Internazionale
12.10.2016
Scuole
Tullio De Mauro
I
nemici dell’istruzione
La
terza impietosa indagine internazionale sui livelli di
alfabetizzazione linguistica e matematicoscientifica delle
popolazioni di una trentina di paesi ricchi (cosiddetti “sviluppati”)
ha confermato, come altre volte qui si è detto, le due precedenti.
Le indagini classificano cinque livelli crescenti di
alfabetizzazione. I primi due includono analfabeti totali e
semianalfabeti, solo dal terzo in su ci sono competenze sufficienti a
scrivere e capire testi relativi alla vita quotidiana privata e
sociale. Nella media dei paesi studiati, sotto il livello tre si
trova circa la metà delle persone per capacità linguistiche e per
capacità matematicoscientifiche. Anche in Giappone, Finlandia, Paesi
Bassi, Svezia, Norvegia, paesi con scuole di comprovata e
tradizionale alta efficienza, stanno tra analfabetismo e
semianalfabetismo quattro persone su dieci. L’efficienza dei sistemi
scolastici dunque non basta. Occorrerebbe cambiare stili di vita. La
Francia è messa male: è meglio di Spagna, Italia e Stati Uniti,
però ha il 60 per cento di analfabeti e semianalfabeti. Puntare il
dito contro la scuola è una semplificazione stolida. Bisognerebbe
dirlo a Carole Barjon, giornalista dell’Observateur, che ha
dedicato la sua penna brillante, ma non altro, a scrivere il libro
Mais qui sont les assassins de l’école? (Lafont 2016). Secondo lei
bisognerebbe fucilare i ministri dell’educazione degli ultimi
quarant’anni, i loro consiglieri e soprattutto i pédagogo. E tutto
andrebbe a posto.