcuni paesi e in particolare in Italia. Il governo
Renzi decise nel 2014 di tassare al 4% i libri elettronici, nonostante
il rischio di una procedura di infrazione comunitaria (si veda Il Sole
24 Ore del 22 marzo). Attualmente, le pubblicazioni online hanno una
quota di mercato nell’Unione del 5%, che dovrebbe salire al 20% entro il
2021. L’iniziativa della Commissione europea deve ora essere fatta
propria dal Consiglio.
«La proposta va nella direzione di
sostenere e incentivare lo sviluppo del settore nell’ambiente digitale”:
così il presidente della Fieg, Maurizio Costa, ha commentato
l’iniziativa, memntre per Federico Motta (presidente Aie) è «una grande
vittoria per l’Italia e per i lettori di tutta Europa». «Siamo stati i
primi a chiedere che l’Iva per libri cartacei e digitali fosse
equiparata». Da Londra ha reagito positivamente anche Angela Mills Wade,
direttrice esecutiva dello European Publishers Council.
Confermando
le informazioni raccolte questa settimana (si veda Il Sole 24 Ore di
martedì), la Commissione ha poi proposto che la raccolta dell’Iva sul
commercio online venga effettuata dalle autorità del paese del venditore
(così come avviene per la vendita di servizi online). Queste poi si
incaricheranno di riversare il gettito nel paese dell’acquirente.
Bruxelles ha deciso che per le società con un giro d’affari inferiore a
10mila euro, verrà applicata l’Iva nazionale.
Superato il tetto
dei 10mila euro, l’Iva andrà riversata nel Paese del consumatore, col
metodo appena descritto. Bruxelles ha ideato una seconda soglia, questa
volta di 100mila euro. Sotto a questo tetto, le società avranno oneri
amministrativi inferiori al normale. Infine, la Commissione ha anche
proposto di eliminare il prezzo minimo di applicazione dell’Iva per la
merce proveniente da paesi terzi. Attualmente, la merce con un valore
inferiore a 22 euro non viene tassata, provocando truffe e abusi.