mercoledì 7 dicembre 2016

Corriere Roma 7.12.16
Il messaggio del M5S a Berdini, adesso basta
L’assessore all’Urbanistica nella bufera: tensione alla riunione di maggioranza, le pressioni per farlo lasciare
di Andrea Arzilli

Paolo Berdini in bilico? Questo suggerisce lo scontro, l’ultimo dei tanti, di lunedì sera con la maggioranza M5S in Campidoglio. Nel corso del quale è emersa, ancora una volta, la differente visione sul futuro di Roma tra i fedelissimi della sindaca, soprattutto il vice Daniele Frongia, e l’assessore all’Urbanistica della giunta Raggi. «Prego, si accomodi», sarebbe stata la risposta di uno dei consiglieri Cinque Stelle alla provocazione di Berdini di mollare la poltrona in Campidoglio nel caso di eventuali compromessi con i «palazzinari corrotti», così come carica spesso l’assessore urbanista anche durante l’Assemblea capitolina. Ieri vari Cinque Stelle hanno smentito il caso: «Di strappi non so nulla», dice l’assessore al Bilancio, Andrea Mazzillo. Pure Berdini ha smorzato. «Berdini? Che ci sia malcontento è risaputo», dice invece il consigliere Angelo Diario. Ma il caso può rientrare ora che la scossa è arrivata a destinazione.
Perché è vero che le vision non sembrano proprio combaciare, per questo l’assessore è da settimane al centro di una riflessione da parte del Campidoglio: sul destino delle caserme, sui mercati generali, su Fiera di Roma, sulle Torri dell’Eur, su tutti gli asset strategici della città c’è unga letteratura di interventi dal tenore diametralmente opposto tra la giunta e il suo uomo all’urbanistica. Ed è sullo stadio della Roma, casus belli di lunedì, che si raggiunge l’apice della distonia. Filosoficamente Berdini vorrebbe opere pubbliche finanziate con soldi pubblici, posizione ribadita pure davanti all’assemblea dei costruttori romani che sono rimasti di sasso. E l’opera di Tor di Valle non rientra proprio nei parametri berdiniani: il soggetto è privato e, nei patti, si farà carico anche delle opere pubbliche collegate. Quindi?
Quindi oggi, per una serie di convergenze politiche, lo stadio della Roma rientra perfettamente nei parametri del Campidoglio, che è senza soldi in cassa ed reduce dai No ad Olimpiadi e referendum. Ora serve un Sì, insomma. Seppure con qualche piccola modifica sul progetto varato ai tempi di Marino, la questione stadio è stata sdoganata addirittura dal leader del M5S, Beppe Grillo, e il tavolo che vede di fronte il Comune e il costruttore (Parnasi) procede con lavori di contorno in attesa del passaggio chiave del 6 febbraio: l’ultima riunione in Conferenza dei servizi dovrà essere sulla variazione del Piano regolatore approvata dal Consiglio comunale su input della giunta. Fino ad allora Berdini avrà una scelta: tacere o sloggiare.