Repubblica 19.11.16
La contro-riforma di Renzi, Boschi e Verdini
Con la nuova Costituzione un leader con un consenso del 20% potrebbe avere un potere che sfiora quello di Putin
di Paolo Flores D’Arcais
AMICI
lettori, pensate davvero che la “riforma” costituzionale
Renzi-Boschi-Verdini non costituisca un pericolo per le vostre libertà?
Provate a ragionare su questi ineludibili dati di fatto.
Oggi in
Italia vi sono tre schieramenti che ottengono grosso modo il 25/30% dei
voti (il resto si disperde tra forze minori). Poiché ormai un terzo
degli italiani non va a votare (e il fenomeno è in crescita), con la
“riforma” suddetta e la concomitante nuova legge elettorale (sia nella
versione Italicum che, forse ancora peggio, in quella “corretta
Cuperlo”), chi rappresenta solo il 17/20% dei cittadini otterrà una
schiacciante maggioranza assoluta in Parlamento (di nominati, dunque
fedeli al Capo “ perinde ac cadaver”), il controllo della Corte
Costituzionale, del Consiglio Superiore della Magistratura (da cui
dipendono tutte le nomine ai vertici di Procure Tribunali e Cassazione),
la scelta del Presidente della Repubblica (e la possibilità di facile
impeachment nel caso non piacesse più e non si “allineasse”), il
controllo della Rai, tutte le nomine delle Authority di “garanzia”
(Consob, Privacy, ecc.), oltre ovviamente al governo.
Potrebbe
vincere Renzi, potrebbe vincere Grillo, potrebbe vincere la destra-
destra (in declinazione Berlusconi/ Salvini o Berlusconi/Parisi, a
seconda degli umori di Arcore). Io voterò M5s, come faccio già da tempo,
ma avrei paura se a questa forza andassero i poteri previsti dalla
contro-riforma (chiamiamola col suo nome, vivaddio!)
Renzi-Boschi-Verdini. E ne avrebbero anche i “cinquestelle”,
responsabilmente, visto che hanno proposto una legge elettorale
“proporzionale corretta” (tipo Spagna e in parte Germania) e sono
impegnati per il No.
Perché con la contro-riforma costituzional-
elettorale (le due cose sono inscindibilmente intrecciate proprio nel
disegno dei promotori), un leader da 17/20% di consenso dei cittadini
avrebbe un potere che sfiora quello di Putin e di Erdogan, senza
necessità di ricorrere alla galera e alla violenza. E, ripeto, chi sia
questo leader dipenderebbe da spostamenti minimi di voti (nel caso del
turno unico saremmo addirittura alla roulette). Davvero questa
prospettiva non vi gela il sangue?
Se non vi fa paura vuol dire
che avete superato in atarassica serenità zen il più “disincarnato” dei
monaci orientali, il che sarà magari ottimo per la vostra psiche e le
vostre future reincarnazioni, ma per il funzionamento di una democrazia è
micidiale. In ogni democrazia fondamentale è il rispetto delle
minoranze, le garanzie per i bastian-contrario, i diritti civili e gli
spazi di comunicazione reale di quella minoranza delle minoranze che è
il singolo dissidente. Niente di tutto questo resta in piedi con le
contro-riforme Renzi-Boschi-Verdini.
Vi flautano nelle orecchie:
ma è il prezzo da pagare per l’efficienza, per la velocità del processo
legislativo. Davvero ci siete cascati? Non l’avete ancora letto
l’articolo 70 controriformato? Claudio Santamaria lo ha recitato in
pubblico, alla manifestazione indetta da MicroMega con Maltese, Rodotà,
Zagrebelsky, Carlassare, Ovadia e tanti altri, lo ha letto come si
conviene a un grande attore e come esige la punteggiatura di quella
pagina e mezzo (attualmente l’articolo 70 è di una riga): un
incomprensibile labirinto mozzafiato di commi e sottocommi, su cui i
giuristi hanno già dato una dozzina di interpretazioni diverse, una
sbobba procedurale che garantirà ricorsi su ricorsi fino alla Corte
Costituzionale. Santamaria ha detto che sembrava scritta da Gigi
Proietti in uno dei suoi momenti satirici di grazia. Forse, ma
certamente con la collaborazione del notissimo e manzoniano dottor
Azzeccagarbugli.
Vi sventolano davanti agli occhi lo specchietto
per le allodole dei costi della politica che diminuiscono, davvero ve la
siete bevuta? Qualche decina di milioni in meno: costa assai di più
ogni settimana semplicemente tener in vita l’ipotesi del Ponte sullo
Stretto (se poi, con il Sì nelle vele, lo costruiranno davvero, saremmo a
una tragedia da piangere per generazioni). E se i senatori saranno un
pochino di meno, in compenso i politici regionali e comunali che
andranno in quegli scranni godranno del premio più ambito per i troppi
politicanti che della politica fanno mercimonio e profitto: l’amatissima
immunità. I costi della politica si tagliano in radici riducendo a zero
le migliaia e migliaia di consigli di amministrazioni delle
“partecipate”, le migliaia e migliaia di consulenze di nomina politica,
il groviglio ciclopico di enti inutili, e insomma i milioni di persone
che “vivono di politica”, e lautamente, per meriti che con il merito
hanno ben poco a che fare.
Millantano che con il Sì combatterete
la Casta, ma la Casta sono loro, ormai, il giglio magico e le sue
infinite propaggini, l’indotto di nuovi piccoli satrapi messo in moto
dalle Leopolde, le incredibili mediocrità assurte a posizioni apicali,
le imbarazzanti nullità innalzate nell’Olimpo dell’intreccio
affaristico- politico, che ormai fanno apparire uno statista perfino
Cirino Pomicino.
Col No, il No che conta, vince invece la società
civile di questo quarto di secolo di lotte. Che ha come programma
l’unica grande riforma necessaria: realizzare la Costituzione, che i
conservatori di sempre hanno bloccato, edulcorato, sfigurato,
avvilendola nella camicia di forza della “Costituzione materiale”,
democristiana prima, del Caf (Craxi Andreotti Forlani) poi, infine di
Berlusconi (che con le sue televisioni ammicca al Sì e a chiacchiere sta
col No, il solito piede in due scarpe), e oggi del suo nipotino Renzi.
Se
col tuo voto vincerà il No, amico lettore, non ci sarà nessuna
instabilità, semplicemente diventerà inevitabile un governo di coerenza
costituzionale, e si aprirà la strada per l’unico rinnovamento di cui
l’Italia ha bisogno, quello che porta scritto “giustizia e libertà” e
come stella polare ha l’eguaglianza incisa nella Costituzione
repubblicana nata dalla Resistenza.