il manifesto 5.12.16
Ombre rosse a Standing Rock
Stati
uniti. Sospeso lo sgombero dei Protectors Lakota, il presidio prosegue
sotto la neve. Dopo le brutalità della polizia citato in giudizio Kyle
Kirchmeier sceriffo della contea di Morton. Seimila persone, esposte al
gelo, lottano contro la costruzione del «Serpente Nero», l’oleodotto
Dakota Access Pipeline di duemila chilometri, che avvelenerà le falde
acquifere
di Marco Cinque
Ieri la Casa Bianca e
lo Us Army Corps of Engineers hanno annunciato lo stop allo scavo della
Dakota Access Pipeline a Standing Rock. Il capo Harold Frazier ha dato
l’annuncio al grande accampamento di Oceti Sakowin che l’ha accolta con
un’esplosione di gioia.
A questo punto, in attesa di Trump,
l’oleodotto non passerà sotto il lago Oahe e saranno cercati «percorsi
alternativi». «La Standing Rock Sioux Tribe sarà per sempre grata
all’amministrazione Obama per questa decisione storica», recita il primo
comunicato dopo la notizia dello stop.
La protesta, mai doma, sta
affrontando condizioni difficili. Il campo ormai è sepolto sotto una
coltre di gelo. Più di seimila persone, Sioux-Lakota e altri
sostenitori, tra cui anche molti anziani nativi, sono esposti al freddo e
alle bufere di neve per sostenere la lotta contro la costruzione del
«Serpente Nero», cioè l’oleodotto Dakota Access Pipeline, lungo circa
duemila chilometri, che minaccia di avvelenare le falde acquifere e la
sopravvivenza delle popolazioni locali.
POCHI GIORNI FA la Ace
Hardware ha persino annunciato il divieto di vendita delle bombole di
propano nella zona, essenziale per i «Protectors» (cioè i Protettori
dell’Acqua, come sono definiti i manifestanti) per scaldarsi nelle loro
tende, mettendo così in serio pericolo la vita di molte persone.
«Non
c’è abbastanza legna nel campo» ha avvertito Kevin Gilbert, spiegando
che fa troppo freddo per uscire e per andare a cercarla. Questa
decisione è solo l’ultimo atto di una campagna violenta e intimidatoria
intrapresa dal governatore del North Dakota, Jack Dalrymple e dallo
sceriffo della Contea di Morton, Kyle Kirchmeier.
MOLTE VITTIME
delle brutalità della polizia hanno intentato una causa federale e lo
stesso Kirchmeier, nei giorni scorsi, è stato citato in giudizio per uso
eccessivo della forza contro i dimostranti.
Nelle ultime
settimane ci sono stati oltre 400 arresti, compresi quelli di
giornalisti e cineasti che erano sul luogo a coprire gli avvenimenti, e
circa 300 persone sono rimaste ferite: una ragazza Lakota rischia di
perdere un occhio, un’altra donna, Sophia Wilansky, ha perso un braccio,
dilaniato da una granata lanciata dagli agenti. Molti altri sono stati
feriti in faccia, in testa e sulla schiena dai proiettili di gomma.
L’uso dei cannoni ad acqua nella notte è stato criminale, poiché le
temperature in questo periodo sono da congelamento. Un miracolo che non
sia rimasto ancora ucciso nessuno, ha riferito Brandy Toelupe,
presidente legale del Collettivo dei Protettori dell’Acqua.
Come è
noto, il governatore Dalrymple ha ordinato, per lunedì 5 dicembre, di
sgomberare l’accampamento e disperdere il più grande raduno delle tribù
indigene degli ultimi cento anni.
ALL’ORDINANZA del governatore,
che si basa sul pretesto di evitare ai manifestanti i rischi legati alle
proibitive condizioni atmosferiche, ha già risposto Dave Archambault
II, portavoce dei Sioux di Standing Rock: «Se la vera preoccupazione è
per la nostra salute e sicurezza, allora il governatore dovrebbe
smantellare il blocco e le forze di polizia della contea, dovrebbe
smettere l’uso di granate accecanti, cannoni ad acqua in temperature
gelide, gabbie per cani per temporanee prigioni per persone ed ogni
armamento nocivo contro gli esseri umani».
IN QUESTA DRAMMATICA
situazione, due giovani veterani, Wes Clark Junior e Michael Wood, hanno
deciso di mobilitarsi e chiamare a raccolta altri giovani ex militari
per correre in difesa dei Protectors, fondando l’associazione “Veteran
Stand for Standing Rock” e lanciando un appello a cui hanno aderito
circa duemila veterani. «Quando ci siamo arruolati abbiamo giurato di
proteggere i cittadini del nostro Paese – spiega Clark – metteremo
perciò i nostri corpi disarmati a difesa di una causa giusta, per
mostrare a tutto il Paese dove si sta compiendo il male».
DALLE
ULTIME NOTIZIE si apprende però che Cecily Fong, portavoce del
dipartimento del North Dakota per le emergenze, ha ritrattato lo
sgombero, dicendo che non sarebbe stato permesso alla polizia di
cacciare i manifestanti da Oceti Sakowin.
LO STESSO US ARMY Corps
of Engineers in un comunicato ha confermato che, al momento, non ci
sarebbe in programma alcuno sgombero.
Stop o cancellazione
definitiva? Il problema è che dietro il progetto Dakota Access Pipeline
c’è una società in cui lo stesso Donald Trump avrebbe investito da
500mila a un milione di dollari: si tratta della Energy Transfert Crude
Oil, che avrebbe concesso generose donazioni per la stessa campagna
elettorale dell’attuale presidente degli Stati uniti.
CIÒ FA
TEMERE che lo sgombero annunciato dal suo amico Dalrymple, se non potrà
attuarsi entro breve, sarà solo rinviato a quando i riflettori mediatici
si saranno di nuovo abbassati e la resistenza dei Protectors Lakota
sarà indebolita dalla stanchezza e dal generale inverno.