La Stampa 17.11.16
I manager a lezione in convento
di Nicola Pinna
I manager si presentano chiassosi all’ora dei vespri, qualcuno è appena uscito dall’ufficio.
Arrivano
uno dopo l’altro, disorientati e trafelati, tutti con la valigia in
mano e la suoneria del telefonino a tutto volume. Ma al tramonto i
monaci pregano e nel monastero bisogna entrare senza disturbare,
rispettando rigorosamente la consegna del silenzio. «Questo è il momento
più importante delle nostre lezioni - dice padre Gianni -. Il silenzio
significa ascolto. Sia chiaro: prima di comandare è indispensabile saper
ascoltare. Bravi dirigenti si diventa solo così e noi è tutto ciò che
cerchiamo di spiegare». Nei programmi dei soliti master, le sessioni di
meditazione non sono previste, ma questo è un corso di alto livello per
diventare «manager di Dio».
La business school della meditazione
si svolge all’interno di un’abbazia e le lezioni le impartiscono i
benedettini. La cura delle anime, dunque, si può applicare alla gestione
di un’azienda? Ci credono diverse aziende italiane, che hanno iscritto i
propri dirigenti alla «scuola di leadership» organizzata nell’antico
complesso di San Pietro di Sorres, in un angolo verde (e in questi
giorni ventoso) della provincia di Sassari. Nel silenzio delle campagne
di Borutta, i dirigenti che non si accontentano dei tradizionali corsi
di formazione provano per tutto il fine settimana ad apprendere i
principi della regola benedettina.
Il caos dell’ufficio qui potrà
essere dimenticato. Per più di 48 ore niente cellulare e niente
computer: al bando mail, notifiche e conference call. «L’insegnamento di
San Benedetto può essere prezioso per chi vuole amministrare e far
crescere una società - spiega padre Gianni -. Una delle regole
fondamentali è quella sulla valorizzazione delle competenze e delle
attitudini del prossimo. Dei dipendenti, nel caso di un amministratore
aziendale». I monaci benedettini si sono ritirati in questa antica
abbazia nel 1955. Ma non vivono ai margini del mondo moderno. «Semmai,
sono custodi di una lezione che ha dimostrato la sua efficacia nei
secoli: la regola benedettina è una lezione sperimentata, validata dalla
storia», sostiene Rocco Meloni, titolare di una società di formazione
con sede in Ogliastra che da 30 anni organizza corsi per le aziende di
mezza Italia. «I manager moderni dimenticano i principi dell’economia di
comunione - aggiunge padre Gianni -. Cosa dovrebbero fare? Per esempio
dividere gli introiti con i lavoratori e collaborare lealmente con le
altre aziende».
Al master dei monaci non ci sono slide: né
sessioni di training, né stage conclusivi. Il coffee break è l’unica
concessione ai tempi e ai linguaggi moderni. Per il resto, il programma è
scandito da momenti precisi: le presentazioni, i seminari, il lavoro
manuale e la meditazione. Celebrazioni liturgiche e letture spirituali
chiaramente non potevano mancano, ma questi non sono tre giorni di
catechismo. «La regola benedettina è composta da 73 articoli e solo i
primi riguardano la vita religiosa - precisa l’organizzatore del
seminario -. Tutti gli altri sono dedicati all’organizzazione del
lavoro».
Le aziende che hanno mandato in ritiro i dirigenti hanno
chiesto massima riservatezza. E i monaci ovviamente la rispettano. Ma
prima della cena qualcuno sfugge alla consegna del silenzio. Antonello
Bosa, per esempio, è dipendente di una catena di negozi di elettronica
con 160 punti vendita in tutta Italia: «Per noi è un esperimento,
vogliamo vedere se possiamo migliorare qui le competenze dei nostri
dirigenti». In classe c’è anche qualche funzionario pubblico, il
dirigente di un liceo classico e il rappresentante di una grande
compagnia telefonica: «Non ci convincono le lezioni dei tanti guru che
scrivono libri e pensano di cambiare la storia e l’economia».