giovedì 3 novembre 2016

Repubblica 3.11.16
Leopolda senza vip pochi ministri e un figliol prodigo
Richetti aprirà il raduno, finito il gelo con Renzi “Che errore caricare i bersaniani...”
di Giovanna Casadio

ROMA. Il gelo era piombato tra Matteo e Matteo per colpa della “ditta”. Dice ora Matteo Richetti di Matteo Renzi: «Sì, Matteo ha caricato tutti i bersaniani, Bonaccini, Martina, Orlando, il gruppo dirigente in continuità con il passato, le mie critiche sono cominciate lì, al Renzi-segretario». Poi c’è stato anche altro. E ora uno scambio di sms tra i due dopo due anni di silenzio: «Sei un asino ad avere creduto di essere escluso...». Quindi l’appuntamento del deputato emiliano con l’inquilino di Palazzo Chigi per chiarire. Insomma, la riappacificazione.
Sarà quindi Richetti domani ad aprire la Leopolda numero 7, che si tiene a Firenze fino a domenica, regia di Simona Ercolani, “art director” Antonio Funiciello, madrina Maria Elena Boschi. Solo l’anno scorso Richetti - modenese, 42 anni, che all’inizio dell’èra renziana era considerato il vice naturale del Rottamatore - si aggirava solo soletto tra la folla dell’antica stazione fiorentina. E imprecava contro la candidatura di Vincenzo De Luca a “governatore” della Campania, contro la rottamazione tradita. Caduto fuori dal “giglio magico”, ora, a sorpresa, è stato ripescato. «Sarò il frontman del referendum di dicembre, che non slitta, eh».
Condurrà la Leopolda della sobrietà, della ricostruzione post terremoto e del referendum. «Il 4 dicembre è il giorno in cui o si volta la pagina politica oppure il libro rimane sempre lo stesso». È la sua filosofia. Il discorso che terrà alle 21 di domani, prima dell’amatriciana solidale, sarà sulle riforme, vera scommessa del renzismo. «C’è un filo rosso che lega le Leopolde... ». Qui comincia l’amarcord di Richetti: «Alla prima Leopolda, Matteo (Renzi) esordì: “Non sono io il rottamatore, è quel biondino là, quell’altro Matteo che vuole abolire i vitalizi dei consiglieri regionali dell’Emilia Romagna». All’epoca Richetti era presidente del consiglio regionale. Passarono quattro anni e Richetti si candidò a governatore dell’Emilia in competizione con Stefano Bonaccini. Poi si ritirò per l’inchiesta, da cui è stato assolto pienamente, sulle spese in Regione. Ma non ha mai dimenticato che il Pd lo aveva abbandonato. Comunque Renzi ha capito che Richetti può rivelarsi efficace nella battaglia per il Sì, le sue convinzioni politiche appassionate le raccontate in un libro “ Harambee. Per fare politica ci vuole passione”. «Il referendum è il tassello fondamentale della nostra scommessa che non si è smarrita. Se da Benigni a Bonino, anche chi non è simpatizzante di Renzi, vota Sì, è perché comprende che in gioco è il futuro dell’Italia, che la Costituzione appartiene al popolo, che non è un sì o un no a noi». I due Matteo - uno apre e l’altro chiude - proveranno a fare rivivere «il sogno» della Leopolda: «Si ricomincia. Non abbiamo da prendere lezioni anti casta da nessuno».