il manifesto 2.12.16
Trascrizioni delle nozze omosex, bocciato Alfano
di Rachele Gonnelli
Fabrizio
e Jonathon soltanto da oggi possono vivere in pace il loro matrimonio.
Era il 18 ottobre di due anni fa quando poterono trascrivere in Italia
le nozze con rito civile celebrate negli Stati Uniti. Il primo
sposalizio omosex riconosciuto nel nostro Paese.
Per l’occasione –
un atto che fu a suo modo rivoluzionario – il sindaco di allora della
capitale, Ignazio Marino, con tanto di fascia tricolore, sfoggiò il suo
sorriso più disteso a beneficio dei fotografi. Di lì a poco iniziarono
gli insulti, Maurizio Gasparri lo apostrofò come «bandito». E il
ministro degli Interni, di allora e di oggi, Angelino Alfano, per
evitare che Marino facesse proseliti, emanò una circolare ai prefetti
perché procedessero all’annullamento delle trascrizioni. Il primo che
eseguì la disposizione del Viminale fu in effetti il prefetto di Roma
Giuseppe Pecoraro.
Ieri, con i suoi tempi, è arrivata a sentenza
la questione posta da due coppie omosessuali di Milano e Udine che si
opponevano all’ annullamento prefettizio delle trascrizioni dei loro
atti matrimoniali. La terza sezione del Consiglio di Stato con due
sentenze (n. 5047 e 5048), pubblicate in mattinata. ha dato ragione ai
ricorrenti, ai quali si è aggiunto anche il Comune di Milano. E quindi a
tutti i sindaci «pionieri». L’alta Corte chiarisce che «solo il
Consiglio dei ministri, e non il prefetto, può esaminare la legittimità
degli atti emessi dai sindaci quali ufficiali di stato civile e disporne
l’annullamento, se essi risultano illegittimi».
Ignazio Marino,
apprendendo la notizia mentre prepara una lezione universitaria, si dice
soddisfatto, «come lo sono ogni qual volta il nostro Paese riesce ad
affermare spazi su temi che alcuni politici chiamano “eticamente
sensibili” e io con altri chiamo, dai tempi della Rivoluzione francese,
diritti civili». Il ministro Alfano, ricorda, disse che le sue firme di
convalida sui registri degli atti di matrimonio anche di coppie dello
stesso sesso sottoscritti all’estero valevano solo «come autografi». «Si
sbagliava», si limita a segnalare ora Marino.
Per il presidente
dello storico «circolo di cultura omosessuale Mario Mieli» di Roma,
Mario Colamarino, le due sentenze del Consiglio di Stato «sono la
definitiva sconfitta della linea di Alfano, che è pur vero anche
all’epoca non ebbe eco nel governo. Poi dal silenzio, che come
associazione denunciammo come ci opponemmo fermamente alla circolare di
Alfano, siamo arrivati alle unioni civili».
Un’altra epoca, ma la
decisione del Consiglio di Stato servirà a tacitare ora i sindaci
leghisti che, dal Veneto a Cascina in Toscana, si rifiutano di celebrare
le unioni di coppie omosessuali? Sì, per Colamarino: «Pur non entrando
nel merito delle unioni civili, può essere funzionale anche a questo,
perché ribadisce che il sindaco come pubblico ufficiale deve rispettare
le leggi senza devianze».