il manifesto 18.11.16
Il grande slam del laser a cascata quantistica
Scienza.
l «Nobel italo svizzero» a Federico Capasso, ricercatore italiano dei
laboratori Bell e alla Harvard University. Premiati anche il biologo
tedesco Reinhard Jahn e il filologo Piero Boitani
di Andrea Capocci
Il
presidente della Repubblica Mattarella ha consegnato ieri il premio
Balzan 2016 al letterato Piero Boitani, al fisico Federico Capasso e al
biologo tedesco Reinhard Jahn. Ciascuno di essi riceverà 750 mila
franchi svizzeri, cioè circa 685mila euro. I tre laureati saranno
protagonisti oggi, venerdì 18 novembre, di una conferenza
interdisciplinare che si terrà all’Accademia dei Lincei, in cui verranno
anche presentate le ricerche finanziate con i premi delle scorse
edizioni. Ogni vincitore, infatti, si impegna a investire almeno la metà
del premio in progetti di ricerca che coinvolgano giovani ricercatori.
Il
Balzan è spesso soprannominato il «Nobel italo-svizzero». In effetti,
vi sono parecchie somiglianze tra il riconoscimento svedese e quello
derivato dall’eredità del giornalista ed editore Eugenio Balzan, che
lasciò il Corriere della Sera durante il fascismo per rifugiarsi in
Svizzera e morirvi nel 1953. Da quando la figlia Angela Lina decise di
devolvere il lascito paterno alla fondazione del premio (prima edizione
nel 1961), i due premi si sono spesso passati il testimone, segnalando a
distanza di pochi anni l’uno dall’altro gli stessi ricercatori o
scoperte legate fra loro.
QUEST’ANNO, ad esempio, il
riconoscimento per le neuroscienze è andato a Reinhard Jahn, del
Max-Planck Institut di Göttingen (Germania), che ha studiato il
funzionamento delle vescicole sinaptiche, il «sistema di trasporto» con
cui neuroni e altre cellule si scambiano segnali o componenti biochimici
da assemblare. Molte ricerche importanti di Jahn sono state realizzate
in collaborazione con Thomas C. Südhof, che ha ricevuto il premio Nobel
nel 2013 insieme agli statunitensi James Rothman e Randy Shekman. Jahn,
in particolare, si è concentrato sul ruolo di alcune proteine – il
cosiddetto complesso «Snare» – nel meccanismo di neutrotrasmissione,
azionato da variazioni dell’abbondanza di ioni di calcio nelle
terminazioni nervose. È stato lui alla fine del secolo scorso a chiarire
la relazione tra le proteine e il calcio, la cui funzione era nota sin
dagli anni Cinquanta. Secondo la giuria che lo ha premiato, almeno due
scoperte di Jahn (il complesso Snare e il proteoma vescicolare) oggi
figurano nei libri di testo di neurobiologia, tanto da «aver
rivoluzionato la nostra comprensione delle funzioni presinaptiche».
In
altri casi, è stato il Balzan ad anticipare il Nobel. È successo con un
altro biologo, il giapponese Shinya Yamanaka. Nel 2010 vinse il premio
italo-svizzero per le ricerche sulla riprogrammazione delle cellule
staminali. Per le stesse scoperte, fu premiato anche a Stoccolma due
anni dopo.
IL BALZAN 2016 può essere dunque un buon auspicio per
gli altri due ricercatori, il filologo Piero Boitani (che però fa parte
di una categoria raramente premiata a Stoccolma, quella della critica
letteraria) e soprattutto per il fisico Federico Capasso, l’inventore
del «laser a cascata quantistica». Nato a Roma nel 1949, Capasso vive
negli Stati Uniti dall’età di 27 anni. Nel 1976, infatti, iniziò a
lavorare ai Laboratori Bell di Murray Hill, New Jersey. Dopo i Bell
Labs, Capasso ha poi lavorato a Harvard e ha ottenuto la cittadinanza
statunitense. Il centro di ricerca Bell negli anni ha ottenuto ben otto
premi Nobel e realizzato scoperte e invenzioni fondamentali come i
transistor, la radio-astronomia, il linguaggio di programmazione C e il
laser, anche grazie a Capasso.
Con laser si intende light
amplification by stimulated emission of radiation e consiste in una
radiazione elettromagnetica con una lunghezza ben precisa. Dato che la
lunghezza d’onda determina il colore della luce, la radiazione laser
appare assolutamente monocromatica, come possiamo osservare facilmente
nei puntatori laser colorati venduti per pochi euro nei negozi di
ferramenta. Nei laser tradizionali la radiazione, o «fotone», è emessa
allorché un elettrone salta da un livello energetico all’altro.
Il
premio Balzan ha premiato la scoperta del laser a cascata quantistica
che Capasso (con i collaboratori J. Faist, D. Sivco, C. Sirtori, A.
Hutchinson, A. Cho) pubblicò in un articolo sulla rivista Science nel
1994. Rispetto agli altri laser prodotti con i semiconduttori, i fotoni
venivano emessi in salti multipli dello stesso elettrone: come se esso
«scendesse i gradini di una scalinata energetica», scriveva Capasso,
generando una cascata di fotoni.
IL LASER OTTENUTO in questo modo
ha una lunghezza d’onda molto grande, nel campo dell’infrarosso medio e
lontano che altre tecnologie in precedenza non potevano raggiungere.
Oltre a ciò, esso presenta altre caratteristiche utili. Innanzitutto, la
lunghezza d’onda può essere fissata precisamente a partire dalle
caratteristiche strutturali del materiale usato per l’emissione. In
secondo luogo, dato che un solo elettrone può generare una cascata di
fotoni, questo processo risulta molto efficiente dal punto di vista
energetico.
A dimostrazione dell’importanza della scoperta di
Capasso, i primi laser commerciali basati sulla cascata quantistica
furono lanciati sul mercato già nel 1998, pochi anni dopo la comparsa
dell’articolo su Science. Grazie alle loro caratteristiche, oggi i laser
a cascata quantistica sono utilizzati soprattutto nel monitoraggio
ambientale, nel telerilevamento a scopo militare e nella diagnostica
sanitaria.