La Stampa 17.11.16
I fatti non contano più
È l’epoca della “post verità”
L’Oxford Dictionary ha eletto parola dell’anno “post truth”
La gente è più influenzabile dalle emozioni che dalla realtà
di Gianni Riotta
Una
delle più struggenti storie della storica campagna elettorale americana
del 2016 resta la profezia del musicista Kurt Cobain, nel 1993, un anno
prima di suicidarsi: «Alla fine la mia generazione sorprenderà tutti.
Sappiamo che i due partiti giocano insieme al centro e, quando
matureremo, eleggeremo finalmente un uomo libero. Non sarei per nulla
sorpreso se fosse un uomo d’affari, incorruttibile, che si dia davvero
da fare per la gente. Un tipo alla Donald Trump, e non datemi del
pazzo…».
Peccato che la citazione del leader dei Nirvana, che ha
fatto il giro dei social media, Twitter, Facebook, Google, sia
inventata, forse in Russia, forse in America, da trolls che inquinano di
menzogne i paesi democratici. Bene ha fatto dunque ieri l’Oxford
Dictionary a dichiarare «Parola dell’anno 2016», «Post truth» la post
verità, diffidenza per le opinioni diffuse e credulità per bugie
condivise da siti a noi cari. La battaglia Trump-Clinton ha vissuto di
post verità, dall’attore Denzel Washington paladino di Trump, alla
bambina di 12 anni che accusa il neo presidente di stupro. Falsità che
milioni di cittadini amano tuttavia credere.
Aristotele aveva
legato «verità» e «realtà», facendo dire secoli dopo al logico Alfred
Tarski che «La frase “La neve è bianca” è vera se, e solo se, la neve è
bianca». Questa è nozione di verità che impariamo da bambini, ma la
crisi dell’autorità nel secondo Novecento, mettendo in discussione
politica, famiglia, tradizioni, cultura, religione, ha frantumato la
fede nel nesso Verità-Realtà, dapprima con un salutare moto critico, poi
sprofondando nel nichilismo. Il filosofo Carlo Sini sintetizza la
sindrome con una battuta macabra «La verità è la tomba dei filosofi…la
Signora è decisamente invecchiata».
Quando l’insegnamento del
filosofo Derrida si diffonde ovunque, la «signora Verità» si consuma in
bolsa «narrativa», che ciascuno piega a suo gusto. Ma i filosofi, non è
purtroppo la prima volta, non avevano previsto che quando la mattanza
della verità lascia le sofisticate torri accademiche per investire il
web, le «menzogne», o false notizie, avrebbero impestato, come
un’epidemia, il dibattito. Già nel 2014 il World Economic Forum
denunciava i falsi online «uno dei pericoli del nostro tempo», studiosi
come Farida Vis e Walter Quattrociocchi catalogavano casi gravi di
menzogne diventate «vere», ma intanto il virus della bugia veniva
militarizzato da stati e nuclei terroristici. Oggi il presidente cinese
Xi Jinping, in un messaggio alla Conferenza internazionale sul web di
Wuzhen, ricorda la necessità del controllo statale sulla rete, contro i
falsi: medicina drastica da società autoritarie, non da democrazia. Così
da Mosca Putin scatena seminatori di zizzania digitale, da un
laboratorio di San Pietroburgo, 50 di via Savushkina, e giovani macedoni
spacciano falsi online in America, mano d’opera a basso costo. Secondo
le rivelazioni su «La Stampa» di ieri, a firma Jacopo Iacoboni, metodi
di post verità politica sarebbero in uso anche tra i 5 Stelle, e del
resto al fondatore Casaleggio veniva fatto dire «Ciò che è virale è
vero», massima forse apocrifa ma calzante.
Ciascuno di noi crede
ai propri «fatti», su vaccini, calcio, clima, politica, e l’algoritmo
dei social ci respinge tra i nostri simili. Ora il fondatore di
Facebook, Mark Zuckerberg, cerca di difendersi assicurando che «il 99%
di quello che gira da noi è vero, il falso solo l’1%» e dichiara di non
volersi fare lui «arbitro del vero». Purtroppo l’ex collaboratore Garcia
Martinez lo smentisce dicendo che i funzionari provano a vendere
pubblicità politica agendo giusto da «arbitri del vero». Quel 99 a 1 che
a Zuckerberg sembra innocuo è letale, perché non sappiamo «dove» si
nasconda, e quindi finiamo con il dubitare dell’insieme. «Ex falso
sequitur quodlibet», dal falso deriva ogni cosa in modo indifferente: la
massima medievale anticipa l’era della post verità, un solo 1% di falso
basta a rendere incredibile il 99% di vero.