La Stampa 17.11.16
Per il premier una sorpresa amara
Bonus e Equitalia non portano consensi
Sondaggi
immobili in vista del referendum nonostante le molteplici iniziative
Svolta contro Bruxelles “nemica” in una battaglia che vuol essere
popolare
di Fabio Martini
L’Europa «cattiva», tra
tante rughe, ha mostrato il suo volto buono: ha inaspettatamente
promosso le spese eccezionali per terremoto e migranti. Ma il presidente
del Consiglio ha continuato a tenere il punto. Come se non fosse
accaduto. Perché da due giorni Bruxelles è stata «promossa» a nemico
stabile. Quanto durerà nessun lo sa, ma si tratta di una novità nella
politica europea dell’Italia e soprattutto è una svolta nella strategia
comunicativa di Matteo Renzi.
Impegnato nella battaglia della
vita, quella del referendum costituzionale voluto dal governo. Dopo due
anni e mezzo di ottimismo a getto quotidiano, il presidente del
Consiglio ha deciso di riconvertire almeno una parte del suo messaggio
positivo in chiave rivendicativa. Antagonista. Contro un nemico:
l’Europa egoista e burocratica. Certo, già lo aveva fatto nel passato,
con accenti di verità e con scossoni salutari, vista la progressiva
eclissi della dottrina dell’austerità. Ma stavolta il duello con
Bruxelles è diverso perchè nelle settimane scorse si è silenziosamente
consumato quello a palazzo Chigi qualcuno ha ribattezzato “l’ottobre
nero”. Matteo Renzi vive di adrenalina e non usa espressioni così
pessimistiche, eppure ha assistito con un crescendo di «sorpresa» ad un
fenomeno dai tratti quasi misteriosi, che si è stratificato nelle ultime
settimane. Più Renzi spingeva l’acceleratore di provvedimenti
gratificanti per milioni di cittadini e più i sondaggi restavano fermi.
Le pensioni e le quattordicesime a più di due milioni di pensionati?
L’'effetto sui sondaggi non è stato apprezzabile. La riduzione dei
balzelli di Equitalia? L’effetto sui sondaggi, se c’è stato, non ha
avuto un effetto evidente. La riduzione del canone Rai per milioni di
italiani? I bonus? Lo spostamento del dibattito referendario dal
plebiscito al merito? Gli effetti, se ci sono stati, non risultano
quantificabili. Per non parlare dell’ accoglienza regale tributata a
Renzi alla Casa Bianca. Un “ottobre nero” ma anche un novembre che a
metà mese non ha aperto spiragli: ieri sera, Renzi è stato aggiornato
sui sondaggi più attendibili e per il momento il buon vantaggio del No
(tra 4 e 8 punti, secondo gli istituti) resta invariato, anche se ancora
“scalabile”.
Dopo due mesi di campagna elettorale è come se
l’emittente dei messaggi si fosse opacizzata, è come se l’efficacia
della narrazione renziana e del suo artefice avessero perso mordente e
credibilità. La causa è una “overdose” da ottimismo esasperato? O una
diffusa corrente di «antipatia» verso Renzi, come ipotizzato da un amico
come Oscar Farinetti? In attesa di risposte concrete dalle urne del
referendum, per provare ad invertire la rotta, due giorni fa Renzi ha
maturato la decisione - covata per settimane - di convertire una parte
dei messaggi positivi in chiave rivendicativa. Contro un nemico:
l’Europa egoista e burocratica. E d’altra parte nella “narrazione”
renziana i nemici hanno sempre avuto un ruolo da protagonisti. Renzi ha
usato per la prima volta l’espressione «gufi» il 12 marzo 2014, quando
era presidente del Consiglio da appena 19 giorni, era saldissimo e
nessuno lo insidiava. Ora tocca di nuovo all’Europa incarnare il ruolo
di capro espiatorio.
Il “numero” di due giorni fa sul (futuribile)
veto al bilancio comunitario dimostra che il presidente del Consiglio
ne vuole fare un cavallo di battaglia nel rush finale della campagna
referendaria. Come conferma la (non) reazione di Renzi alla decisione di
ieri della Commissione europea che ha promosso le spese eccezionali per
terremoto e migranti, compreso il via libera per le scuole tante volte
evocate dal capo del governo come prova della cattiva volontà degli
euroburocrati. Dunque, l’Europa “cattiva” ha mostrato il suo volto
buono, ma Renzi non ha “ringraziato”, lasciando a Padoan il compito di
compiacersi pubblicamente.