Repubblica 30.11.16
Pier Luigi Bersani.
Il leader della
sinistra del Pd chiede un voto libero da paure. E attacca il premier:
“Il suo solipsismo gli fa perdere il senso della realtà”
“Basta con gli allarmismi Sulle banche che rischiano Renzi dica: le salverà lo Stato”
intervista di Goffredo De Marchis
ROMA.
«Se vince il No, il governo tecnico di Renzi può tranquillamente andare
avanti. Ha più di un anno per correggere la rotta ». Governo tecnico?
«Certo. Tecnico tra virgolette. Nessuno ha mai votato la sua maggioranza
». Se invece Renzi molla, Pier Luigi Bersani se ne farà una ragione:
«Rimane una maggioranza politica e qualche cosuccia da fare, a partire
da due leggi elettorali ».
Non doveva fare campagna elettorale per
il No («ma sono rimasto sconcertato dai toni e dai modi con cui è stato
proposto il Sì»). In realtà, l’ex segretario del Pd è impegnato a
svuotare una per una tutte le cartucce renziane: dalla paura dei
governicchi all’allarme dei mercati, dall’accozzaglia al rancore dei
leader ossessionati dalla rivincita contro il premier: «Squalificare sul
piano personale chi non la pensa come te è una cosa di altri tempi. Fu
rottamata assieme allo stalinismo ». Nel suo ufficio alla Camera,
Bersani rigira tra le mani la biografia di Savonarola. «Una rilettura.
Sotto i Medici, nessuno si accorse che il popolo ribolliva finché non
arrivò Savonarola. Purtroppo un nuovo Savonarola può venir fuori anche
qui».
Partiamo dalla promessa mancata. Non farò propaganda per il No, disse. Al contrario, è sempre in giro per l’Italia.
«Partecipo
a dibattiti in cui il referendum è solo uno degli argomenti. Però ho
visto un di più nella campagna del Sì che mi è andato di traverso:
l’allarmismo, il promettere qualsiasi mancia, addirittura l’inno alle
clientele…».
Si riferisce a De Luca? Nell’audio con i sindaci il
governatore la irride ricordando la sua candidatura a premier nel 2013.
«Pier Luigi, devi dire che cancelli il ticket sanitario ». E lei,
cocciuto: abbassiamo la soglia dei contanti.
«A De Luca ricordo
che io, nel mio piccolo, per poco o per tanto, non ho mai perso
un’elezione. Cosa che a lui è capitata. La mia esperienza, quindi,
suggerisce che si può vincere anche senza annunciare gli asini che
volano, usando a Napoli gli stessi concetti che esprimi a Bergamo. Anzi,
ogni volta che vado a Bergamo, scherzando, dico di non fare troppo gli
schizzinosi: ueh, ricordatevi che le musiche di due meravigliose canzoni
napoletane, Te voglio bene assaje e Me voglio fa ‘na casa, sono
attribuite a Donizetti ».
Gli allarmi sui mercati sono
giustificati? È difficile negare che la vittoria del No porti con sé più
instabilità rispetto al successo del Sì.
«Non è vero. L’altro
ieri, per fortuna, ci sono state due dichiarazioni. La prima, del
presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha precisato: io ci
sono. La seconda, di Roberto Speranza, che a nome dei deputati della
maggioranza di governo schierati con il No ha assicurato: non ci saranno
vuoti di potere».
Manca la voce di Renzi?
«Esatto. Basta
allarmismi. Gli italiani votino in piena libertà e secondo convinzione. E
il governo abbia la dignità di pronunciare una parola chiara, seria sul
futuro, lasciando in pace i malati di epatite C o i risparmiatori. I
malati non c’entrano nulla con la Costituzione, chiaro? Poi, Renzi e
Padoan dicano chiaramente che sulle banche è pronto un piano B».
Un intervento dello Stato?
«Proprio
così. Basta una frase: quanto alla tutela del risparmio siamo convinti
del piano A, ovvero gli aumenti di capitale, ma, in caso, può
intervenire la mano pubblica. Se serve, si fa. Senza tante balle».
Col No il Paese va verso le elezioni anticipate? Le chiedono Grillo, Salvini e Berlusconi. Lo pensa Renzi.
«Secondo me la destra di Berlusconi non le vuole affatto. Non credo a questi impulsi».
Si fa una norma elettorale e si vota. La legge firmata da Mattarella fu approvata in tre mesi.
«Mi
auguro, per carità, che una nuova norma venga studiata in poco tempo.
Ma per un anno il governo deve concentrarsi sui temi economici e sociali
cambiando totalmente rotta mentre il Parlamento si occupa della legge
elettorale».
Se vince Renzi, si va subito alle urne?
«Temo
di sì, con l’Italicum in vigore. Prenderebbe velocità la strada delle
elezioni e porterebbe a un cambio della forma di governo sbagliato e
pericoloso. Nascerebbe un governo del capo proprio nel momento in cui il
mondo si riempie di capi problematici ».
Ricapitoliamo: vince il Sì e arrivano i populisti. Vince il No e Renzi rimane a Palazzo Chigi «Può perfino rafforzarsi».
Boom. Lo sta prendendo per i fondelli.
«Per
niente. Il solipsismo del governo è una delle sue principali debolezze.
La solitudine lo consuma e gli fa perdere il senso della realtà. Questo
esecutivo, o qualsiasi altro nascesse al suo posto per il prossimo
anno, può essere forte non se vince il referendum ma se si connette, nel
profondo, con la società. Aprendosi a una discussione, a una
riflessione sull’agenda Mondo, sulle prospettive del sisterma, sui nuovi
assetti tripolari, sul distacco tra ceto medio ed establishment, sul
ripiegamento della globalizzazione. Non dobbiamo credere che ciò che
accade nel resto del pianeta non ci riguardi. Anche qui può venir fuori
la faccia scura della luna, pensieri negativi, aggressivi,
protezionistici, sovranisti. Noi rimastichiamo le parole d’ordine degli
anni dello sviluppo: opportunità, flessibilità, eccellenza. Sono
vecchie, adatte a un’altra epoca. Affrontiamo invece il protezionismo
con i nostri valori. Le faccio un esempio? I voucher, se non li togliamo
noi, li toglierà la destra. E la sinistra rimarrà con un pugno di
mosche».
Accozzaglia è un insulto?
«Non sembra un complimento. Ma l’idea rischia di insinuarsi anche nel corpo del nostro elettorato: posso votare come la Lega? ».
La sua risposta?
«Mica gli azionisti e i comunisti non votarono repubblica perchè era la stessa scelta dei repubblichini di Salò».
Assisteremo alla scissione, se vince il Sì?
«Lo
escludo assolutamente. Con la vittoria del No, ci sarà pure un po’ di
sinistra in quel voto. Io sto da quella parte anche per non regalare il
No alla destra. Se passa il Sì, quel risultato non va interpretato in
senso turborenziano. In ogni caso si combatte nel Pd e per il Pd».