Il Sole 29.11.16
Le società di Pechino puntano sia sugli scali del Nord sia su quelli del Mediterraneo
Mire cinesi sui porti della Ue
Opportunità per l’Italia ma solo se banchine e logistica migliorano
di Raoul de Forcade
La
Cina si sta muovendo con decisione alla conquista di terminal e aree
portuali sia nel Mediterraneo che, in generale, in Europa. Una strategia
che può rappresentare un’occasione storica per l’Italia ma solo a patto
che dimostri di avere, o di essere in grado di realizzare in tempi
brevi, infrastrutture portuali e logistiche all’altezza delle
aspettative cinesi. In caso contrario il rischio è che il Paese rimanga
tagliato fuori dalle opportunità di sviluppo offerte dal gigante
dell’Oriente. A mettere in luce questa situazione è il rapporto annuale
su Le relazioni economiche tra l’Italia e il Mediterraneo, di Srm (Studi
e ricerche sul Mezzogiorno) che fa capo a Intesa Sanpaolo (si veda Il
Sole 24 Ore del 26 novembre scorso).
«Gli investimenti del Dragone
– si legge nel report, in una parte dedicata alla Cina - hanno
strategie ben delineate che vedono il costituirsi di una tenaglia che
afferra il Mediterraneo a partire da Suez fino ad Israele e ai porti
turchi per avere punti di riferimento nell’area East-Med». Poi c’è «il
Pireo che rappresenterà lo sbocco per i mercati Balcanici e un hub per
il transhipment verso i porti di minore dimensione». A seguire, si legge
nello studio, potrebbe arrivare Algeciras: la Cina è interessata al
terzo terminal dello scalo spagnolo, per «servire i mercati del West Med
e per avere l’ultimo riferimento prima delle rotte transatlantiche». Un
punto di riferimento per il Nord-Europa, prosegue il report, «sarà
altresì rappresentato dai porti di Rotterdam-Anversa e Zeebrugge dove la
Cosco sta realizzando importanti investimenti e acquisizioni».
Cosco
è la grande compagnia di navigazione di Stato cinese che, nel febbraio
2016, ha acquisito anche la China shipping, fusione grazie alla quale si
sta formando un gruppo con asset per 80 miliardi di dollari (tra i
quali 1.114 navi) . Il nuovo gruppo, tra l’altro, ha una rete di 46
terminal container, gestita da Cosco shipping ports, che è la seconda al
mondo e movimenta 90 milioni di teu (container da 20 piedi) l’anno. Il
primo operatore globale è la Hutchinson ports holding di Hong Kong.
Cosco
è uno degli artefici della scalata cinese ai porti Ue. Si parte dal
2004, quando il gruppo acquista una quota del 20% dell’Antwerp gateway
(Anversa). Successiva (2007) è l’acquisizione in Egitto del 20% del Suez
canal container terminal (Apm terminals del gruppo Maersk ha il 55%
della società ed è un alleato di Cosco in diversi porti). La società
cinese controlla poi il 24% del terminal (sempre di Apm) di Zeebrugge
(acquisito nel 2013 da China shipping). Nel maggio 2015, inoltre, la
Cina stringe un accordo con Isarele che affida a Shanghai international
port group la gestione (dal 2021) del porto di Haifa. A settembre, poi, i
cinesi attraverso una joint venture di Cosco, acquisiscono il 26% del
Kumport terminal di Istanbul. Ma è il 2016 l’anno in cui Cosco stringe
sempre di più la tenaglia. In gennaio si accorda per acquisire il 67%
del porto greco del Pireo (51% subito e il resto dopo cinque anni); in
maggio è la volta del 35% di Euromax terminal Rotterdam; ed è di agosto
la manifestazione di interesse per Algeciras. Nell’ottobre, infine,
Cosco e Qingdao port international acquisiscono il 49,9% del terminal di
Savona-Vado Ligure. La Hutchison port holdings, da parte sua, è già
presente ad Alessandria d’Egitto, Barcellona, Duisburg, Rotterdam,
Stoccolma, Gdynia in Polonia e, in Uk, a Felixstowe, Harwich e London
Thamesport.
L’obiettivo cinese è di sviluppare la nuovaVia della
seta su cui si stima un potenziale di interscambio da 1.300 miliardi di
dollari. Per l’Italia, conclude lo studio Srm, «si presenta una sfida
che varrà non soltanto per il porto di Venezia, che sarà verosimilmente
coinvolto sulla Via della seta, ma per tutto il suo sistema di imprese
manifatturiere e logistiche. Numerosi scali italiani sono caratterizzati
dall’ingresso di navi cinesi e interessati da rotte da e per il Medio
Oriente; solo a titolo di esempio Gioia Tauro, Napoli, Genova, Trieste,
La Spezia e Livorno». Il punto è non sciupare l’opportunità.