Repubblica 11.11.16
Papa Francesco
“Comunista? Più volte me lo hanno detto, ma sono i comunisti che la pensano come i cristiani”
“Il popolo dei poveri deve entrare nella politica grande, creativa, quella descritta da Aristotele”
Nell’incontro
 con Eugenio Scalfari il pontefice esorta i cattolici a un nuovo impegno
 in politica: “Non per il potere ma per abbattere muri e diseguaglianze”
“Trump? Non giudico Mi interessa soltanto se fa soffrire i poveri”
intervista di Eugenio Scalfari
SCRIVO
 questo articolo il giorno successivo all’imprevista vittoria elettorale
 di Donald Trump su Hillary Clinton. E’ un grande evento avvenuto in un 
grande Paese democratico con procedure democratiche, il che significa 
che la maggioranza degli elettori ha scelto un nuovo Presidente come 
successore di Barack Obama. Non si poteva fare una scelta politica così 
diversa. Tanto più che Obama per un mese si è prodigato in tutte le 
principali zone degli Stati Uniti in favore del Partito democratico da 
lui rilanciato fin dalla sua prima campagna elettorale che lo condusse 
alla Casa Bianca. Trump non ha alcun carisma e alcuna competenza 
politica. La leadership gliel’hanno data gli elettori, mentre Obama fu 
lui a convincere gli americani e l’intero mondo occidentale. La 
differenza è dunque totale.
Quanto a noi europei e italiani la 
vittoria di Trump è catastrofica. Trump è l’angelo bianco, discute 
contro gli establishment di tutti gli Stati americani, contro tutti gli 
immigrati e le loro famiglie e rafforza tutti i movimenti in Europa che 
si oppongono ai Vip e alle classi dirigenti dei loro paesi, rafforza 
Grillo, rafforza la Le Pen, la Lega di Salvini e i partiti che hanno 
determinato il Brexit e i movimenti che da destra e da sinistra 
insidiano la Cancelliera Angela Merkel. In Italia dovrebbe favorire il 
No al referendum voluto da Renzi poiché una crisi italiana giova alla 
posizione internazionale che Trump sostiene. Più confusione c’è altrove e
 meglio è per lui che deve imporre al mondo intero una nuova strategia 
di conflitti e di alleanze.
In Italia questo rischio potrebbe 
perfino aumentare i Sì ma al tempo stesso rafforza i No che metterebbero
 il nostro governo in crisi con ulteriori difficoltà a risolverla. Una 
crisi italiana metterebbe in difficoltà anche la moneta comune poiché il
 nostro movimentismo a cominciare da Grillo è decisamente favorevole a 
tornare a una moneta locale mettendo l’Eurozona sotto attacco anche da 
parte dei Paesi che non vi sono mai entrati come Polonia e gli altri 
dell’Est della Ue.
Questa mia breve premessa era necessaria. Il 
nostro giornale ha già raccontato e analizzato tutti i nuovi aspetti 
della situazione che si è creata con la vittoria di Trump e mi pareva 
opportuno farne anch’io un esame ma molto breve. Il vero tema di questo 
articolo infatti non riguarda la vicenda americana ma un invito da me da
 tempo desiderato per un incontro con papa Francesco. Avevo avuto con 
Lui la settimana scorsa una lunga telefonata perché Sua Santità voleva 
discutere con me la visita che avrebbe fatto tre giorni dopo in Svezia 
con i rappresentanti mondiali della religione luterana e della riforma 
dalla quale è nata mezzo millennio fa. Ho già riferito di questa 
conversazione solo per dire che ho l’onore di ricevere frequenti 
telefonate da papa Francesco ma non ci vediamo di persona da oltre un 
anno e quindi il suo invito mi ha fatto felice. Ci siamo incontrati 
lunedì 7 e siamo stati insieme oltre un’ora. Due giorni prima e cioè 
sabato 5 il Papa aveva incontrato i rappresentanti del Movimento 
popolare. Si tratta di un movimento che conta centinaia di migliaia di 
aderenti nei principali Paesi dove la presenza cristiana è molto 
diffusa. Il discorso di papa Francesco a questi volontari della fede 
occupa sei pagine dell’Osservatore Romano. Naturalmente quando due 
giorni dopo ha incontrato me avevo già letto il testo integrale di quel 
discorso. Più volte ho scritto che Francesco è un rivoluzionario ma 
questa volta altroché rivoluzione… Ed ora vediamo come e perché.
*** Ci siamo abbracciati dopo tanto tempo. «La vedo bene» mi ha detto.
Anche Lei sta benissimo nonostante i continui strapazzi della sua vita.
«E’ il Signore che decide».
E “sora nostra morte corporale”.
«Sì, corporale».
Era la conversazione che cominciava per entrare subito nel profondo.
Santità — gli ho chiesto — cosa pensa di Donald Trump?
«Io
 non do giudizi sulle persone e sugli uomini politici, voglio solo 
capire quali sono le sofferenze che il loro modo di procedere causa ai 
poveri e agli esclusi».
Qual è allora in questo momento tanto agitato la sua preoccupazione principale?
«Quella
 dei profughi e degli immigranti. In piccola parte cristiani ma questo 
non cambia la situazione per quanto ci riguarda, la loro sofferenza e il
 loro disagio; le cause sono molte e noi facciamo il possibile per farle
 rimuovere. Purtroppo molte volte sono soltanto provvedimenti avversati 
dalle popolazioni che temono di vedersi sottrarre il lavoro e ridurre i 
salari. Il denaro è contro i poveri oltreché contro gli immigrati e i 
rifugiati, ma ci sono anche i poveri dei Paesi ricchi i quali temono 
l’accoglienza dei loro simili provenienti da Paesi poveri. E’ un circolo
 perverso e deve essere interrotto. Dobbiamo abbattere i muri che 
dividono: tentare di accrescere il benessere e renderlo più diffuso, ma 
per raggiungere questo risultato dobbiamo abbattere quei muri e 
costruire ponti che consentono di far diminuire le diseguaglianze e 
accrescono la libertà e i diritti. Maggiori diritti e maggiore libertà 
».
Ho chiesto a papa Francesco se le ragioni che costringono la 
gente ad emigrare si esauriranno prima o poi. E’ difficile capire perché
 l’uomo, una famiglia, e intere comunità e popoli vogliono abbandonare 
la propria terra, i luoghi dove sono nati, il loro linguaggio.
Lei,
 Santità, attraverso quei ponti da costruire favorirà il riaggregarsi di
 quei disperati ma le diseguaglianze sono nate in Paesi ricchi. Ci sono 
leggi che tendono a diminuirne la portata ma non hanno molto effetto. 
Non avrà mai fine questo fenomeno?
«Lei ha parlato e scritto più 
volte su questo problema. Uno dei fenomeni che le diseguaglianze 
incoraggiano è il movimento di molti popoli da un paese ad un altro, da 
un continente ad un altro. Dopo due, tre, quattro generazioni, quei 
popoli si integrano e la loro diversità tende a scomparire del tutto ».
Io lo chiamo un meticciato universale nel senso positivo del termine.
«Bravo,
 è la parola giusta. Non so se sarà universale ma sarà comunque più 
diffuso di oggi. Quello che noi vogliamo è la lotta contro le 
diseguaglianze, questo è il male maggiore che esiste nel mondo. E’ il 
danaro che le crea ed è contro quei provvedimenti che tendono a 
livellare il benessere e favorire quindi l’eguaglianza».
Lei mi 
disse qualche tempo fa che il precetto “Ama il prossimo tuo come te 
stesso” doveva cambiare, dati i tempi bui che stiamo attraversando, e 
diventare “più di te stesso”. Lei dunque vagheggia una società dominata 
dall’eguaglianza.
Questo, come Lei sa, è il programma del socialismo marxiano e poi del comunismo. Lei pensa dunque una società del tipo marxiano?
«Più
 volte è stato detto e la mia risposta è sempre stata che, semmai, sono i
 comunisti che la pensano come i cristiani. Cristo ha parlato di una 
società dove i poveri, i deboli, gli esclusi, siano loro a decidere. Non
 i demagoghi, non i barabba, ma il popolo, i poveri, che abbiano fede 
nel Dio trascendente oppure no, sono loro che dobbiamo aiutare per 
ottenere l’eguaglianza e la libertà».
Santità. io ho sempre 
pensato e scritto che Lei è un rivoluzionario ed anche un profeta. Ma mi
 sembra di capire oggi che Lei auspica che il Movimento dei popolari e 
soprattutto il popolo dei poveri entrino direttamente nella politica 
vera e propria.
«Sì, è così. Non nel cosiddetto politichese, le 
beghe per il potere, l’egoismo, la demagogia, il danaro, ma la politica 
alta, creativa, le grandi visioni. Quello che nell’opera sua scrisse 
Aristotele».
Ho visto che nel suo discorso ai “movimenti popolari”
 di sabato scorso Lei ha citato il Ku Klux Klan come un movimento 
vergognoso e così pure quello di segno opposto ma analogo delle Pantere 
nere.
Ma ha citato come ammirevole Martin Luther King. E’ un profeta anche lui, che fa senso per quel che diceva nella libera America?
«Sì, l’ho citato perché lo ammiro».
Ho letto quella citazione; penso che sia opportuno ricordarlo anche a chi legge questo nostro incontro.
“Quando
 ti elevi a livello dell’amore, della sua grande bellezza e potere, 
l’unica cosa che cerchi di sconfiggere sono i sistemi maligni. Le 
persone che sono intrappolate in quel sistema le ami, però cerchi di 
sconfiggere quel sistema: odio per odio intensifica solo l’esistenza 
dell’odio e del male nell’universo. Se io ti colpisco e tu mi colpisci e
 io restituisco il colpo e tu mi restituisci il colpo, e così di 
seguito, è evidente che si continua all’infinito. Da qualche parte 
qualcuno deve avere un po’ di buonsenso e quella è la persona forte, 
capace di spezzare la catena dell’odio, la catena del male”.
Ed 
ora torniamo alla politica e al suo desiderio che siano i poveri e gli 
esclusi a trasformare quella politica in una democratica volontà di 
realizzare gli ideali e la volontà dei movimenti popolari. Lei ha 
caldeggiato quell’interesse per la politica perché è Cristo che la 
vuole. “I ricchi dovranno passare per la cruna dell’ago”.
Cristo 
la vuole non perché è anche figlio di Dio ma soprattutto perché è figlio
 dell’uomo. Ma uno scontro comunque ci sarà, è in gioco il potere e il 
potere, Lei stesso lo ha detto, comporta guerra.
Dunque i movimenti popolari dovranno sostenere una guerra, sia pure politica, senza armi e senza spargimento di sangue?
«Non
 ho mai pensato a guerra ed armi. Il sangue sì, può essere sparso, ma 
saranno eventualmente i cristiani ad essere martirizzati come sta 
avvenendo in quasi tutto il mondo ad opera dei fondamentalisti e 
terroristi dell’Isis i carnefici. Quelli sono orribili e i cristiani ne 
sono le vittime».
Ma lei, Santo Padre, sa bene che molti Paesi 
reagiscono anche con le armi per sconfiggere l’Isis. Del resto le armi 
le usarono anche gli ebrei contro gli arabi ma perfino tra di loro.
«Ebbene,
 non è questo tipo di conflitti che i movimenti popolari cristiani 
portano avanti. Noi cristiani siamo sempre stati martiri, eppure la 
nostra fede nel corso dei secoli ha conquistato gran parte del mondo. 
Certo ci sono state guerre sostenute dalla Chiesa contro altre religioni
 e ci sono state perfino guerre dentro la nostra religione. La più 
crudele fu la strage di San Bartolomeo e purtroppo molte altre analoghe.
 Ma avvenivano quando le varie religioni e la nostra, come e a volte più
 delle altre, anteponevano il potere temporale alla fede e alla 
misericordia».
Lei però, Santità, incita adesso i movimenti popolari ad entrare in politica.
Chi
 entra in politica si scontra inevitabilmente con gli avversari. Guerra 
pacifica, ma comunque di conflitto si tratta e la storia ci dice che nei
 conflitti è in gioco la conquista del potere. Senza il potere non si 
vince.
«Ora lei dimentica che esiste anche l’amore. Spesso l’amore
 convince e quindi vince anche quanti siamo ora. I cattolici sono un 
miliardo e mezzo, i protestanti delle varie confessioni ottocento 
milioni; gli ortodossi sono trecentomila, poi ci sono le altre 
confessioni come anglicani, valdesi, coopti. Tutti loro compresi, i 
cristiani raggiungono i due miliardi e mezzo di credenti e forse più. Ci
 sono volute armi e guerre? No. Martiri? Sì, e molti».
E così avete conquistato il potere.
«Abbiamo
 diffuso la fede prendendo esempio da Gesù Cristo. Lui fu il martire dei
 martiri e gettò all’umanità il seme della fede. Ma io mi guardo bene 
dal chiedere il martirio a chi si cimenterà ad una politica orientata 
verso i poveri, per l’eguaglianza e la libertà. Questa politica è cosa 
diversa dalla fede e sono molti i poveri che non hanno fede. Hanno però 
bisogni urgenti e vitali e noi dobbiamo sostenerli come sosterremo tutti
 gli altri. Come potremo e come sapremo ».
Mentre l’ascolto, sempre più mi confermo di ciò che provo per Lei: di un pontificato come il suo ce ne sono stati pochi.
Del resto Lei ha parecchi avversari dentro la sua Chiesa.
«Avversari
 non direi. La fede ci unifica tutti. Naturalmente ciascuno di noi 
individui vede le stesse cose in modo diverso; il quadro oggettivamente è
 il medesimo ma soggettivamente è diverso. Ce lo siamo detto più volte, 
lei ed io».
Santità l’ho trattenuta forse troppo tempo ed ora la 
lascio. A quel punto ci siamo salutati con un abbraccio pieno d’affetto.
 Io gli ho detto di riposarsi ogni tanto e lui mi ha risposto: anche lei
 deve riposarsi perché un non credente come lei deve essere più lontano 
possibile da “morte corporale”. Era il 7 novembre.
 
