il manifesto 15.12.16
Atene ricattata dall’Eurogruppo: congelato l’accordo sul debito
I
falchi dell'austerity . Nel mirino i provvedimenti del governo Tsipras:
aumento delle pensioni e sgravi alle isole per l'accoglienza ai
migranti
di Teodoro Andreadis Synghellakis, Fabio Veronica Forcella
La
notizia è di quelle che lascia, praticamente, senza parole.
L’Eurogruppo ha deciso di rimangiarsi la parola data il 5 dicembre,
quando è stato raggiunto l’accordo sul parziale alleggerimento del
debito greco, con l’allungamento delle scadenze e tassi di interesse più
bassi. Ora, questa decisione viene congelata, praticamente per punire
la Grecia e il governo di Alexis Tsipras, che ha annunciato un aumento
delle pensioni più basse.
Una settimana fa, infatti il leader di
Syriza aveva annunciato che più di 600 milioni di euro dell’avanzo
primario verranno redistribuiti a 1 milione e 600 mila pensionati con
reddito inferiore a 800 euro al mese. Una misura resa possibile dal
superamento degli obiettivi fissati assieme ai creditori: l’avanzo
primario dello Stato greco, per quest’ anno, si sarebbe dovuto attestare
allo 0,5%, mentre, alla fine, si è riusciti ad arrivare all’1,9%. E
quindi Tsipras ha deciso di usarne una parte per sostenere chi è a
rischio di esclusione sociale o è di fatto sotto la soglia della
povertà, dopo sette anni di durissima crisi.
Nonostante questo, i
ministri delle finanze dell’Euro, hanno deciso di mettersi di traverso,
intervenendo pesantemente e limitando – ancora una volta – l’autonomia
di iniziativa politica del governo di Atene. Michel Reijns, portavoce
del presidente dell’Eurogruppo, ha reso noto tramite twitter che «le
istituzioni creditrici sono arrivate alla conclusione che le azioni del
governo greco sembrano non essere in linea con gli accordi». Ha
aggiunto, inoltre, che anche alcuni Stati membri vedono la questione in
questo modo e quindi, al momento, non c’è unanimità per applicare le
misure a breve termine sul debito». Il tutto viene congelato sino a
gennaio, «in attesa di un rapporto dettagliato delle istituzioni
creditrici».
Si tratta, praticamente, dell’ennesimo ricatto
politico. Nel momento in cui la Grecia cerca di ripartire, con
previsioni di crescita del Pil del 2,7% per il 2017, i falchi provano a
bloccare qualunque misura concreta che possa rafforzare le politiche
sociali. Tsipras ha sempre ripetuto, negli ultimi giorni, che nessuno
può dire alla Grecia come usare i soldi delle sue casse pubbliche, dal
momento che gli obiettivi pattuiti con i creditori sono stati rispettati
e ampiamente superati. Ci si aspetta, tra l’altro, che affronti
l’argomento nei colloqui che avrà con molti leader europei nel vertice
dei capi di Stato e di governo oggi a Bruxelles e ovviamente domani,
nell’incontro bilaterale che avrà a Berlino con Angela Merkel.
Oltre
agli aiuti ai pensionati più poveri, il primo ministro greco si è anche
impegnato a rimandare l’aumento dell’Iva nelle isole dell’Egeo che più
hanno contribuito, in questi mesi, ad affrontare l’emergenza profughi.
Molti esponenti del centrodestra greco, tuttavia, avevano criticato, nei
giorni scorsi, le misure del governo, lasciando intendere che avrebbero
potuto innervosire i partner. Una posizione fortemente condannata da
Tsipras, ma che potrebbe spiegare, alla luce delle alleanze europee in
campo conservatore, la reazione – ai limiti dell’intromissione – di
alcuni governi formati da partiti che appartengono all’area del Partito
popolare europeo.
In tutto ciò, c’è in ballo anche la conclusione
della seconda valutazione, da parte dei creditori, su come la Grecia ha
applicato le misure pattuite nell’estate del 2015. Come mezzo di
ulteriore pressione, potrebbe slittare, per non permettere ad Atene di
usufruire del Quantitative Easing, di tornare sui mercati e stabilizzare
la ripresa. Il fronte dell’austerity, continua a cercare di andare
all’offensiva, incurante degli enormi danni già causati.