martedì 1 novembre 2016

internazionale 28.10.2016
L’opinione
Le Monde, Francia
Lo sgombero di Calais
è un’anticipazione del futuro

L’Europa deve accettare la realtà: i lussi migratori non si fermeranno e richiedono riforme e investimenti La “giungla” di Calais sparirà davvero? O piuttosto ubbidirà, come fa da vent’anni, al principio stesso della giungla, cioè continuerà a ricrescere a dispetto di tutti gli sforzi? Con una mossa tardiva ma coraggiosa, il governo francese ha deciso di smantellare questo accampamento di sfollati, quest’immensa bidonville che ha ospitato per anni decine di migliaia di migranti decisi a entrare illegalmente nel Regno Unito. Lo sgombero, che dovrebbe durare una settimana, è cominciato il 24 ottobre sotto la supervisione della polizia, con l’impiego di decine di autobus e l’apertura sul posto di uno sportello dell’uicio per l’immigrazione e l’integrazione. In totale circa 6.500 profughi sono stati invitati a raggiungere i centri di accoglienza e orientamento sparsi in tutte le regioni della Francia. A ogni categoria di persone – adulti, minori non accompagnati, famiglie, persone vulnerabili – saranno proposte due destinazioni tra cui scegliere. Cosa succederà dopo? I minorenni riceveranno un trattamento speciale. Il governo francese ha chiesto a quello britannico di accettare quelli che vogliono raggiungere i parenti dall’altra parte della Manica. E gli altri? A quanto pare dovranno far valere il loro diritto all’asilo o all’immigrazione nei luoghi dove saranno ricollocati. Cosa succederà se le richieste saranno respinte? Nessuno lo sa. Sul campo le autorità s’impegnano a evitare ciò che hanno invece tollerato per anni: la ricostruzione di insediamenti non autorizzati nei dintorni di Calais. La storia dell’accampamento di Calais deve ancora essere scritta. È stato un luogo di violenze e drammi per persone che fuggivano da drammi e violenze. Ma è anche stato un luogo di straordinario impegno di fronte alle mancanze dello stato, un luogo di sperimentazione e di autorganizzazione. Forse per molti profughi – afgani, somali, eritrei, sudanesi, siriani, iracheni – il Regno Unito dopo l’uscita dall’Unione europea non sarà più il polo di attrazione che è stato negli ultimi anni grazie alla lessibilità del suo mercato del lavoro, alla sua reputazione di paese aperto e all’universalità della lingua inglese. È probabile, ma non è certo.La missione dell’integrazione L’accampamento di Calais potrebbe anche rivelarsi un’anticipazione del futuro. È un’immagine di ciò che attende gli europei e che i loro meschini politici si riiutano di ammettere. L’immigrazione non si fermerà: è appena cominciata. Nei prossimi trent’anni la popolazione attiva di un’Europa che invecchia passerà da 270 a 200 milioni di persone. Entro il 2050 o il 2060 la popolazione dell’Africa – che oggi ha un miliardo di abitanti – potrebbe raddoppiare. Basta mettere a confronto queste due cifre per arrivare a una conclusione: le “giungle”, a Calais o altrove, potrebbero moltiplicarsi. A meno che i paesi dell’Unione europea non capiscano finalmente che l’Europa dovrà essere ricostruita proprio partendo da questa sfida: la gestione e l’integrazione di una parte del grande lusso migratorio che caratterizzerà questo secolo. Servirà un investimento enorme: centri per l’esame delle richieste nei paesi di partenza, vertici annuali tra i governi di questi ultimi e l’Unione europea per deinire cosa è possibile e cosa non lo è in materia d’immigrazione, e una riforma dello stato sociale che lo renda adatto alla nobile ma difficile missione dell’integrazione. Il resto, tutto il resto, è secondario.

Da sapere
Il viaggio per l’Europa
Nel 2016 sono arrivati in Europa 349.832 migranti. Di questi, 328.225 hanno fatto il viaggio via mare e 21.607 via terra. Nella traversata del mar Mediterraneo sono morte o risultano disperse 3.671 persone. Durante l’agosto del 2016 in Italia sono arrivati migranti provenienti dalla Nigeria, dall’Eritrea, dalla Guinea, dalla Costa d’Avorio e dalla Somalia. I dati sono aggiornati al 23 ottobre 2016. Organizzazione internazionale per le migrazioni