giovedì 17 novembre 2016

Repubblica 17.11.16
Il No: voto falsato dal governo Boschi: noi via? Addio 80 euro
Duello in Rai, scintille tra la ministra e Salvini: “Finite come i Clinton”
Il pm Di Matteo: riforma varata da Parlamento senza legittimazione
di Giovanna Casadio Monica Rubino

ROMA. Un mercoledì di ordinario scontro all’insegna del referendum costituzionale. Con il duello in tv fra Matteo Salvini e Maria Elena Boschi, da un lato. Dall’altro, l’accusa di «deriva autoritaria» lanciata dal pm palermitano Antonino Di Matteo contro il governo. E sullo sfondo un Massimo D’Alema che impugna carta e penna per scrivere anche lui l’ennesima lettera agli italiani all’estero, ma per sostenere ragioni opposte a quelle del premier. Che non si arrende e continua a «lottare come un leone» per il Sì.
Scintille contenute nel salotto di “Porta a porta” fra il leader del Carroccio e la ministra delle Riforme. Un attimo prima di scappare via, benché il talk show sia ancora in corso (perché se no perde l’aereo), Salvini lancia un’offerta-provocazione: «Il Sì sembra lo schieramento dei Clinton, ma che la riforma è fatta male se ne è accorto anche Renzi: bocciamola e dal 5 dicembre ci rimettiamo al tavolo e la scriviamo insieme ». Sorride la ministra Boschi, tubino nero, e questa volta non perde la calma: «Non vi piace il proponente della riforma e non questa riforma. È irrealistico dire che fra sei mesi se ne fa un’altra e lo sapete anche voi. Ci vorranno dieci o quindici anni per arrivarci». Bocciata la riforma costituzionale nel futuro c’è «la non riforma». Non solo: «Con il centrodestra al governo fine degli 80 euro». E oltretutto, pressa Boschi, «quale alternativa offrite? Negli ultimi trent’anni non siete stati mai d’accordo su nulla». Si accontenta, infine, anche di una vittoria con il 50,1%, «non mangiamo pane e sondaggi ». E mentre nello studio di Bruno Vespa prosegue il “confrontone” con altri quattro sfidanti - due per il No, Stefano Fassina di Sinistra Italiana e Anna Maria Bernini di Forza Italia e due per il Sì, i ministri Piercarlo Padoan e Carlo Calenda - Matteo Renzi, dopo il tour siciliano, annuncia dalla Sardegna: «Io continuo a girare, lotto come un leone fino all’ultimo secondo. Fino all’ultimo giorno lavorerò come un matto».
Ma contro il premier c’è qualcun altro che “ruggisce”. È Antonino Di Matteo, magistrato del processo sulla trattativa Stato-mafia che, intervenendo a Palermo a un’iniziativa di Cgil e Anpi, attacca la riforma, secondo lui troppo sbilanciata a favore dell’esecutivo e votata da «un Parlamento che non ha la legittimazione morale per modificare così profondamente la Costituzione».
Intanto Massimo D’Alema cede alla tentazione epistolare e mette in guardia i connazionali nel mondo: «Se vince il Sì non avrete più i vostri rappresentati al Senato». Boschi si augura un clima di serenità dopo il voto. La stessa speranza di Walter Veltroni che ha annunciato il suo Sì, però non farà campagna elettorale nel rush finale.