Repubblica 16.11.16
Cosenza
“Quel tesoro è una farsa” II sogno di Alarico spezzato dal ministero
Da Roma no agli scavi voluti dal sindaco, che protesta: “Vogliono affossare il mio progetto”
di Alessia Candito
Niente
caccia al tesoro finanziata con soldi pubblici. Il ministero dei Beni
culturali è stato chiaro. Il tesoro di Alarico è una leggenda e la
soprintendenza di Cosenza non deve spendere uomini e mezzi per dare la
caccia ai fantasmi. Una delusione per il sindaco Mario Occhiuto, che al
fantomatico bottino di ori e argenti sepolto forse insieme al re dei
Goti nel 408-410 a.c, nei pressi dei fiumi Crati e Busento, ha sempre
creduto. Ma soprattutto ha sempre sperato di riuscire a trovarlo, per
trasformarlo in un brand che desse lustro alla città. Un sogno, divenuto
progetto amministrativo, che lo tiene impegnato da tempo e in cui ha
coinvolto anche il soprintendente dei beni culturali di Cosenza, Mario
Pagano, che – entusiasta – qualche mese fa ha firmato una convenzione
che coinvolge il suo ente in una nuova campagna di scavi.
Peccato
che per storici e storiografi il tesoro sia poco più di una leggenda e
non esista traccia attendibile della sepoltura del re dei Goti in
Calabria. L’unico a parlarne – ricordano – è Jordanes, che a 150 anni
dalla morte di Alarico riprende quanto scritto al riguardo da
Cassiodoro. Un po’ poco – sostiene la comunità scientifica - per dare il
via a una fantasiosa campagna di scavi, mentre il centro storico langue
in attesa di interventi. Dello stesso parere sembra essere il direttore
generale del ministero dei Beni culturali, Caterina Bon Valsassina. Con
una lettera durissima, la dg ha intimato l’immediato stop a qualsiasi
forma di collaborazione, invitando il soprintendente Pagano a dedicarsi a
ben altre attività, come una relazione sulla «situazione dei beni
architettonici, storico- artistici e paesaggistici del territorio di
competenza».
Una bocciatura senza appello, che al sindaco non è
andata giù. Lui al tesoro crede davvero e lo vuole trovare. Al progetto,
lavora quanto meno dal 2012, quando in accordo con il consorzio Cultura
e innovazione, presieduto dall’ex ministro dei trasporti Alessandro
Bianchi, ipotizzava di allestire sezioni dedicate ad Alarico e al suo
tesoro all’interno del Museo dei Bretti. Senza reperti però, perché mai
ne sono stati trovati. Negli anni a seguire, per volontà del sindaco
sono arrivate iniziative, dibattiti, monete di cioccolata sul
fantomatico tesoro, un’imbarazzante brochure dell’amministrazione che
ricorda la passione che per Alarico aveva il capo e ideologo delle SS
Heinrich Himmler, il progetto di un museo da 7 milioni di euro e infine
una prima campagna di scavi: iniziata e finita nel giro di due giorni
perché le ricerche sono partite senza nessuna autorizzazione.
Semplici
intoppi per Occhiuto, che ha dovuto aspettare un anno ancora. Al
sovrintendente Pagano invece l’idea della caccia al tesoro è piaciuta,
tanto da firmare una convenzione che non solo autorizza scavi e
ricerche, ma assicura persino uomini, mezzi e collaborazione. O almeno
si riprometteva di farlo prima che dal ministero arrivasse questo secco
stop. Ma neanche questo ha fatto rassegnare il sindaco. Per lui è tutto
un complotto. Per questo si è rivolto a Franceschini.
È convinto –
si legge in una nota ufficiale – che «si stia tentando di inquinare in
modo surrettizio una progettualità tanto ambiziosa, sulla base di
interesse politico di infimo livello, nonché sulla base di ottusità
divulgate da una minoritaria parte di un mondo accademico». Dal
ministro, Occhiuto vuole un via libera alla sua “caccia al tesoro”, del
resto – ricorda - già sdoganata dal sottosegretario ai Beni culturali
Dorina Bianchi. Contagiata dalla passione per Alarico, Bianchi ha
pubblicamente auspicato che «la ricerca della tomba del re dei Goti di
Alarico diventi un progetto sperimentale e innovativo per l’analisi
capillare del territorio ». La medesima ricerca che negli stessi giorni
il suo ministero bocciava. A Franceschini l’ardua sentenza.